Capitolo 6

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Aspettai la sera per andare da lei. Avevo passato l'intera giornata a seguirla di nascosto come sempre del resto e aveva cercato in tutti i modi di farle intuire almeno qualcosa.  Invece ciò che vidi mi turbò non poco: la mia piccolina si vedeva con un ragazzo. E non un ragazzo qualsiasi. Capelli neri come la pece, pelle chiara, fisico statuario e occhi color oro fuso, quel colore che ti ammalia, ti conquista, nascondendo dietro un apparente patina di caldo giallo il freddo metallo che è in realtà. Un colore molto insolito per un mortale. Talmente insolito da essere praticamente impossibile da trovare. Ma molto comune per un demone. Soprattutto per un demone che opera sulla terra e con un motivo valido per rischiare la sua vita tentando di corrompere la protetta di un angelo, soprattutto di questo angelo, dato il mio grado di potere. I patti angelici erano chiari su questo: per evitare una guerra perenne molto tempo fa tra angeli e demoni si stipulò un patto. Nelle ore diurne sarebbero stati i demoni a poter circolare liberamente mentre le ore di buio sarebbero toccate agli angeli, ma per nessun motivo ne gli uni ne gli altri avrebbero dovuto mostrare ai mortali i loro poteri. Avevo appena subito la peggiore delle punizioni per quel motivo. E ora che dovevo lasciarla si presentava lui. Non avevo mai avuto particolare simpatia per i miei fratelli del sottoterra ma nei suoi confronti in particolare provavo un rancore fortissimo. Era lo stesso demone per cui avevo dovuto allontanarmi dal paradiso.《Ti distruggerò la vita, avrai solo terra bruciata intorno, questo è solo l'inizio!》nella mia mente rimbombavano ancora le sue parole, così cariche di odio e rabbia che nonostante i secoli trascorsi ancora riuscivano a farmi rabbrividire.

" Grazie per la bella giornata Daniel, mi ci voleva proprio" la sentii dire a quel demonio dagli occhi dorati.

" Figurati Jay è stato un piacere" Le fece un inchino con baciamano annesso mentre la guardava con quell'aria strafottente e astuta prima di stringerla a se baciandola. Sentii la rabbia repressa di tutti quegli anni salire e riempirmi istigandomi a intervenire e prenderlo a pugni fino a farlo tornare da dove era venuto. Lei era mia. Non si doveva permettere di toccarla. E poi Jay...come si permetteva di darle un nomignolo così?! Strinsi forte i pugni e mi imposi di non intervenire sperando che si dimenticasse del coprifuoco ma non fui così fortunata. Dopo poco lui si staccò e dopo averla salutata si allontanò con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Dovevo avvisarla. Dovevo proteggerla. Lei era la mia piccola, la mia protetta. Avevo solo una settimana per salvarla da quel demone dagli occhi dorati. Solo sette giorni per sventare qualsiasi cosa quel maledetto avesse in mente. Sette giorni per salutare il mio amore. Solo sette fottuti giorni. Troppo pochi. Ma meli sarei fatti bastare. Dovevo proteggerla a tutti i costi. Con questi pensieri mi avviai alla sua finestra per parlarle e per compiere il mio dovere.

JaydaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora