Prologo - Alexa, play "Changes" by Black Sabbath

335 24 9
                                    

Era un tiepido pomeriggio di maggio, quando il telefono di Castiel squillò all'improvviso. Il ragazzo fu talmente sorpreso di leggere il nome che lampeggiava sullo schermo, che «Dean?» rispose subito, maledicendosi il secondo successivo. Non aveva sue notizie da tre anni, eppure aveva risposto come se non aspettasse altro che quella telefonata. Stupido, stupido e debole.
«Pronto?» Aggiunse poi, quando dall'altro capo della cornetta gli giunse un silenzio fin troppo lungo.
«Cas.» Disse solamente l'altro, causando un brivido involontario e sgradito al moro. Tre anni che non sentiva quella voce, che nessuno lo chiamava in quel modo. «Uhm, Castiel. Ciao.» Si corresse poi, e a Castiel sembrò di sentirlo sospirare.
«Ciao.» Rispose dunque quest'ultimo, teso, mettendosi subito sulla difensiva.
«Come stai?»
«Bene,» Rispose in fretta «e tu?»
«Sto bene anch'io, sì.» Sentì dire a Dean dopo un momento di pausa.
Castiel si passò una mano tra i capelli, già stufo di quella conversazione vuota e inutile. Si chiese quale fosse lo scopo di Dean e come si sarebbe evoluta quella telefonata che sembrava non portare a niente, e per questo: «Perché hai chiamato, Dean?» chiese, lasciandosi sfuggire un sospiro.
«Oh sì, giusto. Ecco, non so se te lo ha già detto Sam, ma la settimana prossima si laureerà e volevo invitarti. So che gli farebbe piacere averti lì.»
Castiel ci mise un po' a decidere come sentirsi a riguardo di quell'invito. Voleva bene a Sam, molto, e di tanto in tanto si sentivano ancora, ma sempre più sporadicamente ogni anno che passava.
Gli avrebbe fatto piacere partecipare, ma non aveva elementi sufficienti per pensare che l'invito provenisse veramente dal laureando.
Perso nell'indecisione, decise di optare per la sincerità.
«Uhm, mi piacerebbe venire, ma non posso permettermi un viaggio del genere al momento.»
«Beh, puoi venire con me. Io andrò in macchina.»
Oh. Quella risposta lo lasciò sconcertato. Un viaggio di più di un giorno in compagnia del suo ex fidanzato? Era sicuramente una pessima idea.
«Dean... non credo sia il caso, sinceramente.»
«Lo so, okay? Lo so. Ma è per Sam, lo sto facendo per lui. E poi ci sarà anche Charlie, con noi.»
Beh, questo cambia tutto. Pensò Castiel. Non avrebbe sopportato un viaggio così lungo in compagnia di Dean e nessun altro, ma la presenza di Charlie avrebbe reso tutto più semplice. E poi ci teneva davvero, a vedere Sam raggiungere uno dei suoi più grandi obiettivi, a prescindere da chi provenisse l'invito.
Restava, però, ancora il fattore economico.
«Il fatto è che al momento non posso permettermi di rimborsarti neanche la benzina.» Ammettere ciò era un colpo mortale al suo orgoglio, ma Dean doveva capire.
«Posso pensare a tutto io Castiel, davvero. Non preoccuparti di questo, per me non è un problema.»
«D'accordo.» Rispose dunque Castiel dopo qualche momento di riflessione. «Va bene, verrò e ti rimborserò il prima possibile.»
«Okay.» Fu la risposta di Dean, la voce strozzata come se avesse trattenuto il fiato. «Vivi ancora ad Austin, vero? Sarò da te venerdì alle cinque.»
«Sì, la casa è sempre la stessa.»
«Va bene... ciao, allora.»
«Ciao.» Rispose il moro, che improvvisamente sentiva di avere un fastidioso nodo alla gola che gli impediva di parlare. «E, Dean?» Aggiunse prima che l'altro potesse riagganciare, interpretando il suo successivo silenzio come la conferma che lo stesse ascoltando. «Grazie.»

