Giorno 9

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Aprii il barattolo e presi due generose cucchiaiate di polvere scura. Dopo aver riempito il filtro della caffetteria lo richiusi, avvitando la parte superiore, la posizionai sul fornello e accesi il fuoco; l'aroma fragrante di caffè cominciò a riempire la stanza. Jin era seduto dall'altra parte del bancone e stava controllando il cellulare.

Mi accostai ridestandolo con una leggera pacca al braccio. «Ehi, mi ascolti? Allora, ci sono varie opzioni; la Villa Reale a Monza, che si trova appena fuori Milano, oppure possiamo visitare Palazzo Reale dove hanno allestito anche il museo di Leonardo Da Vinci.»

«Ti preferivo prima, quando pianificavi tutto nei minimi dettagli... dai facciamo qualcosa di divertente? Tipo un giro in elicottero.»

Arretrai con il collo e increspai la fronte. «Io, su quel coso, non ci salgo.»

«Perché? Non avrai mica paura?»

«Certo, che ho paura. Senti, lo vuoi il caffè o no?»

«Non hai della frutta?»

Incrociai le braccia al petto. «Ma a casa tua non ti danno da mangiare? Cos'è, avete finito le scorte dalla Corea?»

Allungò la schiena e portò le mani dietro alla nuca. «In verità stamattina mi sono divorato dei pancake salati e anche il pollo avanzato ieri sera.»

Potrei vomitare!

Scossi la testa. «E poi non ti piacciono cappuccino e brioche!!» Versai il caffè in una tazzina. «Non credo di avere della frutta, ho solo dei pomodori.»

«I pomodori sono frutta.»

«No, sono verdura!»

«No, sono frutta!»

Vi mettete d'accordo?

Mi voltai, aprii il frigo, afferrai la scatolina di pomodori e gliela scagliai addosso. «Tieni, testone!»

Jin l'afferrò al volo divertito. Scartò l'involucro di plastica e prese un paio di datterini tra le dita. «Da noi sono considerati frutta.» Con un gesto deciso se li lanciò in bocca.

«E da noi verdura. Bene, svelato questo arcano, dobbiamo ancora decidere come riempire la giornata.» Soffiai sul liquido bollente e poi cominciai a sorseggiarlo.

«Sei tu la mia guida, quindi spremi le meningi.»

Lo guardai con un cipiglio rabbioso. Senza fiatare, Jin si alzò e mi raggiunse, abbracciandomi e baciandomi delicatamente sulle labbra.

Addolcita dal suo gesto rilassai i tratti del viso. «Finisci i tuoi pomodori, andiamo a Monza!»

«Ok, però stasera ceniamo al ristorante coreano.»

***

Ero stanca, molto, molto stanca. Avevamo camminato per tutta la mattinata e buona parte del pomeriggio nell'immenso parco di Monza, visitato una mostra fotografica all'interno della villa e pranzato con un gelato. Ero rincasata, mi ero buttata sotto la doccia, il tempo di cambiare gli abiti sgualciti e mi ero ritrovata di nuovo fuori. Ad aggravare la mia spossatezza, quella sera Hyunjin aveva voluto rinunciare alla comodità del taxi per provare il tram. Appena messo piede su quello strambo mezzo di trasporto, mi ero catapultata nel primo posto libero e avevo poggiato la testa sulla sua spalla e avevo chiuso gli occhi.

«Hai sonno?»

Sollevai le palpebre guardandomi attorno spaesata. «Eh... cosa... siamo arrivati?»

«No, però ti stavi addormentando.»

No, no, era già con la testa a penzoloni nella prima fase rem.

Due settimaneWhere stories live. Discover now