Capitolo 11

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Sbuffo per l'ennesima volta quando sento un urlo dalla camera affianco alla mia. Capisco che stia guardando la tv ma potrebbe mantenere il volume leggermente più basso! Quando però nemmeno dieci minuti dopo lo risento, decido di alzarmi e di dirgliene quattro. Ok che sono la sua segretaria, ok che abbiamo passato tre giorni belli ma non può decidere di disturbarmi mentre cerco di vedere un film!
Busso insistentemente chiamando Michael. Le urla si fermano e io ringrazio il cielo. La porta si apre e rivela il mio capo mezzo nudo. Chiudo immediatamente gli occhi e so che sono diventata rossa fino alle orecchie.
"Scusa ragazzina, che volevi?" chiede strafottente. Rimango di stucco non appena sento il suo tono di voce.
"V-volevo dirti se potevi abbassare la tv" una seconda voce distoglie l'attenzione dal viso di Michael.
"Non è la tv cara, il tuo amico qui si diverte a provocarmi" la voce squillante della donna dietro Michael mi fa spalancare gli occhi. E' avvolta dal lenzuolo che presumo essere del letto mentre i suoi capelli sono tutti scompigliati.
"S-scusatemi io non volevo d-disturbarvi" indietreggio per poi chiudere la porta vedendo che Michael non spiccica nemmeno una parola. Spengo la tv e decido di dormire. O almeno, ci provo dato che il mio cuore non smette di battere e la mia mente non smette di ricordare continuamente l'immagine di loro due insieme nella stessa stanza. Sono inesperta, non ingenua cavolo! Sono consapevole che negli ultimi due giorni ci siamo avvicinati molto ma non mi farò prendere in giro ancora.
Decido di inserirmi le cuffie e cercare di dormire, seguendo le note che arrivano alle mie orecchie.

⏮⏸⏭

Appena esco dalla camera sono le undici e decido di andare a fare un giro e visitare la città così da non perdere tempo. Questa sera c'é la serata di gala e fino al pomeriggio posso dedicarmi del tempo. Decido di uscire e visitare per prima cosa Piazza San Marco. Poi passo per il Teatro la Fenice ed é molto interessante il perché viene chiamato così. Infatti il teatro prende il suo nome dall'uccello mitologico, la fenice, che appunto rinasce sempre dalle proprie ceneri dopo la morte. Hanno deciso di dare questo nome al teatro perché la sua storia ricorda quella dell'uccello. Nel 1773 l'edificio precedente fu completamente distrutto da un incendio e nel 1792 si costruì l'odierno teatro. Salgo sulla gondola e mi faccio portare sotto il ponte dei sospiri, dove i condannati o i detenuti transitavano in attesa di giudizio. Quindi potevano vedere la luce del giorno e il bellissimo panorama del bacino e della laguna per l'ultima volta, sospirando quindi per la terribile detenzione che li aspettava nelle durissime celle della Serenissima.
Guardo l'orologio e noto che si sono fatte le tre del pomeriggio. Mi dirigo verso l'hotel e poi salgo sull'ascensore per arrivare al sesto piano.
Osservo il vestito, non é propriamente da me ma Stella ha insistito affinché lo compressi e lo portassi qui. Indosso l'ultimo e poi mi dedico al viso. Fondotinta, mascara e un rossetto rosso sulle labbra. So che non è da me ma con la mia pelle bianca ci sta divinamente. Guardo l'ora e sono le sei e mezza. Tra un'ora dovremmo trovarci fuori dalle stanze. È esattamente da ieri sera alle undici che non vedo né parlo con Michael. Il semplice fatto e che lui non si è fatto vedere e certamente io non gli vado a bussare alla porta dopo che ieri mi ha trattato male.
Mi concentro sui capelli e decido di asciugarli e farli lisci con la piastra.
Bene, si sono fatte le sette e un quarto!
Indosso il vestito e le scarpe. Metto fazzoletti, telefono e rossetto nella borsetta ed esco dalla camera.
Ovviamente mentre esco non mi guardo davanti e vado a sbattere contro qualcuno. Contro Michael.
"Scusami" esclama prendendomi per i fianchi cercando di non farmi capitolare per terra. Chiudo gli occhi ed inspiro il suo profumo, il suo odore.
"Tranquillo" borbotto dandogli le spalle per chiudere la porta. Spero solo di non aver dimenticato nulla dentro.
"Andiamo?" chiedo non osando nemmeno guardarlo. Risponde affermativamente e poi lo seguo dentro l'ascensore. Ecco cosa ho dimenticato! La giacca, cavolo! So che siamo al chiuso quindi meglio così, solo per tragitto macchina-villa devo preoccuparmi. Sbuffo per la mia sbadattagine.
"Tutto ok?" chiede. Noto con la coda dell'occhio che si allenta leggermente la cravatta. Annuisco senza emettere alcun suono. Appena le porte si aprono, una folata di vento mi investe e un brivido mi scorre lungo la schiena. Stringo la borsa e poi usciamo fuori dall'hotel. Di male in peggio, si gela. Noto che Michael va dritto e per questo lo seguo, vedendo che ci stiamo dirigendo verso una macchina nera. Ringrazio l'autista che mi apre la portiera e lui in cambio mi sorride cordialmente. Il borbottio che proviene da Michael, al mio fianco, mi fa girare la testa verso di lui.
"Cosa?" chiedo cercando di non fargli vedere che sto battendo i denti.
"Incanti tutti con il tuo sorriso e la tua bellezza" sussurra trafiggendomi con i due zaffiro che possiede. Rimango senza parole, distogliendo lo sguardo dal suo. Mi ha detto che sono bella...
Sento che posa la sua giacca sulle mie spalle e reprimo un sorriso.
"Non serve che tu prenda freddo per me" scuoto la testa e cerco di togliermi di dosso il suo indumento che ha il suo odore.
"Scordatelo sei più importante tu" si lascia sfuggire, facendomi arrossire.
"Cioè non vorrei si ammalasse la mia segretaria" si corregge. Mi giri verso il finestrino per osservare la bellezza di Venezia, cercando di non fargli notare che tutt'un tratto mi sono intristita.
Dopo parecchi minuti arriviamo ad una villa veramente magnifica. Scendiamo e Michael mi porge un braccio sul quale dovrei sostenermi.
"Sei la mia accompagnatrice e dovresti avvolgere il tuo braccio al mio" esclama vincente. Cavolo!
Sbuffo e acconsento. Entriamo dentro la villa e rimango incantata dalle decorazioni floreali che si trovano sulle colonne e sui corrimani.
"Ciao Mich" un ragazzo su per giù della mia età corre verso di noi, facendomi distogliere l'attenzione dai fiori.
"Amico, da quanto tempo" Michael gli barre il cinque e poi lo abbraccia.
"Non mi presenti la tua accompagnatrice?" chiede curioso.
"Ecco si. Lei è Amanda, la-la mia segretaria. Lui è il mio amico Alexander" ci presenta. Sorrido al ragazzo mentre lui mi bacia il dorso della mano, da vero gentiluomo.
"Piacere mio Amanda" faccio un finto inchino e poi insieme ridiamo.
"Sei simpatica Amanda" esclama facendomi l'occhiolino. Lo ringrazio. Vengo malamente tirata verso destra da Michael.
"Hey fermati, mi fai male" sussurro chiudendo gli occhi e fermandomi su due piedi, facendo cadere per terra la sua giacca. Sbuffo e mi piego cercando di non rompere il vestito che indosso. Ci manca solo questa!
"Amanda" ringhia Michael.
"Che diavolo vuoi, eh? Mi strattoni con qui e poi ti incavoli con me. Ok che siamo capo e segretaria ma pretendo rispetto" dico con non so quale coraggio, guardandolo dritto negli occhi.
"Tutti, e dico tutti, gli uomini della sala si sono girati a guardarti il-" si ferma indicando il mio sedere. Arrossisco dall'imbarazzo. Gli porgo la giacca e poi la indossa.
"Stammi vicino o non so dove finirai con tutti questi che ti mangiano con gli occhi" mi porge la mano che stringo con poca convinzione.
Passiamo le successive quattro ore, e non esagero, a parlare con possibili clienti. O meglio, Michael parla e io lo accompagno. Quando rivedo Alexander lo saluto da lontano. Mi nota e arriva a pochi passi da me.
"Mi concedi questo ballo?" chiede portandomi la mano. Annuisco e sorrido contenta. Finalmente un po' di azione, mi stavo addormentando!
"Quindi, tu e Mich avete solo un rapporto di lavoro?" chiede incominciando a far ondeggiare i nostri corpi. Annuisco.
"Voi invece, come vi conoscete? Se non sono di troppo" sussurro imbarazzata.
"Lui veniva in vacanza in Toscana, dove vivevo. Non so se si sente il mio accento" ridacchia. Eccome se si sente, e io ho un debole per il toscano.
"Un pochetto" enfatizzo il concetto unendo quasi l'indice e il pollice.
"Alexander" la voce roca del mio capo giunge alle mie spalle.
"Certo amico" annuisce per poi lasciarmi nelle mani di Michael.
O meglio, in pasto al coccodrillo!
"Stavo ballando con Alexander se non l'avessi notato. E ci hai divisi mentre stavamo parlando" lo accuso indietreggiando. Lui non si dà per vinto e afferra una mia mano e poi appoggia una sua mano sul mio fianco.
"Sei la mia accompagnatrice, non la sua. Devi ballare con me" esclama stringendomi il fianco.
"Non devo nulla Michael. Le cose si chiedono cordialmente. Non si ordinano. Se vogliamo andare d'accordo devi essere educato nei miei confronti" mi stacco da lui. Scuoto la testa e poi vado fuori dalla villa, mi serve aria.
"Amanda, aspetta" aumento il passo e mi disperdo tra la folla.

Prezioso come lo smeraldoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora