Giorno 6

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Era stato un sabato trascorso all'insegna dello shopping, per Jin. Io più che altro lo avevo scortato per le vie del centro assistendo inerme ai suoi acquisti compulsivi; al coreano gli andava in pappa il cervello quando avvistava un negozio di alta moda.

Durante quella settimana non avevo messo piede in ufficio e neppure aperto una mail, ma era stata comunque dura. Pensare e organizzare le uscite aveva richiesto parecchio impegno.

Anche quel giorno avevo davanti a me un'ardua sfida: mostrare a Hyunjin il tipico sabato sera milanese. Il biondo era sempre restio a uscire con il calare del sole, tendeva a isolarsi e diventava cupo, essendo il momento della giornata in cui pesava di più la mancanza della madre. Avevo sempre rispettato la sua volontà, però ero intenzionata a superare quello scoglio. Anche se avevo scarpinato tutto il giorno su e giù per il quadrilatero della moda, mi sentivo in pace con me stessa, rilassata, allegra e anche piena di energie.

Secondo me è l'effetto dei due Spritz che ti sei appena scolata!

Puntai gli occhi sul tavolino in metallo, osservando i due calici vuoti e decisi di farmi coraggio; avrei chiesto al biondino di proseguire la serata.

Appoggiai i gomiti sul tavolino, sostenendo il mento con le mani intrecciate. «Adoro fare l'aperitivo in questo il locale. Tu non provi un senso di armonia e pace immerso in quest'oasi di pace e tranquillità?»

«A dir la verità, no!»

Ritenta, sarai più fortunata.

Accavallai le gambe e sbattendo le ciglia cercai di sfoderare tutto il mio potere persuasivo. «Senti, ho un'idea... che ne dici se andiamo a casa, mettiamo in cassaforte tutto quello che hai comprato oggi, soprattutto il cappotto di Fendi, e indossiamo qualcosa di grazioso. Mi piacerebbe cenare in uno di quei localini sui Navigli, sono così romantici con tutte le loro lucine colorate e poi dopo cena vorrei passeggiare un po' tra i suoi vicoli...»

Magari mano nella mano...

Jin alzò appena lo sguardo dallo schermo del cellulare e mi guardò con sufficienza. «Se lo dici così lo fai sembrare un appuntamento.»

«Non lo è.... credimi!» Mi raddrizzai con la schiena, cercando di riprendermi dall'intorpidimento mentale. «Pensavo solo fosse carino sfruttare l'unico sabato sera milanese a tua disposizione.»

«No, grazie!»

«Ok... come vuoi, ma sappi che quando fai così sei proprio insopportabile.» Il simpaticone scrollò la testa e ritornò a giocherellare con il telefono. Imbronciata alzai la mano appena vidi il cameriere. «Scusi, me ne porta un altro?!»

***

Rientrata finalmente nel mio adorato, fresco e silenzioso appartamento mi organizzai in funzione del mio personalissimo sabato sera.

Sentiamo, quali programmi avresti? Ballare nuda e ingozzarti di gelato?

No, cara vocina. Doccia, cena con qualcosa preso a caso dalla dispensa e letto. Mi sarei fatta una bella dormita. Ero ubriaca, mi sarebbe bastato appoggiare la testa al cuscino per cadere in un sonno profondo.

Somigliava quasi al paradiso terrestre sentirsi profumati, asciutti e con indosso abiti comodi; in fondo non era poi così male starsene in casa. Raccolsi i capelli in una coda alta e infilai la testa nel frigorifero in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Purtroppo, la mia cucina non aveva un granché da offrire; dovevo assolutamente fare la spesa o sarei morta di fame. Afferrai una piadina, un po' rinsecchita, ma ancora commestibile, del prosciutto cotto confezionato e del formaggio filante. Iniziai ad assemblare la mia cena poco salutare, eppure perfetta per asciugare l'alcool che ancora vagava nel mio stomaco. Addentai il primo morso quando bussarono alla porta.

Due settimaneWhere stories live. Discover now