53. Facing tempests of dust, I'll fight until the end

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Mi sono voluto convincere che lo abbia fatto per nostalgia, perché vuole "portarmi con sé", eppure la nostra relazione, in queste ultime settimane, non sembra avere le forze per volare dall'altra parte dell'America. Forse rimarrà con lei, oppure se ne andrà con lei, ma l'abisso che porto nel cuore mi fa pensare che un filo invisibile che ci colleghi nonostante la distanza non sia ancora stato inventato.

Chi metterà a posto questo casino? Io.
Intendo tutto il casino. Non solo quello fisico.
Mi prendo questa responsabilità. Ci proverò fino a quando non riuscirò più a farlo.
Amo Amanda e la voglio con me.
Senza di lei non riuscirei a stare, ora che ho scoperto cosa significhi amare qualcuno ed essere meno egoisti.

Ecco la ragione principale per cui devo mettere da parte l'incertezza e la confusione.
Sono indeciso sul da farsi. Questo è un copione che abbiamo già vissuto, i cui dialoghi però sono stati stravolti.
So solo che non voglio andare a letto così. Non di nuovo. Non passeremo un'altra notte in quel modo. Ho bisogno di parlarle, ho bisogno che lei mi parli, che mi faccia capire cosa c'è che non va, perché io ci provo, ma non sempre riesco a leggerle nella mente.

Forse ho sbagliato, forse ho detto o fatto qualcosa che l'ha ferita, ma necessito che lei mi guidi e mi faccia capire come l'ho fatta sentire, proprio come abbiamo già fatto.
Capisco che sia difficile, lo è anche per me, eppure mi opprime pensare di vedere nuovamente nel suo sguardo quello che ho visto quella sera.
Se potessi cancellare con una sola passata il mio atteggiamento, le sue ragioni e la nostra impazienza, lo farei, anche se sarebbe da vigliacchi.

Non ho mai voluto prendere la via più facile con lei, ho capito che non è quel tipo di persona, ma soprattutto che io non la sono.
Però, ci sono state volte in cui avrei voluto che entrambi dimenticassimo e che la rabbia non ci sputasse fuoco addosso con il solo obiettivo di farci bruciarci.

Noi ci facciamo male quando siamo arrabbiati. A vicenda. Non c'è chi ne fa più e chi ne fa meno. Il dolore è dolore.
Non mi imbarazza ammetterlo, così come non ho avuto paura di ammettere i miei errori. Se questo serve a renderci più uniti, lo farò ogni volta. Però, anche se lei alle volte sembra essere della stessa opinione, in momenti come questi mi sorge il dubbio su quanto ne sia convinta.

Questa pace apparente mi opprime. È terribile. Mi fa fischiare le orecchie, schiaccia alle tempie e alla fronte. Soffoca i miei polmoni, mi prosciuga.

Voglio che sparisca. Subito. Voglio che sia tutto a posto. Voglio che Amanda continui ad amarmi.

Per farlo devo cedere. Andare contro quello che sento realmente, le azioni che voglio compiere e volgere la situazione verso quello che credo possa farla stare di nuovo bene.
Devo mettere tutto da parte e pensarci di nuovo. In fretta, perché più il tempo passa e più la sua presenza si allontana, scivolando via dalle mie mani umide.

Qual é il modo migliore per riavvicinarla?
Che poi... è davvero quello che dovrei fare? Quello che lei vuole che faccia? Qual è la cosa giusta da dire?

Quanto vorrei che mi guardasse negli occhi e mi concedesse senza filtri almeno un pezzettino del suo cuore. Credo che sarebbe abbastanza per immaginare la parte mancante e cercare di ricostruirla io stesso, con le mie mani troppo grandi per schizzi tanto delicati.

Però non lo fa. Si rinchiude in se stessa, mettendo a difesa parole ancora non dette e movimenti del corpo rigidi e sconnessi.
Me lo sta urlando in faccia che con me non ci vuole stare e l'angosciante pensiero che forse sarebbe stato meglio riportarla a casa e restare separati per almeno una notte mi mangia il cervello, facendomi quasi cadere le braccia lungo i fianchi.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now