XVII

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Louis ci prova, prova a far capire al riccio che sta cercando di cambiare.

Ha iniziato a fare meditazione, aiutato da quella specie di figlio dei fiori di Liam, e a cercare di connettersi con sé stesso e con la sua anima- gli sembra fosse così, non è sicuro, il suo amico parla troppo e molte cose gli sfuggono-. Harry gli sta vicino, gli fa sentire la sua presenza e il suo piacere riguardo i progressi che sta facendo. Va agli allenamenti e lo guarda, mentre fa i compiti seduto alla scrivania del proprietario della palestra e a volte si ferma a fare yoga.

Harry non lo ha abbandonato al suo destino, glielo ha detto che lo avrebbe aiutato, che avrebbe alleggerito i giorni in cui, preso dallo sconforto, sarebbe stato tentato dal lasciar stare tutto e andare a prendere a pugni qualche ragazzo in uno di quegli incontri clandestini. Non è solo un fatto di soldi- principalmente sì-, andare lì lo faceva sfogare. Non aveva regole da rispettare, nessun ammonimento, poteva pestare chiunque per puro piacere e guadagnarci anche. Ma no lo fa più, nonostante la soddisfazione tipica che lo pervade dopo aver vinto, non ha mai amato tornare a casa distrutto e non riuscire nemmeno a respirare- la paura di avere ossa rotte e anche di non arrivarci proprio a casa-.

Continua a lavorare in palestra, ovviamente, e sua sorella è stata assunta ufficialmente in quel panificio. Portano abbastanza soldi a casa da poter permettere alla madre di non spaccarsi il culo giorno e notte, e a dedicarsi di più a sé stessa e alla sua vita privata- sono quasi sicuri che stia frequentando qualcuno, ma non vogliono impicciarsi. Va bene, Louis vorrebbe pedinarla e minacciare l'ipotetico coglione di non provare nemmeno a sfiorarla, ma Lottie gli ha promesso che lo avrebbe ammazzato se solo ci avesse provato-.

Sta davvero cercando di riattaccare i pezzi che ha perso per strada durante la sua adolescenza burrascosa, per lui ma specialmente per Harry. Gli manca così tanto. Perché sì, stanno insieme quasi ogni giorno, ma il riccio non si fatoccare, non si baciano, non si accarezzano, nemmeno si abbracciano! Vuole dimostrargli che il suo scopo non è solo portarselo a letto e abbandonarlo dopo essersi stancato, infatti ha iniziato ad entrare dalla porta principale- anche se la loro abitudine di incontrarsi davanti la finestra gli manca- e lo ha anche invitato a un appuntamento, guadagnandosi un ragazzino troppo euforico.

Ed è per questo che ora non indossa una tuta, ma dei jeans neri e una maglietta grigia. Suda freddo mentre suona al campanello, pensando che forse avrebbe dovuto comprare dei fiori o magari un pensiero. Forse Harry si aspetta di andare in un ristorante super lussuoso e rimarrà deluso quando entrerà in un semplice pub inglese. Forse è meglio scappare e chiamarlo per rifilargli una scusa stupida. Non fa in tempo a fare un passo, perché la porta si spalanca e un ragazzo trafelato esce urlando "Mamma non ho niente, sto bene! Ciao.".

"Ehi." Gli sorride nella maniera più dolce possibile, portandosi una mano al collo per sistemare la bandana che si è legato.

"Ciao." Ricambia il sorriso "Tua madre è preoccupata che tu esca con me?" scherza, in realtà davvero allarmato del pensiero che Anne ha nei suoi confronti. L'ha incontrata una sola volta, mentre usciva dopo aver portato ad Harry un libro che aveva dimenticato in palestra. Hanno scambiato due chiacchiere, ma niente di che.

"No, assolutamente." Scuote in fretta le testa, non vuole che il liscio creda che sua madre lo odi "Oggi pomeriggio non mi sono sentito bene e a quanto pare ho un po' di febbre." Alza le spalle, avviandosi verso la macchina del più grande.

"Cosa?" lo segue velocemente "Se stai male torna dentro, usciremo un'altra volta." Gli blocca un braccio prima che possa aprire lo sportello.

"Sto bene, Lou." Ridacchia "Ho preso un'asprina e io voglio uscire ora, non un altro giorno." Imperterrito si siede all'interno del veicolo, incrociando le braccia.

Kill my mind | l.s.Where stories live. Discover now