Capitolo 3

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Ladybug stava scrutando l'orizzonte da più di due ore, assorta nei suoi pensieri, seduta sul ciglio di quel tetto che ormai era diventato il suo punto di riferimento per ogni perlustrazione notturna.
Sospirò, mentre considerava il fatto che le sue ronde solitarie sarebbero durate chissà quanto ancora; non era la vedetta in sé a pesarle, quanto non aver al proprio fianco il suo compagno di squadra, il suo sostegno, il suo adorato Chat Noir, già da qualche settimana.
In vesti civili si erano visti soltanto quella volta in piscina e, doveva ammettere, era stata una giornata fantastica, a parte aver dovuto lanciare qualche occhiataccia alle ragazze che sembrava volessero mangiarsi con gli occhi il suo fidanzato.
La fece sorridere il pensiero che anche lui aveva avuto il suo bel da fare, quel giorno, con lei.
Si sentivano comunque tutti i giorni, ma, ovviamente, non era lo stesso che vedersi.
Come se avesse percepito quei suoi pensieri ed esaudito il suo desiderio, un'ombra nera atterrò dietro di lei, con la grazia di un vero gatto, per poi avvolgere delicatamente tra le dita artigliate una cioccia di capelli da uno dei codini, ormai lunghi, avvicinandosi al suo orecchio e facendola sussultare
«perdona la mia assenza, Milady, spero di esserti mancato»
Le disse in un sussurro, lasciandole poi un bacio vicino all'orecchio, che le fece chiudere gli occhi ed inclinare la testa di lato, abbandonandosi a quel tocco delicato e sensuale.
Si posizionò meglio, appoggiando la schiena contro il petto dell'eroe, che la strinse tra le braccia.
«ovvio che mi sei mancato!
ma capisco anche quanto il tuo lavoro ti stia impegnando..»
Rispose lei grattandogli appena sotto il mento e stringendosi di più a lui.
«e poi so che saresti venuto se ci fosse stato bisogno. Piuttosto, come sta andando?»
Chat Noir sospirò, visibilmente stanco di quel periodo intenso.
«non vedo l'ora di inizio agosto, quando i servizi saranno terminati. Fino ad allora niente riposo, nemmeno qualche ora, e tutte le locations scelte sono fuori Parigi.
A proposito, Giuseppe, il fotografo, ti vorrebbe per la pubblicità dei nuovi profumi uomo e donna»
Ladybug si voltò di scatto verso di lui, con aria sorpresa
«Co-cosa?! Ma...»
«me l'ha detto stasera ed ha ribadito chiaramente il fatto che l'unica ragazza che deve posare con me sei tu»
Percepì il suo rossore sotto la maschera.
Cambiò prospettiva e discorso, tornando ad osservare l'orizzonte notturno
«non sono abituato a questa calma»
«nemmeno io, Chat. Ammetto di sentirmi un pochino a disagio, ma non dobbiamo abbassare la guardia»
La vide alzarsi e prendere in mano lo yo-yo: era ora di tornare a casa, così si eresse a sua volta
«hai ragione, Milady»
Dopo una breve pausa riprese, con il suo solito sorriso malizioso
«tornando al discorso di prima.. il servizio fotografico sarà i primi di settembre, prima di riprendere la scuola. Sfoggerai un'abbronzatura mozzafiato, per allora»
Ladybug lo guardò con particolare imbarazzo
«p-perché?» gli domandò avendo timore della risposta, al che l'eroe sorrise ancor di più
«perché ho intenzione di portarti al mare, Milady, e solitamente le pubblicità per profumi non hanno modelli adulti troppo coperti e tu ormai, coccinella, sei maggiorenne. Buonanotte chérie»
Detto questo, le fece un occhiolino e, dopo averle baciato le labbra che stavano ancora mantenendo l'espressione sorpresa, balzò sui tetti vicini per mezzo del suo bastone.

Nathaniel era seduto sul letto di camera sua, tra le mani quel foglio che forse, pensava, sarebbe stato meglio non aver mai letto.
La testa bassa e lo sguardo spento, il viso seriamente sconvolto.
Con delicatezza, Lila prese il foglio dalle sue mani e lo appoggiò sulla scrivania, dopodiché tornò a sedersi accanto a lui, in silenzio.
Gli passava una mano sulla schiena, in segno di conforto, e ragionava su quali fossero le parole migliori per quel momento, anche se, veramente, non gliene veniva alcuna alla mente.
Perciò optò per il silenzio.
Continuò a confortarlo così ancora un po', poi, vista l'ora tarda e il suo ragazzo fortemente provato, decise di parlare
«sarebbe meglio se provassi a dormire. So che faresti fatica a prendere sonno, ma almeno provaci. È tardi ed hai bisogno di riposo»
Il giovane rosso sospirò pesantemente lasciando rilassare le spalle, tese fino a quel momento.
«se vuoi sto qui con te, Nath. Non me ne andrò finché non ti sarai addormentato e domani tornerò qui»
La osservò e per un attimo i loro occhi rimasero incantati gli uni negli altri.
Di punto in bianco la testa del giovane tornò a voltarsi versi il pavimento.
La ragazza dunque si alzò, ma fu trattenuta subito per la mano che il suo fidanzato stava stringendo, rialzando lo sguardo su di lei
«Resta. Resta tutta la notte»
Lila, inizialmente spiazzata da quella richiesta, gli donò un sorriso dolce, comprendendo appieno la sua esigenza di non rimanere solo
«d'accordo, amore mio. Resto»

