Parte 1 capitolo 11

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Pov's Lexie

Nonostante la mia voglia di rimanere in quella casa e restarci per tutta la vita, mi dovetti alzare e vestire per andare a lavoro. Misi il pigiama che mi aveva gentilmente prestato Mario nella lavatrice, lasciai un biglietto di ringraziamento sul suo comodino e, una volta prese tutte le mie cose, uscì di casa.
L'aria fredda mi fece venire i brividi, così mi strinsi nella felpa sperando di arrivare il prima possibile.
Dopo una decina di minuti varcai la porta del bar. Posai tutte le mie cose nello sgabuzzino e mi misi a pulire i tavoli prima di aprire.
Girai il cartello dalla parte della scritta "aperto" e mi misi dietro al balcone ad aspettare i clienti.
Le prime persone cominciarono ad entrare così mi misi subito a fare caffè su caffè, la mattina era sempre un trauma.
Dopo due buone orette di lavoro mi concessi una sigaretta, avevo faticato veramente tanto.
Strofinai le mani ancora sporche di caffè e raggrinzite sul grembiule, sfilando il nodo dietro la schiena.
Tirai fuori il necessario per rollarmi una bella sigaretta e poi l'accessi.
Sbuffai il fumo e lo osservai dissolversi nell'aria. Sentì immediatamente i muscoli rilassarsi e la mente alleggerirsi...sante sigarette.
Buttai il drummino ormai finito nel posacenere e mi alzai ritornando nel bar.
Il mio stomaco brontolava davvero tanto, cosi decisi di farmi un panino con del pomodoro e due fette di prosciutto. Mangiai tutto in fretta per non essere vista da nessuno, bevvi un sorso d'acqua e sentì il campanello della porta suonare.
Mi girai di scatto e accolsi il cliente con un sorriso, scrivendo sul mio taccuino il suo ordine. Preparai il tutto e glielo servi, facendo lo stesso con i clienti che pian piano riempivano il bar.

Pov's Mario

Aprì di poco gli occhi infastidito dalla forte luce del sole che ormai era sorto.
Mi girai, al mio fianco c'era solo Diego e pensai che la ragazza fosse in cucina, così mi alzai e andai in bagno.
Vidi un biglietto poggiato sul comodino e lo aprì, leggendo silenziosamente il piccolo testo.
"Ciao Mario e ciao Diego, scusatemi se non vi ho salutato stamattina ma sono dovuta correre a lavoro.
Grazie mille per avermi ospitata, per avermi dato un letto su cui dormire, un pigiama in cui stringermi e un tetto dove ripararmi, siete stati veramente gentili.
Questo è il mio numero nel caso un giorno vorremmo prendere un caffè insieme, un bacio.
+39363176....♡"
Accesi immediatamente il telefono e salvai il suo contatto come "Lexie quella del parco".
Guardai l'ora e poi spensi il telefono indeciso sul da farsi.
Mi affacciai alla finestra, mi accesi una sigaretta e mi misi comodo a osservare il panorama. Il mare era illuminato dal sole e pieno zeppo di ragazzini che nuotavano e si schizzavano tra di loro. Un leggero venticello rinfrescava l'aria e rendeva l'atmosfera più piacevole.
Buttai il mozzicone di sigaretta nel posacenere e mi buttai un'altra volta sul letto. Decisi di andare a prendere due pezzi di focaccia per il pranzo e per la colazione. Cosi mi alzai dal letto, mi misi una felpa addosso e uscì di casa. Misi come al solito le cuffiette e feci partire 'Puro Bogotà' dei Club Dogo a tutto volume.
In meno di diedi minuti arrivai al panificio, così spensi la musica, mi tolsi le cuffiette e entrai nel negozio.
Una volta entrato salutai il mio amico Giorgio, nonché praticamente proprietario di quel panificio, e ordinai circa una ventina di pezzi di focaccia. Come al solito mi fece uno sconto così ringrazia, pagai quello che dovevo pagare e me ne andai.
L'odore di focaccia calda mi fece venire l'acquolina in bocca e decisi addentarne un pezzo. Non mangiavo assai, è vero, ma se c'è una cosa a cui non sapevo resistere quella era la focaccia.
Appena finito di mangiare arrivai a casa e, una volta dentro, posai la busta piena di focaccia in uno degli sportelli superiori. Non feci in tempo a chiudere lo sportello che senti una voce dietro di me.
<Dove pensa di mettere quella focaccia, signor Molinari?> mi chiese Mirko con gli occhi serrati, puntandomi il dito contro.
<Da nessuna parte, signor Martorana> risposi con un sorrisetto, alzando le mani in segno di difesa.
<Perfetto, allora si sposti>.
Mi allontanai e lui prese il mio posto, divorandosi un pezzo di pizza.
<Lasciane un po' anche agli altri> urlai tornandomene in camera.
<Forse> rispose lui, ancora con la bocca piena.
[...]

Pov's Diego

Mi svegliai sentendo un gran baccano provenire dalla cucina, così mi alzai e andai a vedere cosa stava succedendo.
La scena che mi si parò davanti era a dir poco assurda. Presi immediatamente il telefono e cominciai a registrare Mirko, in mutande, che twerkava sul tavolo, con una ghirlanda al collo e gli occhiali da sole giallo fluo sulla testa.
Stoppai il video e scoppiai in una fragorosa risata.
<A rega, ma che siete fatti già alle nove di mattina?>
<Amo song e doj e nu quart>disse Sfera cercando di sembrare il più napoletano possibile, ma fallendo miseramente a causa del suo accento milanese.
<Sfe pure tu stai tutto fatto eh> gridai a Sfera a causa della musica alta.
Lui mi sorrise, di prese un pezzo di focaccia e salì sul tavolo a twerkare insieme a Mirko.
Scossi la testa divertito e addentai anch'io un pezzo di focaccia.
Mi misi vicino a Mario e gli tolsi la sigaretta dalle labbra rubandogliene un tiro.
<Non si rubano i tiri cosi>
<Attenzione che ti rubo pure quella> dissi indicandogli la bottiglia di birra che aveva in mano. Lui fece una faccia da cucciolo e nascose la bottiglia dietro di sé, per poi continuare a fumare la sua sigaretta in pace.
Presi una delle tante ghirlande appese alla sedia e la indossai, mi accesi una sigaretta e salì sul "palco" a ballare insieme agli altri cretini del gruppo.

Pov's Lexie

<Uh finalmente!> esclamai dopo aver finito di pulire l'ultimo tavolo.
Ormai stavo lavorando da sei lunghissime e i miei piedi chiedevano venia.
Accesi il telefono e controllai se qualcuno mi avesse chiamata, rimanendo amareggiata nel vedere zero chiamate perse. Mi aspettavo di ricevere una chiamata o almeno un messaggio da parte di Mario o di Diego. Spensi il telefono e sospirai, dovevo aspettarmelo.
Sentì il campanello suonare e imprecai contro me stessa per non aver girato il cartellino che segnava la chiusura.
<Salve> mi girai verso il cliente ma rimasi sorpresa a vedere il gruppo di ragazzi a cui tanto mi ero affezionata, pieni di ghirlande e con delle canne e birre in mano.
<Ue salve bella!>urlò Mirko, il più silenzioso del gruppo.
<Ragazzi ma che ci fate qui? E come caspita siete conciati?!> dissi sconvolta guardando i sei ragazzi diversi.
<Siamo venuti a trovarti, mi pare ovvio, no?> urlò Gionata.
<Non c'è bisogno che urli, ho un buon udito, sai?> dissi infastidita e lui scoppiò a ridere.
Ma dove sono finita?

Ma noi imperterriti intenti a baciarci Where stories live. Discover now