Capitolo 3

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La sveglia suonava, ma la ignoravo. Alzarsi era più faticoso di quanto sembrasse.

Il sonno mi aveva abbandonato già da parecchie ore, ma quel suono significava che era arrivato il momento.

Andare a scuola.

Non era così semplice avrei dovuto rivederlo. Avrei dubito rivedere tutte quelle persone che avevo ferito e che avevano a loro volta ferito me. Ero sola.

Aria era ancora arrabbiava e agitata. Questa mattina mi avrebbe accompagnato lei a scuola. Una prospettiva a dir poco allettante.

Volevo restare a casa. Non volevo andare a scuola e non volevo rivederli. Ma non pensavo che la mia opinione contasse poiché Aria spalancò la porta e iniziò a parlare.

-è mattina, devi andare a scuola ed io a lavorare- aprí la finestra e mi levò le coperte -sbrigati.

Volevo ucciderla. Che cavolo. Aveva rivoluzionato tutta la stanza e interrotto la mia concentrazione nel ignorare la sveglia.

-ti odio- nascosi la testa sotto a cuscino, ma sentii di nuovi i suoi passi dirigersi verso la camera.

-muoviti- disse assertiva

Mi buttai giù dal letto e scesi le scale. Dopo essermi inviata un biscotto in bocca corsi a lavarmi.

Per lo meno alla doccia aiutò a calmare i nervi. Fortunatamente avevo superato quasi indenne la luna piena. Il grande pericolo era passato adesso dovevo affrontare quello insormontabile.

L'acqua era diventata fredda e sentivo benissimo le urla di aria sul ritardo. Da quando era diventata così fastidiosa?

Mi tappai le orecchie con le mani e mi concentrai sull'acqua. Sentivo il mio cuore in gola e una nausea costante. Sapevo che niente avrebbe attutito la mia ansia. Cercai di fare dei respiri profondi, ma sembrava che nei miei polmoni non entrasse abbastanza aria.

Odiavo sentirmi così.

Uscì dalla doccia e una volta asciutta inizia a vestirmi. Un jeans beige a vita alta che mi andava un po' largo e una canottiera corta bianca, infilai le converse, aggiustai i capelli, presi i libri e scesi le scale.

Aria si trovava vicino alla porta con le chiavi in mano. La precedetti prima che potesse dire qualcosa -non iniziare-

Ci infilammo in macchina e Aria iniziò a guidare.

-lo so che sono stata scorbutica in questi giorni, ma so che oggi andrà tutto bene

-tu non sai niente Aria

-so abbastanza- girò a destra- sarà difficile ma andrà tutto bene

-è una cazzata quella che stai dicendo e lo sai anche tu

-io credo in ciò che dico

-beh- tirai un sospiro -io no-

-lo so che non sono stata la sorella perfetta in questi ultimi giorni, ma potresti evitare di usare quel tono con me?

-quale? Quello che tu usi tutte le volte da qui a un paio di giorni?

-ho delle cose da sbrigare e delle preoccupazioni anche io. Anche io sono umana, sai?

-o ma per favore. Questa non è una scusa per trattarmi male-

Dopo la piccola conversazione si zittì, non sapeva nemmeno lei come giustificarsi.

Non aveva il diritto di trattarmi così. E poi se aveva così tante preoccupazioni avrebbe dovuto dirmele così avremmo affrontato tutto insieme, ma lei voleva solo farmi pesare che era diventata (in sette giorni) una persona impegnata e che non aveva abbastanza tempo per essere gentile con me.

I STILL LOVE YOU LIAM DUMBARDove le storie prendono vita. Scoprilo ora