II

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Louis sbuffa, sbattendo lo sportello della sua macchina e poggiandocisi contro. Ha il corpo indolenzito e sospira quando sente l'occhio pulsargli. Niente di grave, non ha feriti aperte che sgorgano sangue come al solito, quel Mike gli sta simpatico ma è troppo sconnesso nei movimenti, ha un buon potenziale però e vuole decisamente aiutarlo a tirarlo fuori. Prende una sigaretta, mantenendola incastrata fra le labbra screpolate dal freddo di dicembre, mentre cerca l'accendino nelle tasche della tuta grigia. Vede Lottie uscire da scuola e parlare con un ragazzo tutto ricci, assottiglia gli occhi scrutandolo. Non vuole minacciare di fargli male- molto male- se non leva le sue mani inanellate dalle spalle della sua sorellina, perché sa che ha difficoltà a fare amicizia e non vorrebbe mandare in ospedale l'unica persona con cui l'ha vista parlare negli ultimi anni.

"Oh, Lou." Lo nota Lottie, andandogli incontro "Non credevo che venissi tu oggi."

"Mamma non poteva." Sbuffa una nuvoletta di fumo dalla bocca, prendendo la sigaretta fra pollice e indice per portarla lontano dalle labbra e sfila dalle mani della sorella il suo zaino.

"Va bene. Ciao Hazz, ci vediamo domani." Sventola la mano verso un ragazzo che è più morto che vivo.

Harry è sbiancato. Quello è Louis. Il ragazzo di ieri sera. Il fratello della sua amica. Il ragazzo più bello che abbia mai visto. Ha un occhio nero, ancora rossastro essendo fresco di nottata, i capelli lasciati liberi e due occhi che urlano potere. Sono azzurri e vivi, brillano mentre lo scrutano. Si sente improvvisamente a disagio.

"Io, umh." Balbetta, giocando con l'anello che ha all'anulare "C-ciao." Saluta la sua amica, guardando però il fratello di quest'ultima.

Louis alza un sopracciglio, buttando la sigaretta a terra e spegnendola con la punta delle sue Vans nere. Harry guarda l'alone di cenere che questa ha lasciato sull'asfalto, mentre i due fratelli si allontanano in macchina. Come ha fatto a non averlo mai notato fuori scuola? Non crede sia la prima volta che va a prendere la sorella in cinque anni di scuola. Si sente un coglione.

-

"Muffin non tirare." Si lamenta Harry, stringendo più saldamente il guinzaglio verde e cercando di stare al passo della sua cagnolona. Nonostante le gambe lunghe è troppo fuori allenamento e troppo scoordinato per seguire l'animale senza inciampare.

"Fa freddo, che ne dici di pisciare e volare a casa?" le chiede, come se potesse capirlo. Si sono allontanati molto da casa, di solito a Muffin piace fare un giro corto dopo aver fatto i suoi bisogni- è pigra quasi quanto il suo padrone, forse per questo si vogliono così bene-, ma questa sera sembra non voler più smettere di camminare e annusare pali della luce. Si stringe nel giubbino, affondando il naso nella sciarpa bianca. Probabilmente verrà a nevicare.

"Tu hai voluto il cane, tu lo porti fuori." Scimmiotta la voce della madre che gli ripete quella frase ogni sera, quando Harry si lamenta usando la scusa di essere troppo stanco o del dover studiare.

Muffin lo distrae, iniziando ad abbaiare forte verso un punto buio, fra una panchina e un albero spoglio. Harry trema, non è mai stato particolarmente coraggioso, se poi si aggiunge il fatto che sono in una zona che non gli è familiare, allora non possono biasimarlo se ha voglia di correre a casa a perdifiato. Il cane abbaia più forte, arcuando il dorso e poggiando il muso a terra iniziando a ringhiare. Questo è decisamente troppo.

Comincia a tirare il guinzaglio, più forte che può, e a camminare all'indietro, il telefono stretto nella mano per chiamare qualcuno in caso di pericolo. Pericolo che è a un soffio dal suo naso, a quanto pare. Fa un passo, poi un altro e un altro ancora e sta per girarsi per cominciare a correre, ma la sua schiena collide con qualcosa di duro. Urla, più forte di quanto pensasse di essere capace.

"Cristo, che cazzo urli." Sbraita una voce alle sue spalle. Harry si volta di scatto, facendo scivolare il laccio dalle sue dita. Vede Muffin correre verso il suo probabile aggressore e crede sinceramente che stia per azzannarlo per difenderlo, invece si stende per terra con la pancia rivolta verso l'altro e la lingua che penzola dal musone peloso. Non ha parole. Alza lo sguardo, rassegnato al suo destino e pronto per essere rapito, ma ciò che ha davanti è ancora peggio. Non ha mai incontrato questo ragazzo in tutta la sua vita, come è possibile che ora sia ovunque lui vada?

Louis si abbassa sulle ginocchia e allunga una mano per coccolare il cane ai suoi piedi. "Bel fiato." Si prende gioco di lui, continuando ad accarezzare l'animale e posando gli occhi sulla figura tremante e dagli occhi pieni di lacrime davanti a lui.

Harry sussulta quando vede il suo viso martoriato, il labbro spaccato e sanguinante, così come il sopracciglio destro. Il livido che aveva l'altra mattina in confronto era un graffio. Il riccio gli si avvicina velocemente, bloccandosi a causa dell'occhiata velenosa che Louis gli rivolge.

"Non guardarmi così." Lo avvisa minaccioso, rimettendosi dritto e passandogli il guinzaglio. Le loro dita di sfiorano e Harry non può non notare le nocche spaccate e rosse del più grande, che escono dalla felpa blu.

"Io non ti sto guardando in nessun modo." Ribatte e vede il liscio ghignare.

"Lo conosco quello sguardo, riccio." E si allontana, borsone in spalla e passo lento.

Harry sente le guance prendere fuoco a causa del nomignolo che gli ha affibbiato. Sbuffa dal naso, nervoso. Quel ragazzo ha uno sguardo così maledettamente da stronzo, la postura dritta e fiera, ti guarda come se fossi un moscerino che potrebbe schiacciare quando meglio desidera- e in effetti potrebbe-.

"Sei una maledetta traditrice." Sbotta verso il cane, che ha alzato le orecchie contenta, grazie alla sua dose di coccole e alla vescica svuotata in un'aiuola.

Non riesce a smettere di pensare a quegli occhi così azzurri, le labbra rosse e le sue braccia muscolose. Vedere il suo viso seviziato gli ha fatto chiudere lo stomaco, la vista del sangue incrostato gli ha fatto girare la testa- e non solo perché è sangue! Ma perché è su quel viso così bello-.

Geme preoccupato, aprendo la porta di casa e liberando Muffin, che corre verso le scale, seguita dal suo padrone che trascina i piedi verso la sua camera. Affonda la faccia nel cuscino e accarezza il pelo morbido del suo cane per rilassarsi.

Vuole rivederlo. 

Kill my mind | l.s.Where stories live. Discover now