41. Locked Out of Heaven

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Mi devo trattenere con tutte le forze per non ridere alla sua dichiarazione così infantile ma dolce.

«Vuoi una sculacciata di incoraggiamento?» la sua voce mi arriva ovattata, ma è abbastanza per mettermi all'erta, spingere in avanti il bacino e indurire le chiappe.

Da piccola, sono stata terrorizzata per colpa delle sculacciate di mio fratello. Erano rare –solo quando si arrabbiava sul serio – ma dolorosissime. Il suo punto forte? Usare ciabatte o telecomandi.
Tremo solo al ricordo.

«No!» questa volta sembro io ad essere tornata indietro di almeno dieci anni. Il mio urlo è il gracchio di un topo.
Mi autospavento.

«Corri, allora» sento che ha fatto un passo indietro, «Signorina».

Sono in salvo? Sì! No! Forse! Oh oh.
La sento arrivare. I capelli quasi mi si drizzano e il sangue diventa ghiaccio.

Sono pronta all'impatto e nella mia mente scorrono immagini della faccia da babbuino del mio stupido fratellone.

Però spariscono subito. Ora vedo solo Scott.
La sua mano si posa con una leggera rincorsa sulla mia natica destra, spingendo appena.
È un tocco dolce e sensuale allo stesso tempo.

Si tratta di una frazione di secondo, ma lui riesce a renderla indimenticabile.

Le dita si schiudono e la carne viene stretta. Sento un calore piacevole proprio a quella bassezza, ma la sua presa è ferrea.
Sa quello che fa e lo sa fare bene.

In men che non si dica, è tutto finito.

Balbetto sottovoce, «Mi hai palpato il sedere?».

Perché sono sconvolta? Non è la prima volta che lo fa. Eppure... sembrava diversa.
Più intensa.

«Proprio così».
Se potessi vederlo, scommetto che avrebbe un bel ghigno al posto del sorriso.

«Mi dileguo» forse lo sussurro più a me stessa, o forse a lui, o perfino alla miriade di bachi da seta che covano nel mio stomaco e presto diventeranno farfalle.

Solo quando mi ritrovo chiusa in bagno mi rendo conto di avere le guance dello stesso colore del sangue.
Sono bollente.




ᚷ ᚷ ᚷ





«Scott» sono letteralmente senza fiato quando mi accorgo della zona in cui siamo, «Tu sei un pazzo romanticone!».

Gli strappo un sorriso, ma mi accorgo troppo tardi delle mie unghie piantate sul suo braccio. Quando lo libro, le sue labbra si curvano ancora di più, facendogli risplendere il viso.

Avevo un presentimento. Qualcosa mi diceva che saremmo ritornati qui, ma una cosa è prepararsi a rivivere un momento, un'altra è viverlo nel preciso istante.

Per quanto possa insistere o cercare di mettermelo in testa, devo ricordare una cosa: con Scott è sempre una cosa sola.

Non c'è una ragione precisa o un criterio di valutazione. È così e basta.
Mi sentirei rinascere anche se qui ci fossimo ritornati altre cento volte. Ne sono sicura.

«Forse sono un po' romantico» è buffo perché avvicina il pollice e l'indice per sottolinearlo. «Ma sicuramente-» si interrompe, scuotendo la testa, «No, forse hai ragione. Sono anche pazzo».

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now