Chloé aveva appena terminato la videochiamata con Luka, che quei giorni si trovava nel sud della Francia con la sua band per il videoclip del nuovo singolo.
«mi manchi da morire, baby»
Le aveva detto il musicista poco prima di salutarla.
Sbuffò tristemente, ripensando a quelle parole, riconoscendo una certa gelosia e mancanza di averlo accanto. Avrebbe tanto voluto essere lì, assistere alle riprese e magari passare qualche ora con lui ed i suoi compagni, che ormai conosceva da qualche tempo.
Sfiorò l'immagine sullo schermo del PC, una foto che avevano fatto in piscina quella domenica e che lui aveva postato sul suo profilo dichiarando al mondo intero che lei era la sua ragazza.
Chloé, abituata ai social, si era imbarazzata e stupita da quel gesto, che, nonostante tutto, l'aveva resa particolarmente felice.
Eppure ora se ne stava lì, ad aspettare con ansia il suo ritorno due giorni dopo, a torturarsi le unghie ormai poco curate.
Sarebbe il caso di darvi una sistemata, prima che torni.
Pensò rimirandosele con attenzione.

Faceva particolarmente caldo quella notte e Gabriel Agreste si svegliò per andare a prendere dell'acqua da bere, ma, sedendosi sul materasso ed accendendo l'abat-jour, si accorse che la moglie non era a letto.
Si alzò, inforcando gli occhiali e dirigendosi verso la cucina, dato che la donna non era in camera.
La chiamò lungo il suo percorso, senza però ricevere risposta.
Raggiunto il salotto la trovò in piedi avanti alla porta finestra ad osservare la notte.
«tutto bene, Nathalie?»
Le domandò avvicinandosi ed avvolgendole la vita con un braccio, mentre lei sospirava.
«non riesco a dormire, ultimamente, sarà il troppo caldo o lo stress di queste settimane. Accompagnare Adrien nei suoi servizi mi sta portando via molte energie. Non immagino quanto possa essere stanco, povero ragazzo. Speriamo che queste due settimane passino in fretta: abbiamo davvero bisogno di riposo»
L'uomo la strinse con entrambe le braccia e le diede un bacio sulla guancia
«vedrò di fare il possibile perché siano più leggere per tutti. Domani chiamo il fotografo e gli dico di fare l'ultimo servizio nel giardino della nostra villa»
Gli occhi di Nathalie lo fissarono sbalorditi e nel contempo grati, che lo fecero sorridere
«che c'è? Abbiamo la piscina sul retro, il roseto, il giardino è grande, c'è una zona d'ombra con alcuni alberi. Andare fuori Parigi per avere la stessa location mi sembra eccessivo»
La moglie ridacchiò e poi fece l'ennesimo sospiro
«è perfetto. Ma la prossima volta pensiamoci prima: non vorrei trovarmi un figlio che detesta il suo lavoro per il troppo stress e per non poter vedere la sua dolce metà»

Tikki sospirava, inusualmente seduta alla finestra ad oblò e guardava fuori.
La sua portatrice stava dormendo: dopo la ronda con Chat Noir, l'idea delle vacanze insieme e la notizia della pubblicità del profumo sembrava una cavalletta, da quanto fosse agitata.
Ci aveva messo un bel po' a farla calmare e finalmente ora dormiva.
Ma la piccola coccinella non si sentiva serena, non riusciva a capire cosa la stesse preoccupando così fortemente da non farle chiudere occhio.
Sobbalzò, quando all'improvviso si trovò di fronte, dall'altra parte del vetro, il suo compagno Plagg, che la osservava con la sua stessa espressione.
«come stai?»
Le chiese una volta entrato nella stanza, sedendosi accanto a lei, che sospirò di nuovo.
«mh.. Non bene.. Ho uno strano presentimento, come se qualcosa non andasse per il verso giusto, ma non capisco cosa...»
Le appoggiò la zampina sulla spalla, mantenendo lo sguardo sul vetro
«temo che questa tranquillità non durerà a lungo. Meglio fare un giro da Fu il prima possibile»
Tikki si volse verso la sua protetta
«con loro?»
«no, mia cara, per ora preserviamoli da qualunque allarmismo infondato»

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