*

La cucina della casa di Dean era sempre stata molto luminosa, merito della finestra che permetteva ai raggi solari di passare indisturbati. Proprio accanto a questa era seduto il padrone di casa, chinato in avanti, quasi raggomitolato sulla sedia e con le mani a coprirgli il volto, cercando invano di regolare la tachicardia che la telefonata appena conclusa gli aveva procurato.
Aveva dovuto sopportare tre lunghi anni senza sentire la voce di Castiel, e di certo non si aspettava che gli rispondesse in quel modo, come se non attendesse altro che una sua chiamata. Ma sapeva che non era così: quando lo aveva lasciato, tante volte gli aveva telefonato o era andato a casa sua per cercare di parlargli, di convincerlo a riprenderlo con sé, invano. Infatti, neanche si aspettava una risposta, era convinto che gli avrebbe riattaccato in faccia, come al solito.
Tre anni senza sentire la voce di Castiel pronunciare il suo nome, ed ecco perché ci aveva messo così tanto a rinsavire e rispondergli. Era convinto di ricevere un secco rifiuto, eppure Castiel lo aveva ancora una volta sorpreso.
Dio, se gli era mancato. Non passava giorno senza che sentisse la sua mancanza. Aveva dovuto costruirsi una normalità che non lo facesse impazzire, ottenere un lavoro con cui potersi distrarre, continuare ad uscire con gli amici, vedere Sam, ma in ogni cosa che faceva, Castiel era sempre lì, nei suoi pensieri, a ricordargli che non era più suo, che si era lasciato sfuggire dalle mani l'amore della sua vita come se fosse stato acqua. Lo aveva perso una goccia alla volta, senza accorgersene, e infine gli era rimasta solo la sete. Una sete interminabile, che lo consumava giorno per giorno e per la quale non trovava mai sollievo.
A cosa stava pensando quando aveva deciso di invitarlo? A cosa sarebbe servito? Avrebbe solamente buttato sale su quelle ferite che non si erano mai rimarginate del tutto. Già averlo nella stessa stanza sarebbe stato troppo da sopportare, ma addirittura condividere la stessa auto, lo stesso viaggio come se fossero ancora stati quel qualcosa che non erano più? Era una follia. Eppure, come avrebbe potuto far finta di niente nel sentirlo dire di avere problemi economici? Voleva esserci per lui, voleva tornare ad essere il suo appiglio, il suo porto sicuro.
Il pensiero di avere Charlie, la sua migliore amica, con loro era un sollievo. Li avrebbe sicuramente risparmiati dal passare ventisei, lunghe ore di viaggio in totale silenzio, oppure a litigare sul passato; e gli avrebbe sicuramente evitato di cadere ai piedi di Castiel e implorarlo di tornare insieme come se non fosse passato neanche un giorno da quando si erano lasciati. Perché per Dean non era passato neppure un giorno, a differenza di Castiel che era sicuramente andato avanti con la sua vita.
Oh, dio. E se avesse avuto un altro ragazzo? E se avesse voluto parlargliene, spezzandogli di nuovo e irrimediabilmente il cuore? Si sarebbe lanciato fuori dall'auto in corsa, sicuro.
Con un sospiro si alzò dalla sedia per andare a prendere una birra dal frigorifero, chiedendosi perché diavolo, di tutte le relazioni che aveva avuto, Sam avesse dovuto affezionarsi proprio alla persona che più gli aveva fatto male, e per la prima volta nella sua vita, storse il naso al fatto di aver messo il bene di suo fratello prima del suo.

Il cerchio di sale di Kuya. ~

Ciao a tutti! Eccomi tornata dopo anni con una nuova storia sui nostri amati Destiel. Mi era mancato scrivere di loro, e la fine di questo meraviglioso e lungo viaggio che è stato Supernatural mi ha dato lo stimolo giusto per continuare. (Non ci saranno spoiler, promesso.)
L'idea per questa brevissima storia mi è venuta all'improvviso circa un mese fa, e il fatto di essere stata in quarantena mi ha permesso di concluderla in fretta.
Spero possa piacervi e consolarvi per ciò che (non) ci hanno dato, fatemi sapere cosa ne pensate!
Aggiornerò settimanalmente, quindi ci rivediamo il prossimo venerdì!
Un bacio a tutti. x

Ps: in quasi tutti i capitoli citerò una canzone che potrete trovare nei contenuti multimediali all'inizio💘

Comeback | DestielDove le storie prendono vita. Scoprilo ora