Capitolo 18

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L'ennesima giornata di pioggia aveva dato una nota malinconica a quella settimana di ottobre, che sembrava non finire mai.
Da quando Marinette aveva reagito in quel modo, forse troppo esagerato agli occhi delle amiche, per la pubblicazione dell'articolo sui due supereroi, Alya non era ancora stata in grado di parlare con l'amica a proposito delle informazioni che Johnson voleva da lei.
Il problema maggiore era che la giornalista avrebbe dovuto reperire notizie senza dire per chi fossero, che poi nemmeno lei aveva capito a cosa potessero servire a quell'uomo così importante.
L'aveva forse adocchiata come modella a seguito della pubblicità dei profumi Agreste?
Era l'unica soluzione che la ragazza trovava plausibile, poiché Marinette non aveva mai raccontato la sua esperienza sul set: probabilmente si vergognava un po'.
Purtroppo per lei, però, Johnson pressava per avere un risultato e il tempo stringeva.
Avrebbe certamente potuto dargliele, dopotutto la conosceva abbastanza bene, ma erano amiche e non lo avrebbe mai fatto senza il permesso di Marinette.
No. Non valeva la pena rovinare la loro amicizia per la curiosità.
D'altra parte qualcosa la stava spingendo a rischiare, dopo quel colloquio riservato con il produttore pubblicitario.
Le aveva fatto domande alle quali non aveva dato risposta, ma che le erano rimaste nella testa costantemente da quel giorno.
E, a ripensarci, effettivamente la sua amica Marinette sembrava che tenesse nascosto qualcosa, ma tempo addietro, non ora che sembrava essere molto più tranquilla.
Da quando stava ufficialmente con Adrien.
Probabilmente era quella situazione di indecisione a tenerla in tensione.
La sorprendeva invece di come la corvina reagisse ogni volta che si parlasse dei supereroi, come se la prendesse a cuore, come se la toccasse direttamente.
Era sempre stata una ragazza sensibile, anche per quanto riguardava la sfera sentimentale.
«signorina, sto aspettando una risposta»
Mr Johnson la risvegliò dai suoi pensieri con il suo tono fermo e severo, facendola sobbalzare.
Alya si morse il labbro, guardando verso il basso, e strinse tra le mani la stoffa della camicia che indossava quel giorno, seduta dall'altra parte della scrivania dell'ufficio del giornale.
Cosa avrebbe dovuto dirgli?
«s-signore, Marinette è sempre con Agreste dopo la scuola, non avrei modo di reperire altre informazioni. Mi dispiace»
Dichiarò una volta preso coraggio.
L'uomo sospirò rassegnato, ponderando che sarebbe stato meglio affrontare quella faccenda da solo, piuttosto che coinvolgere una ragazzina.
«va bene. Torni pure a concentrarsi sui due supereroi, Miss Césaire. Voglio nuove importanti informazioni entro il fine settimana»
La giovane giornalista annuì e si congedò subito dopo.
Doveva studiare la mappa dei loro spostamenti e completare il cerchio il prima possibile.

Johnson attese che la ragazza uscisse dallo studio per riaccomodarsi alla scrivania ed aprirne il primo cassetto, estraendone il fascicolo di Alya: non avrebbe ottenuto alcunché da lei, lo sapeva.
Almeno non con le buone.
A quel punto l'uomo aveva bene in mente come estorcere quelle informazioni da lei.
Era tutto in suo potere.
L'aveva già fatto.
Anzi, avrebbe dovuto farlo anche per la pergamena, visto che quel buono a nulla di Chaval lo stava facendo attendere troppo.
Sapeva bene cosa fare, Johnson, ed aveva tutte le sue fonti e i mezzi a disposizione.
Ora mancava solo avvicinarsi alla nuova assistente di Agreste junior.
Il giorno successivo la rete televisiva avrebbe trasmesso un'edizione speciale con ospiti d'onore, tra cui Gabriel e suo figlio.
Ghignò al pensiero.
Doveva separarli e fare in modo che Marinette rimanesse sola con lui. Sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Prese il telefono dal piano in legno davanti a sé e digitò il numero di Chaval
"buongiorno signore"
Rispose prontamente l'uomo dall'altro capo dell'apparecchio
«Mr Chaval. Domani mattina vorrei la pergamena e tutti i suoi appunti nel mio ufficio. Presto andremo a far visita a Mr Fu»
"m-ma signore.. È sicuro che-"
Chaval stava iniziando a preoccuparsi, senza conoscerne bene il motivo, ma una risatina di superiorità interruppe i suoi pensieri
«le mie capacità di persuasione vanno ben oltre la sua immaginazione. Si limiti a fare il suo lavoro. Devo sopperire alla mancanza di informazioni indispensabili a raggiungere il mio obiettivo»

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