1° capitolo

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Io sono...

Aria fresca, paesaggio tranquillo, uccelli che volano nel limpido cielo: oggi è tutto così... normale. Ogni mattina mi sveglio guardando fuori dalla mia piccola finestra. Alla sinistra c'è il comodino accanto al mio letto color viola arcobaleno che solo alla vista mi ricorda i fiori che mia nonna mi regalava quando ero piccina. Ella è morta a causa di un terribile tumore allo stomaco che pian piano la consumava fino al temuto giorno. Era la madre di mio padre ed era la mia nonna preferita. Insegnava materie scientifiche, soprattutto matematica e logica, dunque è possibile che abbia preso da lei la passione per l'astronomia, poiché possedeva finanche un telescopio, me lo lasciava utilizzare quando la andavo a visitare. Se avessimo potuto, avremmo trascorso ore se non un intero pomeriggio a discutere su chi avesse avuto ragione nei vari temi. Si sarebbe acceso un dibattito così spietato che neanche quello in televisione su chi deve diventare il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America avrebbe vinto in un paragone.

Continuando ad ammirare il panorama, al di là delle quattro mura della mia stanza c'è il solito cipresso del nostro grande cortile pieno di piante, la solita vicina che sgrida il suo cane pastore Tedd, le solite aiuole della cara signora Bennet e il vocio delle vecchierelle che giocano, non so come, a carte alle belle sette e mezzo di mattino. Come fanno a ragionare e, soprattutto, a muovere i loro cadenti e fragili arti superiori, io me lo chiedo ogni volta che le osservo intente al gioco (briscola, scopa, Machiavelli, scala quaranta, scala reale... chi più ne ha, ne metta). Se non ci fossero loro, tuttavia, giacerebbe un silenzio tombale che io non avrei mai sentito, incombente in questa via o, forse meglio, in tutto il quartiere.

A proposito, le mie buone maniere non so dove siano finite: non mi sono presentata con dovere. Io sono Caterine, una ragazza solare sedicenne che vive in un paese periferico di cui il nome non interesserebbe a nessuno. Bene, dunque posso procedere, giusto? O sarebbe clemente dirlo? No, ho scelto di non proferire parole per quanto riguarda il nome del mio paese natale, in caso contrario cambierò idea in un secondo tempo.

Il mio carattere viene definito unico dai miei familiari e non solo, perfino dalle mie amiche. Mi descrivono come una fanciulla riservata e buona, eppure un po' permalosa e testarda. Mi arrabbio talmente facilmente che se qualcuno mi fa innervosire, divento quasi quasi un po' noiosa, poiché può succedere che io inizi a rispondere a male parole se la mia fiamma interiore si accende. Attenzione, può bruciare il terreno che la circonda. Sebbene lascio l'onore di avere l'epiteto "peperoncino" (alquanto bizzarro) a mia sorella. Quante risate quando, nella mia dolce età, i miei genitori chiamavano la mia sorellona con maestosa voce sinfonica e con quell'appellativo. 

Non mi devo perdere in chiacchiere, Caterine concentrati e prosegui. Per non parlare della mia bontà quasi eccessiva e il mio altruismo verso il prossimo: un semplice sorriso a uno straniero appartiene alla mia routine quotidiana; se una persona è contenta e soddisfatta, lo sono prima io per lei.

Questo è ciò che mi rappresenta e probabilmente è il motivo per cui sono di personalità ENFJ. Voi ci credereste? Sentite ladies and gentleman, io dovrei essere una diplomatica, precisamente una protagonista. Che grande profonda bella divertente battuta. Io al vostro posto mi starei rotolando a terra per quanto sto piangendo di gioia.

Nella verità dei fatti protagonista significa, oltre al voler essere il leader del "gruppo" per portarlo alla fine, allo scopo, indica proprio il catarsi dell'individuo con personalità ENFJ dello stato d'animo della persona per cui proviamo l'emozione suddetta. È un po' difficile da spiegarsi ma detto in parole povere, se una persona è giù di morale, molto probabilmente entriamo nel vortice emotivo di quella stessa persona.

Mine (mia)Where stories live. Discover now