52. Centimetri che contiamo con righelli di chi in matematica aveva quattro

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«Davvero? Non sei andato di turno?».
Mi sembra così strano, di solito è sempre in giro per la città.

Scuote il capo riccioluto, «No, hanno mandato i nuovi arrivati. Hanno bisogno di farsi le ossa sulla strada».

«Non credevo stessero assumendo».

Si stringe nelle spalle, facendo un'espressione sufficiente, «In realtà non è così. Abbiamo soltanto bisogno di un paio di colleghi per coprire le ferie o giorni di letterale follia.
Siamo tutti stanchi di dover fare quasi il doppio delle nostre ore, solo perché non vogliono investire sul personale».

Ultimamente, Scott è sempre a lavoro.
Lo tiene impegnato praticamente per tutta la giornata e sono rare le volte in cui lo lasciano a casa per un giorno intero, soprattutto nel weekend.
Da quando sono guarita dall'influenza, ci siamo visti veramente poco, perché anche se eravamo insieme lo chiamavo in centrale e quindi io restavo a casa ad aspettarlo. A volte per giornate intere.

Sembra leggermi nel pensiero, «Non sarà così per sempre. Presto le cose cambieranno e avremo più tempo per noi» allunga la mano libera per accarezzarmi dolcemente l'osso del polso.

Il suo calore mite si aggrava alla mia pelle bollente, lasciandomi sulla carnagione biancastra l'impronta tenue delle sue dita magre e lunghe.
Fa strisciare uno degli anelli dalla forma arrotondata attorno ad una nocca, applicandovi pressione.

Mastico lentamente il pasticcio di riso piccante che proteggo in bocca, cercando di non far caso allo stomaco che brontola e si dimena sotto alla maglietta sottile.

Quando alzo lo sguardo da sotto le folte ciglia chiare, Scott mi sta già guardando con un sorriso genuino stampato sulle labbra allungate.

I suoi denti, le sue fossette, le piccole grinze attorno alla bocca... brillano più di qualsiasi luce riflessa su queste acque scure.
Ha gli occhi vivi. Parlano da sé come nessuna lingua è in grado fare.
Questa è una delle qualità che più di lui amo. Mi tranquillizza saperli leggere così facilmente.
Mi rende più forte.

«Sì» parlo finalmente, «È solo un periodo pieno, ma va tutto bene. Devi stare tranquillo e concentrarti sul lavoro».

Non voglio che pensi di trascurarmi. Non è assolutamente così. Capisco benissimo quali siano le sue priorità e non ne sono contraria in alcun modo, anzi, lo appoggio con sincerità.
Inoltre, io stessa sono la prima ad essere molto impegnata con il trasloco e i preparativi per New York.

Siamo entrambi occupati, tutto qui.

«D'accordo» parla soprappensiero, «Anche se non mi lamenterei se tutti i giorni fossero come oggi» solleva il morale, facendomi ridacchiare.

«Ti è andata estremamente bene» lo prendo in giro, «La mia giornata è stata alquanto orribile, in confronto alla tua».

«Lo immagino. Ti vedo stanca» mi rivolge uno sguardo tenero e preoccupato, «Che è successo?».

«Mamma mi sta mettendo l'ansia per il College nonostante io sappia benissimo che manchi solo un mese e oggi abbiamo passato tutto il giorno a fare scatoloni e buttare via cose, da lei ritenute inutili, nella mia stanza. Sono a pezzi, non ha avuto pietà» mi sfogo senza freni.

Scott mi ascolta sempre, anche quando non ho nulla da dire o sono fastidiosa. Anche quando potrebbe non interessargli.
Lui c'è sempre per me. 

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now