42. Salse piccanti per lingue taglienti

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Un sorriso raggiante ed un paio di occhi sorpresi spazzano via tutto il mio sconforto, innescando nel mio corpo un moto elettrico che è inarrestabile e completamente comandato da lui.

Mi alzo, le ginocchia scricchiolano e il sacchetto per poco non cade dal gradino.
Il mio ragazzo avanza più velocemente, arrivandomi di fronte quando io devo ancora muovere un passo.

«Amanda» la sua lingua si scioglie. «Sei qui».

Rimango chiusa nel suo abbraccio gentile, appoggiando la fronte sulla clavicola ossuta. Inspiro un profumo di cui non mi stancherò mai e bacio lembi di pelle che sono dolci come nient'altro al mondo.

«Come stai? Sei stanco?» glielo devo sussurrare all'orecchio, perché lui non ha ancora intenzione di lasciarmi andare.

Voglio tanto baciarlo.

«A pezzi» anche se non lo posso vedere, giuro che lo sento sorridere.
«È bello vederti dopo una giornata del genere».

Sorrido anche io, aggrappandomi alle sue braccia per allontanarlo quel che basta da permettermi di guardarlo negli occhi.
Sono verdissimi nonostante il buio. Sono meravigliosi.

«Ho portato la cena. Immagino tu sia affamato».

Socchiude gli occhi, formando un'espressione appagata. «Sei un angelo, lo sai questo?».

Ridacchio, alzando gli occhi al cielo con fare giocoso. Poi torno improvvisamente seria: «Ho comprato messicano. Forse ho esagerato».

Scuote il capo, incurvando le labbra in un'espressione languida.
«Sei un angelo che presto andrà all'inferno, Amanda mia».

Conosco fin troppo bene il motivo per cui il mio corpo reagisce in questo modo e non me ne vergogno.
Arrossisco, «Scemo».

Gli afferro la mano, entrando subito in contatto con una striscia di calli alla base delle dita lunghe.
Il riccio apre la porta di casa, non prima di aver recuperato le buste ancora fumanti.

Quando entriamo in casa è tutto buio e sul tavolo della cucina ci sono ancora una tazza e un pacco di biscotti.

«Scusami, stamattina ero in ritardo» se ne accorge anche lui.

«Ti aiuto» lo seguo in silenzio, iniziando ad apparecchiare.

«Come è andata a lavoro?» domando mite.

Solitamente non parliamo molto di questo argomento. Probabilmente a Scott non piace condividere con me la parte più difficile e pericolosa di quello che lo coinvolge.
Mi preoccupo troppo e preferisco non sapere certe cose, piuttosto che venirne a conoscenza e starci male.

Insomma, so che non è sempre tutto pistole e arresti, ma si tratta comunque di qualcosa che a volte deve affrontare e mi spaventa saperlo in pericolo.

Si volta, forse sorpreso, «C'è parecchio trambusto in centrale. Ci hanno affidato un lavoro che di solito non facciamo, eppure sembra una bella spina nel fianco».

«Che genere di lavoro?».

«Spaccio. Ci sono state denunce e avvistamenti di minori della zona e la gente sta incominciando ad avere paura. Soprattutto quelli del Nord».

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora