Capitolo 13

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Natalie







Con il fiato corto per la discussione appena avuta, osservo la figura di Tobias voltarmi le spalle per poi scomparire. 

Cosa c'è che non va in me? Me lo sono già chiesta una miriade di volte nella mia vita. 

Perché non posso condurre un'esistenza normale come la maggior parte delle ragazze della mia età? 

La mia capacità non è un dono, ma una maledizione, ne sono convinta. 

Proprio ora che mi sono illusa di poter ricominciare a condurre una vita tranquilla, questa cosa si ripresenta a torturarmi sia nel sonno, che nella vita di tutti i giorni. 

Ancora seduta sul letto, con le mani che stringono le lenzuola in una morsa rabbiosa, cerco di mettere ordine in quell'ammasso di pensieri che si rincorrono nella mia testa. 

Sono perfettamente consapevole che da stanotte non posso più tornare indietro, è stato come aprire il vaso di Pandora. 

I miei poteri stanno cercando di dirmi qualcosa e a questo punto trovo inutile opporsi. Sarebbe tutto più facile se quel fantasma impiccione fosse propenso ad avere una conversazione civile, piuttosto che intromettersi nella mia vita pretendendo di lasciarmi all'oscuro di ciò che gli sta succedendo. 

Com'è possibile aiutare qualcuno se questi non te lo permette? 

Alzo lo sguardo, osservo il dipinto di mia madre appeso al muro di fronte a me.

 
Lei avrebbe saputo certamente cosa fare, nonostante non avesse le mie stesse capacità. Tuttavia possedeva un'innata empatia verso il prossimo. 

Il suo animo era puro e gentile e con un semplice sguardo riusciva a comprendere il mio stato emotivo. 

Ad ogni episodio legato ai miei poteri lei riusciva ad aiutarmi a mantenere la calma, per poi prendere la decisione migliore. 

Ripercorro con la mente i ricordi che mi conducono all'ultima volta che abbiamo parlato. 

Erano ormai settimane che si trovava confinata a letto a causa delle pessime condizioni di salute in cui riversava. 

Mi trovavo seduta al suo fianco, la sua fredda mano era gentilmente posata sulla mia. Della donna solare che era, non c'era più traccia, se non per quel suo dolcissimo sorriso che mi riservava ogni volta che i nostri sguardi si intrecciavano.

«Tesoro, cosa ti turba?» chiese in tono dolce, ma affaticato. 

«Mamma, ho paura, ho tremendamente paura di perderti. Tu sei tutto ciò che ho, non potrei vivere senza di te.» dissi con gli occhi pieni di lacrime. 

«Non dire sciocchezze amore mio, tu sei la ragazza più forte che conosco. Non rimarrai mai sola. Qualsiasi cosa accada sarò sempre al tuo fianco. Chi meglio di te può capire queste parole?» esclamò decisa. 

Ormai le lacrime solcavano il mio viso. «Mamma, ti prego, non puoi dirmi questo, non riesco neanche a immaginarlo.» e mi lanciai tra le sue braccia, pur facendo attenzione a non farle del male. 

Lei, accarezzandomi la testa con movimenti lenti e delicati, disse: «Non temere il tuo dono tesoro. So che non lo credi tale, ma c'è un destino, Natalie, e tu sei dovrai portare avanti questo grande disegno che da lassù hanno pensato per te.» 

«E ti prego, non diffidare di tuo padre. Lui è un brav'uomo e ti ama molto, ha solo un temperamento forte e delle salde convinzioni che gli sono state imposte

Non osai ribattere, per non turbarla. Quel pomeriggio rimasi con lei, tra le sue braccia, finché le sue condizioni d'un tratto peggiorarono. 

Mi desto da quei ricordi con prepotenza, prima che mi possano trascinare a fondo, nella più totale disperazione. 

Decido di alzarmi per fare una doccia, ma appena mi trovo in piedi una scarica di dolore si irradia lungo tutte le gambe. Quando abbasso lo sguardo, scorgo due grossi ematomi bluastri all'altezza delle ginocchia che spiccano sulla mia pelle chiara. 

Per un istante sto già per dimenticare l'accaduto della notte precedente. Senza indugiare mi dirigo verso il bagno, togliendo i pochi indumenti che ho addosso. 

Lo scorrere dell'acqua calda sul mio corpo fa riaffiorare l'indolenzimento causato dalla caduta di ieri e con esso altri quesiti. 

Come è riuscito Tobias a spingermi? Ma soprattutto, cosa lo ha portato a tentare l'impossibile per salvarmi? 

Uscendo dalla doccia, poso i piedi sulle mattonelle ghiacciate, mentre cerco di distogliere la mente da questo pensiero, pur promettendo a me stessa di arrivare in fondo alla questione. 

Metto i primi vestiti che trovo e lego i capelli in una coda alta e, con passo deciso, vado in cucina. 

Trovo Richard seduto alla grande tavola da pranzo che legge il giornale. Il suo solito ciuffo brizzolato ricade ordinatamente su un lato del viso dai tratti leggermente spigolosi, all'altezza degli occhi. 

Appena il suo sguardo si posa su di me, noto che passa dalla solita indifferenza alla preoccupazione in un lampo. 

Cavolo! Ho messo i pantaloncini senza pensare che avrebbe potuto notare i lividi sulle mie gambe. 

«Santo cielo, Natalie! Cosa ti è successo?»

«Nulla, davvero, non devi preoccuparti. Sono solo scivolata. Sai che sono fatta così, non ne combino mai una giusta.» rispondo rassegnata. Oggi non ho proprio voglia di dare spiegazioni, ma soprattutto di innervosirmi discutendo con lui. 

Lui si alza di scatto dalla sedia e viene verso di me. «Cerca di essere collaborativa per una santa volta! Spiegami come è andata e fatti dare un'occhiata!» Il tono non ammette repliche. Ascolta, non ho proprio nulla da spiegare e soprattutto non ho bisogno della tua caritatevole visita.» Mentre dico questo mi paro davanti a lui fissandolo dritto nei suoi occhi scuri. Di certo non sembro molto minacciosa, vista la sua imponente altezza. 

«Natalie, dannazione, vuoi farti aiutare? Vuoi capirlo che sono tuo padre e non il tuo più acerrimo nemico? Mi sto solo preoccupando per te!» dicendo questo, rosso in viso dalla rabbia, fa una cosa che non mi sarei mai aspettata… Allarga le braccia e in un gesto deciso mi stringe in un forte abbraccio.

Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho sentito le sue braccia stringermi. 

Inizialmente mi irrigidisco, poi pian piano i miei muscoli si rilassano. 

Sento una timida lacrima scendere sul mio viso, seguita da molte altre. Inspiro a pieni polmoni, il profumo muschiato del suo dopobarba solletica le mie narici, profuma di forte. 

Finalmente mi decido a ricambiare quel goffo abbraccio, e sento che la tensione abbandona anche lui. 

Mi scosto leggermente per sbirciare il suo volto, sembra sereno, rilassato, ha persino chiuso gli occhi. 

Che sia veramente la fine di un'era di litigi? 

I see you (IN REVISIONE)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum