Capitolo 6

96 5 0
                                    


Pov's Lexie

Chiusi il portone e cominciai ad incamminarmi verso la mia meta. Guardai l'ora e mi resi conto che era veramente tardi, dovevo correre se volevo arrivare in tempo a lavoro. Arrivai con il fiatone al bar in cui lavoravo e andai immediatamente a mettermi il grembiule e cominciai a pulire i vari bicchieri. Vidi vari clienti entrare e pregai che quelle 7 ore che dovevo passare la dentro passassero in fretta, odiavo stare in mezzo alla gente.
Mi avvicinai a un tavolo e presi le ordinazioni, ringraziando con un sorriso e ritornando al bancone, mettendomi subito alla piastra per preparare i panini da loro richiesti. Feci anche due spremute d'arancia e adagiai il tutto su un vassoio per poi servire. Continuai a fare vari panini e bibite varie per tutta la giornata, fino all'orario di chiusura. Pulí un po' il pavimento, spazzando per terra e lavali i tavoli con la spugna, lasciando fare il resto ai ragazzi che lavoravano con me. Saluta con un semplice "ciao" che venne ignorato da tutti e me ne andai. Fuori il cielo era luminoso, per fortuna era quasi estate ed era finito il buio perenne. Decisi di farmi una passeggiata sul mare, prendendo durante il tragitto un pacchetto di sigarette. Arrivai all spiaggia e mi tolsi le scarpe, sedendomi per terra. Rimasi lì per circa un'ora a contemplare il mare con una sigaretta tra le labbra e un foglio pieno di cancellature sotto gli occhi. Adoravo la scrittura ed era l'unico modo in cui riuscivo a sfogarmi, ma purtroppo avevo un blocco e non riuscivo a scrivere niente se non frasi senza senso. Mi arresi e accartocciai il foglio, buttandolo nello zaino. Spensi la sigaretta nella sabbia e la buttai in un cestino che si trovava pochi metri più in là. Cominciai a girare per paese, cercando un piccolo posticino dove potermi accantonare per una notte,
dato che non sapevo dove andare e  l'indomani avrei cercato un b&b o qualcosa del genere. Trovai spazio accanto alla banca, l'unico posto che era isolato dato che il bancomat non funzionava, a mi accomodai vicino alle scale. Presi la bottiglietta d'acqua dallo zaino e ne bevvi un sorso, rimettendola a suo posto. Mi si avvicinò una vecchia signora con una busta con dentro delle coperte, e si sedette affianco a me. Mi scrutò un po' e poi prese parola, disturbando la mia quiete.
<Cosa ci fa una ragazzina come te in mezzo alla strada?> disse con voce dolce, quasi dispiaciuta per la mia situazione.
<Oh semplicemente mi sono dimenticata le chiavi e i miei stanno fuori> mentì sperando di finire la il discorso, ma lei purtroppo continuò.
<E non hai amici da cui andare?>
<La mia amica è fuori, sa com'è...è estate> mentì un'altra volta, d'altronde perché mai dovevo dire fatti privati a gente che non conoscevo?
<Ah capisco. Hai fame? È ora di cena e se vuoi puoi venire con me a vedere se troviamo qualcosa. Purtroppo io non ho niente e sto morendo di fame> disse abbassando lo sguardo leggermente in imbarazzo. Rimasi un attimo spiazzata, chissà quanta altre gente si trovava nella sua situazione, senza neanche potersi permettere un pezzo di pane.
<No tranquia signora, non ho fame, ma se vuole la posso accompagnare a prendere del cibo. Per fortuna ho venti euro, mi lasci offrirle una pizza> le dissi, alzandomi e sistemandomi i pantaloni, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
<Non ti preoccupare cara, ti serviranno quei soldi, non li spendere per me> disse e sapevo che infondo sperava che non avessi rinunciato ad offrirle la cena, e così fu. La portai nella pizzeria più vicina e le ordinai una pizza qualsiasi, prendendole anche una bottiglietta d'acqua. Pagai prendendomi il resto e la portai a mangiare sul mare dato che distava poco. Durante il tragitto non faceva che ringraziarmi e mi spuntò un piccolo sorriso sulle labbra. Questo piccolo gesto sapevo che per lei valeva molto, e d'altronde anche per me, mi sentivo una persona meno di merda.
Le feci compagnia, parlando del più e del meno, ridendo e scherzando. Tornammo al nostro accampamento e notammo con sollievo che le nostre cose si trovavano ancora la.
<Non si preoccupi, posso dormire anche sulle scale> dissi cercando di fermare Gemma, la signora affianco a me, che stendeva una coperta per farmici dormire sopra.
<Ma quale scale, tu dormi qui e io ti faccio compagnia. Mi hai offerto la cena, lasciami offrirti un posto comodo per dormire> disse sdraiandosi e agitando la mano affianco a lei, facendo segno di sdraiarmi. Sorrisi e mi avvicinai ringraziandola, per poi stendermi e coprirmi con un'altra coperta. Nonostante l'estate era una serata abbastanza fresca. Diedi la buonanotte a Gemma e caddi in un sonno profondo. Mi svegliai frastornata dal rumore di un clacson, accesi il telefono per vedere che ore erano: 02:34.
<Wow> esclamai, avevo dormito circa un'ora. Stetti lì un altro paio d'ore, fino a quando decisi di alzarmi e di andare a prendere un cornetto per la signora Gemma. Mi incamminai e cercai un bar aperto, trovandolo dopo circa mezz'ora di camminata. Presi il mio cornetto e me ne andai. Tornai al mio accampamento e presi le mie cose, lasciando il cornetto per Gemma nascosto sotto una coperta, in modo tale che nessuno l'avrebbe rubato, con affianco una banconota da 10 e un biglietto in cui la ringraziavo per quello che aveva fatto, per la buona compagnia e il posto per dormire, dicendole che prima o poi sarei tornata a trovarla.
Mi misi in spalla lo zaino e andai nel mio posto preferito: il mare.

