Stai blaterando cose senza senso e sei rimasta indietro.

«Ti muovi!» Jin mi urlò mentre camminava a passo spedito metri davanti a me. «Sei lenta come una lumaca.»

«Non ho le tue gambe chilometriche e poi scusa...» Allungai il passo per affiancarmi. «Fate pure questo gioco dalle vostre parti?»

«Quale gioco?»

«Quello di paragonare le ragazze ai diversi tipi di animali. Se andiamo avanti di questo passo, a fine giornata, avremo fatto passare tutta la savana o la fattoria dello zio Tom.»

«Mi piacciono gli animali, un giorno andiamo a trovare tuo zio Tom?»

Penso che in Corea conoscano altre filastrocche.

Tergiversai per non offendere la sua incompetenza in fatto di canzoncine infantili. «Sai, con la crisi ha venduto la stalla e tutto il resto.»

Scoppiò improvvisamente in una risata fragorosa, che nascose con la mano destra. «È divertente. Adesso che mi ci fai pensare, vediamo, tu assomigli?! Mmh, con quei capelli sempre gonfi, direi a un leone.» Soffocò un altro sghignazzo.

«Ah, ah, ah... molto divertente! Tu invece...» Mi afferrai il mento con il pollice e l'indice e feci una smorfia con la bocca. «A un cigno bianco.»

«Perché? Io preferivo essere un puma oppure una lince.»

«No, no, caro, tu per me sei un cigno, anzi no, no, aspetta... un pavone.» Portai una mano allo stomaco e mi piegai con la schiena non riuscendo a trattenere le risa; era perfetto, non potevo trovare somiglianza migliore. «Sì, sì, ti pavoneggi proprio come uno di loro.»

«Sì, è vero... non posso darti torto.»

***

Scelsi uno dei posti migliori di tutta Milano in fatto di sushi. Mi ero preparata, sapendo già in anticipo che quella richiesta potesse arrivare prima o poi; quei bocconcini freddi di riso e pesce crudo piacevano proprio a tutti, tranne che a me! Il locale era ampio, moderno e luminoso e un cameriere ci accompagnò al nostro tavolo. Passammo davanti alle vetrate del bancone, in cui era esposto il pesce fresco adagiato su un letto di ghiaccio. Jin si fermò e osservò pensieroso il pesce esposto.

Mi si accapponò la pelle, temendo di aver sbagliato qualcosa. Forse era vegetariano o vegano o pescetariano, anche se non ero del tutto sicura che esistesse quella parola.

«Sai... mi sbagliavo.» E puntò il dito verso l'esposizione. «Non sei un leone, hai gli stessi occhi del salmone.»

Ti ha appena dato del pesce lesso.

La rabbia cominciò a ribollirmi nelle vene. «Hyunjin?!»

«Sì?»

«Vaffanculo!»

Il coreano mi esaminava divertito, e lo sorpassai, andandomi ad accomodare al tavolo dove ci stava attendendo il cameriere. 

Jin mi raggiunse, si sedette con tutta calma e si rivolse al ragazzo addetto alle ordinazioni senza nemmeno consultare il menù.

«Prendiamo del gunkanzushi, dei nigirizuzushi e anche una porzione di sashimi.»

Increspai la fronte. «In che senso, prendiamo?»

«Io e te.»

«No! Ti ho detto che il sushi non piace.»

«Non può non piacerti il sushi.»

«Eppure, ti ho appena detto che non mi piace.»

Potresti dirgli che ti fa proprio schifo!

Due settimaneWhere stories live. Discover now