Capitolo 31

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Tobias



Non posso permettere a quella strampalata di rovinarmi la giornata. Ho bisogno di un po' di sano divertimento senza pensieri e complicazioni. 

Percorro sfrecciando le strade cercando un luogo appartato e mi fermo in un parcheggio deserto. Il sole sta calando e le sfumature aranciate del cielo rilassano i miei nervi. 

Prendo un lungo respiro e aziono la modalità per oscurare anche la parte anteriore dei vetri. Mi volto verso la ragazza e noto una luce che attraversa i suoi occhi mentre allunga una mano sulla mia coscia per risalire fino al mio inguine. Non ho bisogno di smancerie inutili, la tiro a sedere su di me abbassando lo schienale del sedile. Lei mi sfila la maglietta e avverto le sue unghie affilate graffiare il mio petto. Mi intrufolo con la lingua nella sua bocca e la sento gemere dal desiderio crescente.

Passo al suo collo, tracciando una scia di piccoli morsi, e respiro a pieni polmoni il suo profumo dolciastro, misto a quello della sua pelle. Eccitata, mi tira i capelli e comincia a sbottonarmi i Jeans con fare malizioso… ma il mio fisico non reagisce a tutto questo, è come se stessi guardando questa scena dall'esterno, non riesco a provare alcun tipo di pulsione. 

La ragazza si slaccia la parte anteriore del vestito sbattendomi in faccia il seno alto e sodo, subito dopo allunga una mano dentro ai miei boxer. 

Più muove la sua abile mano, più mi sento inerme. La mia testa è da un'altra parte, non riesco a lasciarmi andare…

Prendo la ragazza per le cosce e la sposto bruscamente sul sedile del passeggero. Poi, con un gesto deciso, mi rimetto la maglietta e sistemo il sedile. Cazzo! non è possibile che stia capitando a me! Mai in tutta la mia vita è successo qualcosa del genere. 

«Tesoro, che succede? Non ti riconosco più.» Accendo la macchina e parto. «Cosa c'è, volevi scoparti la ragazzina del bar? Lo sapevo, ho visto come guardavi quella sgualdrina!» sputa quelle parole come fossero veleno, rossa in viso per la rabbia. Il suo volto prima dolce e angelico, ora è teso e indurito.

A quelle parole il mio cervello non connette più, una sensazione viscerale mi sormonta dentro, come se avesse insultato me e non quella mezza sconosciuta. 

«Devi stare zitta. Qua l’unica sgualdrina sei tu» rispondo di getto e il mio tono rabbioso non ammette repliche. 

La ragazza, presa alla sprovvista da quelle parole, spalanca gli occhi stupita, sobbalzando come se avesse preso uno schiaffo in pieno volto. Dopo pochi secondi la sento ridere di gusto. Distolgo lo sguardo dalla guida e la trovo con la fronte aggrottata e lo sguardo perso nei suoi pensieri. 

 
«Ascoltami. Non so cosa mi prende, il problema non sei tu, ma sono io. Non volevo ferirti», sento un sospiro e quindi proseguo tenendo gli occhi sulla strada, «ti assicuro che sei bellissima come sempre, sono io ad essere cambiato. E per quanto riguarda la ragazza della caffetteria la conosco a malapena, ma… non so come spiegarlo è come se mi avesse fatto un sortilegio, mi ha incasinato la vita. Neanche più il mio soldatino vuole andare in guerra.» esclamo con un mezzo sorriso tra il disperato e il divertito. 

Getto un occhio sulla ragazza e scopro che ora mi sta guardando. Il suo sguardo azzurro brilla grazie ai riflessi della strada, ma sembra stranita. Ha il naso arricciato come se stesse riflettendo sulle mie parole. 

«In realtà è proprio vero, sei cambiato. Non so cosa ti sia successo, Tobias, ma sarei una stupida se insistessi ancora con te… tra te e quella ragazza c'è qualcosa, non sono arrabbiata, te lo assicuro. Però potevi anche dirmelo, non voglio essere un ripiego,» stringe le labbra in una smorfia per poi riprendere a parlare,«Non sembri più lo stesso ragazzo, prima ci divertivamo così tanto… ora invece sembri tormentato, appesantito da qualcosa, o forse sei semplicemente cresciuto.» conclude con un mezzo sorriso. 

Resto in silenzio a riflettere sulle sue parole, più ci penso e più mi convinco che abbia ragione. 

Ora l'atmosfera sembra molto più rilassata. Forse mi ha fatto bene parlare con questa ragazza, anche se ha confermato il mio pensiero. Il coma mi ha cambiato, è come se non fossi più la stessa persona. Finalmente accosto davanti a casa della ragazza. 

Mi guarda e la sua espressione si ammorbidisce tendendo le labbra in un lieve sorriso. «Tranquillo, il segreto sul tuo soldatino è al sicuro con me. Ma se vuoi un consiglio da amica, è meglio che fai pace con te stesso prima di uscire con qualsiasi altra ragazza.» dicendo questo apre la portiera e mi lascia lì come un imbecille a riflettere sulle sue parole. 


Il sole è già tramontato da un pezzo

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Il sole è già tramontato da un pezzo. Le luci e le insegne colorate danno vita alle strade della città, insieme all'intenso traffico, donandogli un aspetto completamente diverso. 

Mi trovo a girare nella zona della tavola calda. Vorrei andare da lei e chiederle cosa mi ha fatto, anche solo per vedere la sua espressione imbronciata.

Accosto dal lato opposto alla tavola calda deciso a fare due passi per schiarirmi le idee. Sto per scendere dall'auto quando noto Chris appoggiato a lato della porta con lo sguardo fisso sul telefono. 

Mi blocco, indeciso sul da farsi, ma nel frattempo lei esce. Appena la vedo un sorriso si fa spazio sulle mie labbra, ma si spegne nel momento in cui Chris la abbraccia e si avviano verso la sua auto. Stringendo il volante in modo convulso agisco d'istinto: parto e li seguo senza perderli un attimo di vista. 

Abbasso il finestrino in cerca di aria fresca, come se quel semplice gesto possa quietare i mille pensieri che affollano la mia testa. Una leggera brezza mi investe e respiro a pieni polmoni per assimilare più tranquillità possibile. 

Dopo un breve tragitto accostano di fronte a un complesso residenziale molto signorile. Mi si accappona la pelle come se fossi in un déjà vu, sento la testa formicolare e la sensazione di essere già stato qui si fa sempre più spazio nella mia mente. Natalie scende quasi subito, saluta Chris con un cenno della mano appena prima che lui parta a tutta velocità. La cosa curiosa però è la macchina nera ammaccata sul retro che subito dopo si posiziona qualche metro più avanti e spegne il motore senza che nessuno scenda. 

Qualcosa non va, mi sento osservato. Nell'aria si propaga un acre odore così tanto familiare quanto disgustoso di fumo misto ad alcool, un odore indimenticabile, ancorato alla mia memoria. Porto d'istinto una mano sopra la spalla, quasi in un gesto nervoso, dove le mie dita percorrono il ruvido rilievo delle cicatrici lasciate dalle cinghiate. Il mio respiro diventa subito irregolare e il cuore comincia a battere furiosamente.. 

Alzo lo sguardo verso lo specchietto retrovisore, ormai certo di essere osservato. Ciò che vedo mi mozza il fiato, facendomi trasalire sul sedile: per un attimo vedo seduta sui sedili posteriori una figura sfocata, ma comunque distinguibile. I vestiti logori e sporchi, il viso spigoloso e le labbra violacee incurvate in uno sghembo sorriso. Ma la cosa più assurda è quel grosso foro di proiettile al centro della fronte, contornato da una corona di sangue rappreso. 

Un conato di vomito risale su per il mio esofago, ormai mi sembra di essermi dimenticato come si respira, fatico a immettere aria nei polmoni. Boccheggio spasmodicamente come un pesce fuor d'acqua, portandomi le mani al petto. No non può essere lui…  lui è morto per sempre, non può più farmi del male. Eppure era lì. 

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⏰ Last updated: Jun 04, 2021 ⏰

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