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20 ottobre 1817
Seoul, Corea del Sud

La pioggia sbatteva contro le finestre, il vento era forte e rischiava di radere al suolo gli alberi, i fulmini rendevano, a tratti, rosa quel cielo buio e scuro.

Chiunque, in una notte del genere, sarebbe rimasto a casa su una poltrona davanti al camino, ed era proprio ciò che Kim Taehyung stava facendo in quel momento.

Quindi mai si sarebbe aspettato di udire il suono delle nocche di qualcuno che sbattevano contro la sua porta di legno. Per un attimo, date le circostanze, credette di averlo immaginato, ma la curiosità che iniziò ad avere fu troppo grande per ignorare il tutto.

Si alzò e si affacciò alla finestra, sperando di vedere chi fosse la persona ad aver bussato, ma non vide nessuno, così si avvicinò alla porta e aprì.

Taehyung non aveva mai avuto paura di nulla, aveva sempre affrontato la vita a testa alta e di petto, e forse quello fu uno dei motivi per cui era riuscito a rimanere in una classe sociale alta, senza l'aiuto dei suoi genitori ormai defunti da anni.

Perché ai nobili piaceva chi aveva coraggio.

Si guardò intorno ma non vide nessuno. Roteò gli occhi, credendo che si trattasse di uno scherzo da parte dei soliti bambini che giocavano a dare fastidio, eppure quella tempesta che si stava scatenando gli faceva pensare che fosse alquanto impossibile come situazione.

Per un secondo abbassò lo sguardo e notò un foglio di carta sul pavimento. Si accovacciò e lo afferrò, ma decise che sarebbe andato a fondo con quella questione solo una volta tornato in casa.

Si voltò e chiuse la porta alle sue spalle, felice di non aver bagnato con la pioggia i suoi amati vestiti e i suoi bellissimi capelli.

Si sedette di nuovo sulla poltrona e iniziò ad esaminare quella che capì fosse una lettera.

La girò e subito vide il sigillo del Palazzo Reale. Inclinò la testa confuso, non era la prima volta che gli arrivava una lettera del genere, ma non capiva l'urgenza di spedirgliela con una pioggia così insistente e senza una persona che bussasse e glie la porgesse, come era sempre accaduto.

La aprì con cautela e prese a leggere.

Passò qualche secondo prima di arrivare ai saluti in fondo alla pagina, quindi ripose il foglio nella busta.

Era stato invitato alla prima festa in maschera per Halloween organizzata dal Palazzo Reale, e aveva già in mente ciò che avrebbe indossato.

Si alzò e si diresse verso lo specchio nell'angolo di quella stessa stanza. Guardò nel suo riflesso e dopo un anno era ancora felice di riuscire a vedersi, non avrebbe mai accettato di non avere più la capacità di ammirare la propria bellezza.

Si avvicinò al suo stesso volto e sorrise, puntando lo sguardo sui suoi denti. Passò la lingua sui suoi canini superiori e poi su quelli inferiori. Erano così affilati che avrebbe potuto tagliare la sua stessa carne con quelli.

Alzò una mano e portò due dita sulla propria guancia, non meravigliandosi del suo colorito pallido a cui ormai era abituato. Scese con le falangi fino alla base del proprio collo su cui alloggiavano, da un anno a quella parte, due fessure che ormai non avevano il minimo residuo di sangue.

Accarezzò i due buchetti e li fissò per molto tempo.

E nella sua mente riapparve quella sera, che fu l'inizio e la fine di tutto.

1 ottobre 1816
Seoul, Corea del Sud

Taehyung era seduto da ore al bancone di quel bar. Erano presenti solamente i nobili e i borghesi, con cui ovviamente Taehyung aveva parlato, ma ognuno di loro era così vuoto da annoiarlo nei primi minuti di conversazione.

Non c'era una persona fra quelle che lo attirasse, avevano tutti un'aria importante, e lo erano davvero, ma Taehyung cercava qualcosa in più delle semplici ricchezze, quelle le aveva anche da solo.

Afferrò l'ennesima bibita della serata e continuò a guardare tutto quell'ammasso di persone in modo annoiato.

Chiuse gli occhi per poco, giusto il tempo per gustarsi qualsisi cosa gli avessero messo in quel bicchiere, poi li riaprì.

In quell'istante incrociò lo sguardo con un ragazzo che sembrava avere la sua stessa età o qualche anno in più. Sorrise e ricambiò lo sguardo, senza però alzarsi dal suo posto.

Le luci che emanavano le candele erano soffuse e rendevano difficile captare tutti i tratti di una persona, soprattutto se così lontana.

Taehyung si voltò per poggiare il bicchiere sul bancone, ma venne scosso da alcuni brividi quando sentì una voce dietro al suo collo e ad un passo dalla sua pelle.

"Voi dovete essere un Kim, vero?"

Taehyung sobbalzò leggermente. Non aveva mai udito il suono di quella voce, così si girò di scatto ritrovandosi faccia a faccia con quel ragazzo che aveva adocchiato qualche secondo prima.

Da quella vicinanza Taehyung riusì a intravedere delle ciocche corvine, molto più scure delle sue castane, che contornavano un viso pallido e un sorriso tanto spontaneo quanto accattivante.

"Cosa ve lo fa capire?" rispose Taehyung, con lo stesso tono diretto e deciso dell'altro.

"Tutta la mia famiglia ha sempre avuto un debole per i Kim, e dalle vostre parole capisco di averci preso, quindi non posso proprio dargli torto, avete un grande fascino." ammise lo sconosciuti senza peli sulla lingua, stupendo Taehyung che, inizialmente, non seppe cosa dire.

"Allora voi dovreste essere un Jeon." trovò le parole giuste solo qualche secondo dopo e non si lasciò sfuggire l'occasione di dire ad alta voce cioè che pensava.

"Da cosa lo avete intuito?" l'altro inclinò il viso, continuando a sorridere nello stesso modo fastidioso ma tremendamente affascinante.

"Perché tutta la mia famiglia ha sempre rifiutato la vostra." disse schiettamente Taehyung, credendo quasi di aver lasciato l'altro senza un modo adeguato di rispondere, ma forse aveva dato per scontato che il ragazzo davanti a sè odiasse non avere l'ultima parola.

"Dopo aver capito che voi siete un Kim sono grato alle vostre generazioni passate che non ci hanno reso parenti."

Quello che aveva appena detto non poteva avere un significato diverso da ciò che Taehyung avesse inteso, ma lui non si aspettava minimamente una risposta del genere.

"Come siete sfacciato."

"Mi piace solo dire ciò che penso."

E Taehyung aveva sempre amato sentirsi apprezzato.

Those fall nights || TaekookDonde viven las historias. Descúbrelo ahora