Capitolo 20 - Il volo di Shizuka (parte 2)

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Shizuka calcolò l'opzione di prendere l'ascensore per arrivare tre piani più in basso, ma scartò l'idea. L'ascensore non era particolarmente nuovo in quell'hotel e faceva un rumore assordante che di sicuro non l'avrebbe aiutata nella sua fuga notturna, e avrebbe attirato fin troppo l'attenzione.

Nell'ascensore avrebbe potuto esserci una telecamera, e se avesse ripreso le porte aprirsi e i tasti premersi da soli sarebbe successo chissà cosa.

Suo nonno l'aveva fatta sempre studiare a casa da bambina per un motivo- la segretezza. Gli stand erano un segreto, al mondo.

Avere i poteri dei supereroi dei fumetti? Una pazzia, ai più. E per questo una bambina troppo piccola per controllare il suo stand invisibile sarebbe stato un problema in una scuola pubblica, e anche in una scuola privata. Shizuka ricordava di aver passato la sua infanzia da sola e in casa o nel giardino, che fosse a New York coi suoi nonni anziani o a Liverpool con suo padre e il suo babysitter.

A Liverpool le era permesso andare in una scuola privata, che però apparteneva alla Fondazione Speedwagon- la cui sede principale era proprio in quella città.

A Morioh, invece, le era stato permesso di finire le scuole nello stesso edificio che aveva frequentato suo padre Josuke, la Budoga-Oka, ma poco le sembrava davvero cambiato. Era un ambiente circospetto, regolato e controllato, dove lei non avrebbe dato nell'occhio. Sempre messa da parte, controllata e guardata dall'alto al basso.

Quella parte della sua vita era finita, una volta per tutte.

Chissà cosa avrebbe pensato nonno Joseph della sua scelta di scappare, di avere una sua personale avventura con gli Zeppeli e onde concentriche a combattere vampiri, come lui stesso aveva affrontato. In fondo, era tutto merito suo: lui l'aveva trovata, adottata, e salvato dandole la sua stessa vita- il suo sangue.

Shizuka pensò che sì, nonno Joseph sarebbe stato dalla sua parte, e quell'avventura non era altro che rendergli omaggio, e fargli sapere che quel sangue non era stato sprecato in una debole, inutile ragazzina, ma apparteneva ora ad una guerriera che avrebbe salvato il mondo.

Sollevando la valigia con entrambe le braccia, decise di correre quei tre piani di scale a piedi. Avrebbe corso fino a La Bassa, un po' di riscaldamento le serviva. Lei era forte.

Quasi arrivata al piano terra, però, decise di tornare visibile. Se un portinaio fosse stato lì gli sarebbe sicuramente sembrato come minimo sospetto vedere una porta aprirsi e chiudersi da sola.

E poi nel novembre di quell'anno, il 2018, Shizuka avrebbe compiuto vent'anni. Poteva andare dove le pareva, ne aveva l'età e tutti i diritti per farlo!

Appoggiò i piedi, ora visibili, sul parquet del piano terra. La hall era silenziosa, vasta e, per quanto poteva vedere, deserta.

Prese coraggio, inspirò profondamente per le narici e fece un simbolico primo passo verso la porta d'uscita del Colori del Tramonto.

Che fu interrotto da una voce familiare.

"Cosa ci fai qui, Shizuka?"

Il sangue nelle vene della ragazza si gelò di colpo. Sentì le punta delle dita formicolare e diventare invisibile mentre si voltava di scatto a fissare Okuyasu, seduto su un divano in un angolo della hall. Tra le sue mani, un asciugamano rosso.

Con orrore, Shizuka si accorse che l'asciugamano era bianco, e il rosso era il colore del sangue che sgorgava dal palmo della mano destra dell'uomo.

Shizuka deglutì, e decise di rispondere a tono. "Che ci fai tu, qui?" gli chiese.

Okuyasu le rivolse un sorriso- triste, spento, senza nessuna energia. Nulla che le ricordasse Okuyasu. "Bella domanda."

Le Bizzarre Avventure di JoJo parte 7.1: Dangerous HeritageWhere stories live. Discover now