Capitolo 1

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Questo ormai succedeva da diverso tempo, quasi tre mesi. All'inizio vegliavo su di lei da fuori dalla finestra, poi aveva iniziato a tenerla socchiusa permettendomi di entrare aprendola e ormai mi aspettava con la finestra spalancata. Non mi aveva mai visto in viso, il buio mi aveva sempre nascosto bene ai suoi occhi. Di me conosceva solo la sagoma e le ali. Le mie ali....è impossibile non vederle: grandi, molto più delle mie spalle anche quando le richiudo sulla schiena, si vedono in modo netto, grigie cenere scuro, forti, ora sono solo l'eco sbiadito di quello che erano un tempo, quando le ho ricevute in dono. La loro lucentezza è andata perduta a causa degli sbagli che ho commesso e la loro morbidezza a causa dei dolori che mi avevano forgiato nel tempo, lasciandomi molte cicatrici a deturparle come ricordo. La prima volta che le aveva viste ne era rimasta incantata. Si era avvicinata e ne aveva accarezzato una, seguendo i contorni delle cicatrici che la deturpavano con la punta delle dita, provocandomi scariche di adrenalina e di piacere in tutto il corpo, una cosa  completamente nuova per me. Forse è stato li, quando ho visto che non aveva ribrezzo delle mie ali sporche e rovinate, ma che le ammirava come se fossero le più belle al mondo, forse è stato li che mi sono innamorata di lei. Ma un angelo non può avere relazioni con un umano, soprattutto se è un suo protetto, nemmeno se è un angelo dannato dal padre eterno in persona come me. Così mi nascondevo nel buio. Di lei conoscevo a memoria tutto il corpo, l'avevo disegnata un sacco di volte a sua insaputa. Il luccichio dei suoi occhi quando ride, le rughe sulla fronte quando è pensierosa, il sorriso di quando è malinconica e invece quello in cui sorride, avrei potuto descriverla così bene che anche un cieco avrebbe saputo disegnarla. Ma nonostante ciò non potevo averla. E i gioni passarono. Vegliavo su di lei da ormai da due anni, due anni in cui l'avevo aiutata a superare tutti i suoi problemi. Due anni in cui ogni notte, qualsiasi tempo ci fosse, io attraversavo in volo la città fino alla sua finestra. Due anni in cui il mio amore per lei era cresciuto a dismisura. Due anni che ogni notte la abbracciavo e la consolavo. Non sa ancora che faccia ho, non mi sono ancora permessa di farmi vedere, temo possa allontanarsi da me. Ma le mie ali le conosce bene, come il mio corpo. Ormai era all'ultimo anno di superiori la mia piccola, come la chiamavo io di solito, ed era una delle più brave della scuola. L'avevo aiutata a studiare e la notte prima di ogni esame avevo dormito da lei come sempre, calmandola e facendola riposare. Il risultato fu il massimo dei voti in tutte le prove. Ero orgogliosa della mia piccola. Andava tutto bene quando il giorno del mio terzo anno come sua protettrice successe. Quella sera mi attese sveglia. Io entrai come sempre nella sua stanza buia e andai verso il letto dove mi coricai e la abbracciai. A qual punto la sentii ricambiare il gesto e la sentii dire con quella voce stupenda

"come ti chiami?"

JaydaWhere stories live. Discover now