Capitolo 24

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Alya era ormai tornata a casa, ma era ancora un po' destabilizzata da quel che era accaduto presso l'ufficio di Johnson, alla redazione giornalistica.
Quando Ladybug l'aveva salvata e aiutata a fuggire, la ragazza aveva preso l'ascensore ed, appena raggiunto il pian terreno, aveva corso a perdifiato fino all'uscita dell'enorme edificio, per poi attraversare la strada ancora di corsa, raggiungendo Nino che aveva deciso di andare ad aspettarla, totalmente inconsapevole di ciò che le fosse davvero successo.
D'istinto la strinse forte a sé, accorgendosi subito dello stato d'animo in cui si trovava ed assicurandosi che stesse veramente bene, senza traumi di alcun genere.
Un fiume di lacrime iniziò a scorrere lungo le guance della giovane, che si liberò così della tensione accumulata, iniziando a parlare senza freni, ma anche senza senso, gesticolando con le mani tremanti.
Lo shock le stava tirando un brutto scherzo.
«sarà meglio tornare a casa prima, tesoro. Ce la fai a reggerti in piedi?»
Domandò il fidanzato, cercando di mantenere la calma.
Vedendo però che le gambe di Alya barcollavano, decise di prenderla in spalla e portarla a casa di peso.
Non voleva certo far preoccupare i suoi genitori, perciò optò per accompagnarla a casa propria ed avvisare poi i signori Césaire che la ragazza avrebbe dormito da lui.
«va tutto bene, amore mio. Mi racconterai cosa è accaduto quando saremo a casa, con calma»
Conosceva bene la giovane giornalista: se le avesse fatto percepire anche solo un po' della propria preoccupazione, l'avrebbe fatta agitare maggiormente.
Doveva prendersi cura di lei e proteggerla, visto che non aveva potuto starle accanto prima, ed avrebbe fatto del proprio meglio.

Ladybug atterrò nello studio accanto a quello di Johnson, che aveva una finestra aperta, lasciando che Fu appoggiasse saldamente i propri piedi a terra e si sistemasse i pantaloni con due pacche sulle cosce.
«onestamente non avrei mai immaginato che il passaggio di una supereroina fosse tanto sconvolgente, sarà anche l'età avanzata...»
Esordì sospirando, notando lo sguardo perplesso della giovane
«che c'è? È la prima volta che vengo trasportato appeso ad uno yo-yo. Dopotutto sono sempre stato esclusivamente il mentore dei portatori di miraculous: il mio ruolo non prevede che possa fare anche il supereroe»
Seguì la risatina divertita di Ladybug, che lo immaginò in calzamaglia confermando quella sentenza, ma che represse quasi subito la propria ilarità quando ricevette l'occhiataccia dell'anziano.
«ok. Domando perdono»
Si coprì la bocca per aiutarsi a concentrarsi sulla missione ed alzando l'altra mano in segno di scuse.
«Sarà meglio sbrigarci a raggiungere Chat Noir e Johnson»

Chat Noir aveva badato tutto quel lasso di tempo a Johnson, che era sempre rimasto seduto a terra, assicurandosi che non facesse mosse false e parlando con lui per capire se tramasse qualcosa di losco.
Con proprio stupore scoprì invece che l'uomo era davvero arrivato alla disperazione ed aveva agito un po' per impulso ed un po' perché l'akuma che ospitava iniziava a ribellarsi, a causa del lungo periodo di repressione.
Appena fosse arrivata la sua Lady, le avrebbe spiegato tutto per filo e per segno, sicuro che sarebbe stato d'aiuto per far tornare il produttore pubblicitario a condurre una vita normale.
«perdona il ritardo, gattino»
La voce della sua compagna risuonò con dolcezza alle sue orecchie feline, che si mossero appena a quel richiamo.
Si voltò, scoprendola in tutta la sua fierezza, mentre oltrepassava la soglia dello studio, ma notando qualcosa di diverso
«Milady, bentornata! Maestro Fu, lei cosa ci fa qui?»
I due nuovi arrivati avanzarono di qualche passo, facendo alzare la testa di Johnson, china fino a quel momento.
Lo stupore prese forma sul viso dell'uomo akumizzato, alla vista dell'anziano che gli si prostrò dinnanzi, evidentemente dispiaciuto. «mi dispiace. È colpa mia se hai vissuto questo inferno per quasi due secoli»
Cosa stava succedendo?
Perché Fu si stava prendendo la colpa di quanto accaduto a Johnson?
I due eroi non avevano ancora le idee ben chiare, tantomeno l'ospite dell'akuma, che lo guardava decisamente confuso.
«ho convissuto per almeno cinquant'anni con il senso di colpa per uno stupido errore di gioventù; ho sperato per anni che Ladybug ti trovasse e ti purificasse, ma quando il suo compito fallì, non riuscii più a trovare un'altra degna di quel compito, lasciandoti in balìa di un'akuma che avrebbe potuto prendere il totale controllo su di te»

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