55. Juliet to your Romeo

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Mi guarda dritto negli occhi, «Ciao» ripete e si sporge in avanti.

Mi coglie impreparata, quindi gli porgo ingenuamente la guancia, arrossendo di colpo.
Lui però non sembra farci caso e coglie l'occasione per stamparmi un tenero bacio a stampo su di essa.
La pelle prende a formicolarmi così tanto, che mi convinco di avere l'orticaria. Tuttavia, trattengo l'impulso di grattarmi e stringo le dita tra di loro talmente forte, da percepire le ossa scricchiolare.

Ho sentito le sue labbra. Erano morbide.
La barba mi ha punta, però è stato piacevole.
La gentilezza del suo tocco mi ha scaldato perfino il petto, alleviando il peso di una inconsistenza disarmante che ho sentito opprimermi fin dal primo istante in cui stamattina ho aperto gli occhi.

Scott porta con sé un profumo forte e marcato, eppure a me non sembra mai abbastanza. Vorrei che potesse durare in eterno, che io potessi sentirlo costantemente con la stessa intensità, perché certe volte solo così riesco a calmare i nervi e mettere una pausa alla massa nera di pensieri che mi mangiucchia il cervello dall'interno.

La mia gote è ancora di un vivido rubro mentre alzo leggermente il mento, facendo pressione agli occhi per far sì che lo guardino da sotto le sopracciglia folte. I suoi sono già lì, pronti come sempre ad aspettarmi e accogliermi.

Scioglie le labbra tese, prendendo un fiato prosperoso. Rimane piegato, perché le mie intenzioni non sono ancora chiare nemmeno a me stessa.

Ci penso su così tante volte in un lasso di tempo talmente minimo, da farmi venir male alle tempie. Quindi mi lecco le labbra secche con la lingua, indugiando ad ogni taglietto doloroso che incontro per la bocca.

Lo fisso. Lui fissa me.

Lo vedo fremere. Vorrebbe muoversi e schiodare entrambi da questa strana compostezza che sarebbe così facile da spezzare. Glielo leggo negli occhi vitrei che mi vorrebbe stringere talmente forte tra le braccia, da rischiare di farmi male e frantumare in mille pezzi la stanchezza che mi colora di bianco il viso. Ma più di tutto e di tutti, è trattenuto dalla necessità di dirmi una parola in più, di quelle che solo lui è in grado di trasformare in intere frasi e rendere talmente vivide da farmi sentire subito meglio.

Stringe forte la mascella e so che fa male. Il nervo spesso che guizza sotto la carne mi convince di quanto ciò che voglio realmente non sia solo un bacio sulla guancia.
Non da Scott.

Il suo dolore fisico e mentale nell'interminabile attesa che mi concede in ginocchio e con le mani aperte sul mio petto, urla ad altissima voce il rispetto e la comprensione che mai da nessun'altra persona ho provato, se non da Scott.

Perché mi ami così tanto? Perché me lo mostri così spudoratamente? Perché mi permetti di vedere un sentimento che non può essere visto ad occhio nudo?

Alzo un braccio, accorgendomi che mi tremano appena le dita. Prima che anche lui se ne accorga, le aggancio piano al suo collo, sentendo una forte scarica elettrica scorrermi dalla testa fino alla punta dei piedi.

È da tanto che non ci tocchiamo in questo modo, che non siamo così vicini.

Sospiro di sollievo nel sentire la morbidezza della sua pelle, il vigore e la scioltezza dei muscoli sempre più scolpiti. Appoggio anche l'altra mano su di lui, aggrappandomi con forza alla spalla puntigliosa.

Scott rimane impalato, poi il suo corpo si irrigidisce per darmi ancora più sostegno. Lascia fare tutto a me, senza muovere un solo dito, probabilmente per timore di un mio rifiuto. Ha paura che mi allontani. Non lo vuole.

Non ti mollo.
Non questa volta. Non adesso e non oggi.

Deglutisco quella che sembra essere una polpetta di sabbia stantia. Bagno di nuovo le labbra, facendo accendere di una peculiare luce lo sguardo del riccio, che si schiarisce la gola con un colpo di tosse basso e viscerale.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now