Pov's Diego

Mi svegliai di soprassalto, spaventato da un forte rumore. Mi alzai di scatto, rendendomi conto che quel rumore deriva da Mario che era steso per terra dolorante. Cominciai a ridere a crepapelle, non so bene il motivo ma non riusci a trattenere quella risata. Aiutai Mario ad alzarsi e dopo varie bestemmie da parte sua ci riuscì, aiutandolo a sedersi sul letto. Cercai di smettere di ridere in quel modo così buffo, nascondendo il mio viso dietro la mano, ma falli quando dopo aver guardato Mario, che si massaggiava il ginocchio dolorante, siamo scoppiati a ridere entrambi.
La porta si spalancò di colpo, mostrando un Gionata visibilmente arrabbiato per essere stato svegliato. Non capendo fece una faccia curiosa e, dopo avergli detto che Mario era caduto, sbuffò, andandosene probabilmente in cucina.
Cercai di calmarmi e ci riuscii, così me ne andai in bagno per evitare di scoppiare un'altra volta a ridere.
Io amavo questa parte di me e Mario: ridere quasi fino alle lacrime per motivi stupidi, anche se molte volte non c'erano veri e propri motivi.
Sorrisi a quel pensiero e mi sciacquai la faccia, per poi strofinarla su un asciugamano e fare pipì. Lavai un'altra volta le mani e uscì, andando in cucina dove ormai erano tutti riuniti.
<Che ore sono?> domandò Mirko con la voce ancora impastata dal sonno, mentre si strofinava gli occhi. Non potei fare a meno di sorridere alla vista di quel piccolo faccino dolce, era proprio un bel ragazzo Mirko.
Accesi il telefono e lessi l'ora ad alta voce:
<Sono le 11 e mezza>
<Oh mica avete fame, vero?> domandò falco, sperando che nessuno di noi avesse fame, un po' perché non gli andava di cucinare e un po' perché non c'era niente. Gli sorrisi e feci cenno di no con la testa, andandomi a sedere sul cornicione vicino a Mario per fumare una sigaretta.
Gli altri ci raggiunsero e restammo lì, per non so quanto tempo, a guardare il panorama dal balcone di una piccola casa popolare.

Ma noi imperterriti intenti a baciarci Where stories live. Discover now