4- La Churchill Accademy (I)

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M'imposi di tornare alla domanda di Caleb e feci mentalmente il conto dei danni: Alice aveva cercato di ballare su un tavolo, abbracciata a una bottiglia di gin, come se fosse un cucciolo di koala da salvare, e aveva insultato Dean, urlando in mezzo a quell'improvvisata pista da ballo.

«Non troppo» mentii, incastrando le dita sotto ai passanti dello zaino. Sapevo che Caleb fosse sempre eccessivamente protettivo nei suoi confronti e non volevo alimentare le sue paranoie. «Cercherei solo di capire cosa sta succedendo tra lei e Dean» aggiunsi a beneficio dei suoi dubbi. «Mi è sembrata abbastanza sconvolta.»

Caleb non replicò, ma lo vidi pressare le labbra in una smorfia insoddisfatta, mentre smuoveva i capelli lisci che svolazzavano al vento. Sapevo quale fosse il problema: nessuno di noi avrebbe potuto prendersela troppo con quel ragazzo. Voglio dire, era palese che strisciasse in cerca di un briciolo di quelle attenzioni, che Alice generalmente non gli concedeva. Condividevamo quindi lo stesso disagio, nel dipingere lei come la vittima tra loro due. E Caleb ne era consapevole esattamente quanto me.

«Devo andare a lezione» mormorò nervoso, facendo un passo all'indietro, verso quella gigantesca costruzione in vetro, che assomigliava ad una serra. Ancora non avevo capito che genere di incontri si tenessero lì, ma fortunatamente il mio piano didattico non aveva elementi che sembrassero richiamare al giardinaggio. «Speriamo che a pranzo non facciano una delle loro sceneggiate» aggiunse, scuotendo il capo. Non ci credeva lui e, onestamente, non ci credevo neppure io.

Finsi di farmi il segno della croce, anche se non ero esattamente religiosa, visto che l'unico esempio che avevo avuto nella mia vita era James, sempre troppo coinvolto dalle religioni politeiste per darmi un vero esempio di fede e devozione cristiana.

«Ci vediamo più tardi» lo salutai, risalendo i pochi gradini in pietra, che mi avrebbero condotta direttamente nel corridoio dedicato ai laboratori.

L'interno della scuola era sempre lo stesso: caldo, elegante e luminoso. Era evidente che nonostante i due secoli sulle spalle della Churchill Accademy, la scuola fosse stata ristrutturata di recente. Anche se alcuni pezzi storici erano però rimasti, come i lampadari a cascata che mi facevano chiaramente supporre che l'architetto avesse una sorta di fissazione o ossessione per i film ambientati a Versailles.

Circumnavigai il tavolino con i moduli per l'iscrizione ai corsi extrascolastici e iniziai a percorrere il lungo corridoio, che dava sul campo da football.

Avevo il sospetto che chimica alla prima ora del lunedì fosse illegale almeno in una ventina di Stati, ma il produttivo Massachusetts se ne infischiava della mia scarsa propensione per le materie scientifiche. In ogni caso, i lati positivi della Churchill Accademy surclassavano nettamente gli aspetti negativi. Era l'unica della zona a proporre una serie di corsi extra, che si scostavano dai banali laboratori di falegnameria, o pittura. Filosofia, fotografia, lingue europee, recitazione... Tutte alternative che potevano arricchire il curriculum della mandria di studenti ipercompetitivi che mi circondava. E forse era anche per quello che sentivo una costante pressione su di me.

Presi posto in uno degli ultimi banconi, dove una serie di becher e di provette trasparenti erano state accatastate con fare disordinato in un cestino di metallo. Nonostante non fossi un asso nei bilanciamenti e nelle ossidazioni, non mi pesava eccessivamente frequentare quel corso, probabilmente anche a causa del suo insegnante.

Il professor Webb con il passare degli anni non aveva acquisito quella sicurezza che ci si aspettava da un uomo della sua età. Faticava a trovare un dialogo con i suoi studenti e non riusciva ad imporsi sulla classe. Stava semplicemente impalato davanti alla lavagna, borbottando qualche spiegazione agli studenti che si erano trovati loro malgrado in prima fila. Dal secondo banco in poi, nessuno stava più seguendo la lezione. Due ragazzi davanti a me si stavano scambiando alcune foto con il cellulare e uno stava persino guardando l'ultima puntata del trono di spade.

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