Capitolo 5

89 4 0
                                    

Pov's Lexie

Dall'altro capo c'era un ragazzo che smise di parlare appena sentì la mia richiesta di aiuto. Mi domandò chi fossi e cosa ci facevo con in mano il telefono del suo amico, ed io in preda al panico riusci a malapena a dire il mio nome e la situazione del ragazzo accanto a me. Lo senti zittirsi, per poi riprendere a parlare con voce molto preoccupata, chiedendomi dove fossi. Gli descrissi, in modo approssimativo, il parco in cui mi trovavo e lui attaccò, dicendomi che sarebbe venuto subito, e così fu. Vidi in lontananza una figura correre verso la mia direzione. Era un ragazzo dalle guance paffute, le labbra carnose e ben definite e degli occhi di colore marrone scuro, belli da mozzare il fiato. Vidi il suo sguardo incupirsi alla vista del suo amico steso a terra, circondato da sangue; beh come biasimarlo, non era una bella scena da vedere. Lo prese in braccio a mo' di sposa e cominciò a camminare verso una meta sconosciuta a me, ma decisi di seguirlo non sapendo dove andare. Con un po' di fatica, dato il dolore allo stomaco, riusci ad alzarmi e a raggiungerlo.
Si fermò davanti a una vecchia casa popolare, apri il portone ed entrò.
Io rimasi fuori, non sapendo che fare, insomma non mi era mai capitata una situazione del genere. Entrai solo dopo che lui mi diede il permesso e lo seguì fino alla porta di casa sua, aprendogliela perché aveva le mani occupate. Rimasi ancora una volta fuori ed entrai solo quando lui mi diede il concesso, un'altra volta. Poggiò il suo amico sul divanetto e sparì dietro la porta, lasciandomi da sola in una casa che non conoscevo. Lo vidi tornare poco dopo con in mano del disinfettante con un po' d'ovatta e delle garze, e con un asciugamano bagnato. Cercò di pulire la faccia dell'amico dalla terra ormai incrostata con il sangue, ma con scarsi risultati, dato che dopo poco l'amico si lamentò. Lo vidi alzarsi preoccupato, così mi feci coraggio e mi avvicinai, chiedendogli se gli serviva aiuto. Mi ringraziò non poche volte e, una volta lavato le mani mi misi all'opera.
Cominciai a tamponare un pezzo d'ovatta inzuppato nel disinfettante su una ferita, per poi fare così anche con le altre. Non potei fare a meno di notare le braccia di quel ragazzo, già segnate da brutte cicatrici. Mi piangeva il cuore a vederle, nonostante non lo conoscessi mi dispiaceva, chissà cosa stava passando, quanto male aveva dentro per dover arrivare a fare una cosa del genere. Scacciai via i pensieri e mi cpncentrai sulla grazia che stavo cercando di legare, con scarsi risultati. Notai solo dopo lo scotch di carta sul tavolo, così ne presi un pezzetto e chiusi la benda. Mi allontanai di poco, buttando tutti i pezzetti d'ovatta sporchi in una busta.
<Io ho finito, se vuoi ti do una mano a portarlo a letto> dissi al ragazzo, alzando lo sguardo per osservarlo meglio. Lui negò con la testa, dicendomi che ci avrebbe pensato lui e mi indicò il bagno per sciacquarmi  le mani. Lo ringraziai e mi diressi verso il bagno, chiudendomici dentro.

Pov's Diego

Indicai la porta del bagno alla ragazza  di cui neanche più il nome mi ricordavo, e andai a posare Mario sul letto. Tirai su il lenzuolo e lo feci sedere, togliendogli la maglietta per potergliene mettere una pulita. A questo gesto lui mugugnò, sussurrando frasi indecifrabili a cui non diedi tanto peso, dato che ero impegnato a cercare una maglietta nel suo armadio pieno di felpe. Ci rinunciai dopo un po' e ne andai a prendere una mia. Siccome faceva veramente tanto caldo decisi di prendergli una maglietta a maniche corte, nonostante lui non le indossasse quasi mai. Gliela misi e sorrisi, era bello vederlo una volta tanto a maniche corte, anche se le sue braccia e il suo corpo non era il massimo. Non fraintendetemi, era bellissimo veramente, ma le sue braccia piene di tagli non erano uno spettacolo da vedere, per non parlare della sua magrezza. Dio odiavo vederlo così, sapevo che stava soffrendo e io non potevo fare nulla per impedire ciò.
Lo feci sdraiare e lo coprì con il lenzuolo, per poi stampargli un bacio sulla guancia ed uscire dalla stanza per lasciarlo riposare. Ritornai in salotto e mi accorsi della ragazza, l'avevo lasciata da sola per tutto questo tempo senza neanche offrirle un bicchiere d'acqua, maledetto me!
<Oddio scusami non volevo lasciarti qui da sola, per caso vuoi un po' d'acqua?> domandai imbarazzato, grattandomi la nuca.
<Oh non preoccuparti, sto a posto così> rispose lui con un sorriso sue labbra. Sorrisi a mia volta e la invitai a sedersi sul divano.
<Forse è meglio che vada, non voglio disturbare ancora> disse lei con voce da bambina.
<Ehy ma quale disturbo, anzi sto da solo al momento e un po' di compagnia mi farebbe piacere> la rassicurai, sorridendole.
<No davvero, in più ho delle cose da fare quindi è meglio che vada> ci rimasi un po' male a quell'affermazione, ma non lo diedi a vedere.
<Oh va bene, allora a presto!> le sorrisi, aprendole la porta di casa.
<A presto, si spera> rispose lei, lasciandomi da solo davanti alla porta. Misi a posto le ultime cose che erano ancora in giro e mi misi a letto, vicino a Mario, pensando ancora a quella ragazza.

Ma noi imperterriti intenti a baciarci Where stories live. Discover now