Santi Quaranta

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I Santi Quaranta sono i resti di un lungo criptoportico di età romana situati a Benevento, fra il rione San Lorenzo e l'area rurale di Cellarulo, in corrispondenza di un dirupo sulla sinistra della basilica della Madonna delle Grazie. L'edificio consisteva in un sistema di gallerie coperte a volta, di datazione e utilizzo incerti; più precisamente, vi era almeno un lungo corridoio cui si connettevano due trasversali, più corti.

Il monumento fu riutilizzato nel Medioevo per impiantarvi una chiesa dedicata ai quaranta martiri di Sebaste che, benché scomparsa, gli dà ancora oggi il nome. È stato seriamente danneggiato dai bombardamenti che interessarono Benevento durante la seconda guerra mondiale. I cosiddetti "Grottoni" di epoca romana, situati all'interno del complesso dei Santi Quaranta, sono stati proprietà della famiglia di Nicola Collarile dal XVI al XX secolo. Attualmente il sito è curato da un gruppo di volontari.La datazione dell'edificio romano, complicata dal fatto che fu costruito in tre o quattro fasi distinte, viene dedotta da vari autori sulla base della tecnica muraria predominante: due paramenti costituiti da fasce di opera quasi reticolata alternate con file di laterizi, e riempiti a getto[7]; ma i loro pareri sono discordanti.

Almerico Meomartini, autore del primo studio dettagliato dell'edificio alla fine del XIX secolo, sostenne che esso sorse in un periodo di poco precedente all'impero di Traiano (I secolo), e i due successivi complessi di modifiche ed espansioni possono essere stati effettuati, rispettivamente, sotto Traiano e Adriano[8]. Poco dopo di lui Esther Boise Van Deman suggerì l'epoca triumvirale o augustea (I secolo a.C.)[9]. Un parere simile a quest'ultimo è quello di Carlo Ebanista, archeologo medievalista, almeno per quanto riguarda il nucleo primitivo[10]; mentre Mario e Marcello Rotili, storico e archeologo rispettivamente, sono anch'essi orientati sul I secolo d.C.[11] Werner Johannowsky credette invece che il criptoportico sia da attribuire al tardo II, o III secolo.Nel 1845 l'archeologo Raffaele Garrucci, menzionando i Santi Quaranta, li chiamò «reliquia grandiosa di magnifiche terme», ma probabilmente senza fondamento[28]. L'ipotesi non è stata considerata valida negli studi successivi[29]. È invece ampiamente accettata l'interpretazione proposta inizialmente da Saverio Sorda nel 1878[30]: i Santi Quaranta sarebbero stati un criptoportico, ovvero un passaggio pedonale coperto (e probabilmente pubblico)[31].

Curiosamente Almerico Meomartini, nel suo studio del monumento, rifiutò questa opinione. Egli riteneva, piuttosto, che l'edificio fosse un emporio per lo stoccaggio e lo smistamento delle merci importate, essenzialmente derrate alimentari. Tali edifici, in realtà, sono in genere posizionati in aree portuali; ma Meomartini suggerì che ce ne potessero essere anche in importanti snodi commerciali, come doveva essere l'ingresso dell'Appia a Benevento.Secondo Daniela Giampaola, il colonnato sovrastante i corridoi dei Santi Quaranta è infatti un elemento comune ad altri edifici pubblici situati in fori romani; la studiosa ha anche avanzato l'ipotesi più precisa che questo fosse un foro boario, poi ripresa da Marcello Rotili[39]. Comunque più studiosi ritengono che i Santi Quaranta ebbero una funzione di tipo commerciale, come un mercato coperto.(fonti Wikipedia)

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