III

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Abbassa la testa. Schiva un pugno. Fa un passo indietro. Schiva di nuovo. Osserva. Mira al suo punto debole.

Louis studia il suo avversario troppo pompato e troppo scomposto, usa solo la forza- indubbiamente ne ha molta-, senza pensare. È fondamentale in quello sport guardare, cercare di capire la persona che hai davanti e imparare.

Schiva un altro pugno.

Sente il sudore scivolare in piccole gocce lungo la sua spina dorsale, inumidendo l'elastico dei pantaloncini, sente le voci intorno a lui, sente il respiro pesante del ragazzo che si sta dando tanto da fare per mandarlo a terra, sente anche il suo di respiro che gli riempie i polmoni che bruciano. Si concentra talmente tanto sulle sensazioni che riesce a percepire, da non accorgersi della gamba alzata dell'altro che gli arriva diretta su un fianco, facendolo piegare, seguito da un pugno in faccia. Cade carponi, dalle ginocchia gli arriva una scossa di dolore che lo fa gemere e si gira per sputare il sangue che il suo paradenti non è riuscito a tenere dentro. Lo ha detto che è forte.

Sente qualcuno fare un verso disgustato e alza di scatto lo sguardo, abituato a urla e risa e non a quei versetti scioccati. Geme frustato quando incontra un paio di occhi verdi, al momento spalancati, che lo guardano spaventati. Chi ha portato quel maledetto ragazzino lì?

Si alza, ricordandosi per un momento dove si trova, e cercando di non far caso alla sua presenza. Si pulisce con il guantone il sangue che sente colare dal suo naso e guarda l'avversario ghignando. Questo si lancia contro di lui, tirando pugni sconnessi all'aria e Louis, approfittando di quel momento di confusione, si allunga e tira un colpo sul costato dell'omaccione e poi un pugno sotto il mento. È probabile che il liscio abbia meno forza del ragazzo rasato a terra, ma la sua tecnica è sopraffina e lo dimostra il fatto che l'altro non riesca più a rialzarsi.

Guarda di istinto sugli spalti, notando una testa riccioluto che sorride soddisfatta. Non riesce a evitare di alzare gli angoli delle labbra spaccate.

"Questa sera ci sono state meno scommesse del solito su di te." Lo avvisa Nick, uno degli uomini addetti a maneggiare i soldi che girano in quella palestra.

"Ci hanno perso loro." Sbuffa, prendendo il gruzzolo che ha guadagnato quella sera. Non sono abbastanza soldi. Essendo incontri leciti, tipici di una palestra e assolutamente legali, non sono molti a scommettere. La maggior parte va lì solo per guardare e divertirsi- alcuni lasciano mance, ma quelle vanno tutte nella cassa della palestra- e a lui quei soldi non bastano. Non vuole ricominciare a fare incontri illegali- e con illegali intende radunarsi in posti dimenticati da Dio per picchiarsi senza regole e guadagnare qualche spicciolo in più-, ha smesso quando ha iniziato a tornare così tanto martoriato a casa da non riuscire a reggersi sulle gambe. E alla sua famiglia serve vivo, non allettato in ospedale con una flebo nel braccio. Si passa una mano sul viso stanco e sanguinante, deciderà in seguito, ora è troppo esausto per ragionare.

"Tomlinson! Ti sei fatto colpire come un coglione." Sente qualcuno urlare alle sue spalle e sorride riconoscendo la voce.

"Malik, simpatico come una spina in culo." Lo saluta battendogli il pugno.

"Ehi, sei veramente forte." Una voce squillante gli fa esplodere la testa, ma è troppo distrutto per trattare male qualcuno.

"Lo so." Dice semplicemente, guardando oltre la spalla del biondo. "Tu, riccio? Non me li fai i complimenti?" gli chiede con voce calda e misurata.

"Sei, umh." Sussurra Harry "Sei bravo, sì." Cerca di sviare lo sguardo, grattandosi il dorso della mano. Lo fa spesso, Louis lo ha notato. Lui nota tutto. "Ma il sangue non mi piace."

"Allora perché sei qui?" in realtà non gli interessa molto e infatti non ascolta la sua risposta, troppo impegnato a mettersi in tasca la sua mazzetta e a guardare i vestiti del più piccolo.

"Bella maglia." Si prende beffa di lui.

Harry abbassa gli occhi sul suo maglioncino lilla e aggrotta le sopracciglia. È uno dei suoi preferiti, come si permette di offenderlo?

"Almeno io sono vestito." Ribatte acido. Arrossisce per il tono che ha usato, di solito è più gentile ma quel ragazzo caccia il peggio del suo carattere.

"Come se ti dispiacesse." E con queste parole va via, salutando solo Zayn.

Va negli spogliatoi della palestra, sedendosi un momento sulla panchina in legno e poggiando al suo fianco i guantoni rossi che ha portato legati al collo, per tenere le mani libere. Prende il suo borsone da sotto la seduta e ci infila velocemente quella manciata di banconote.

"È inutile che li nascondi, è la mia palestra e so cosa succede qui dentro." Sente la voce di Liam, suo capo e proprietario di quel luogo.

"E allora perché non fai niente per fermarlo?" chiede ironicamente, infilandosi una felpa pesante e cambiando i pantaloncini con una tuta lunga.

"Perché so che quei soldi vanno a te."

"Beh, non dovresti farmi la carità." Il suo tono è velenoso, si mette subito sulla difensiva. Non ha bisogno di nessun aiuto, se l'è sempre cavato da solo. Sa di essere esagerato a volte- più spesso di quanto voglia ammettere- ma è stato portato a farlo. Troppi sguardi di pietà gli sono stati rivolti da adolescente e non è più disposto a dover rincorrere altri per farsi aiutare.

"Io non ho dato una sterlina, la mia non è carità." Alza le braccia al cielo, in segno di resa. Liam sa com'è fatto quel ragazzo e gli vuole un bene dell'anima, nonostante il carattere, per la maggior parte del tempo, odioso.

Louis sospira, alzandosi con fatica, è davvero molto stanco. "Ci vediamo domani." Dice solo, portando il cappuccio a coprirgli i capelli bagnati di sudore- ci manca solo che prenda un malanno-. Esce dalla porta sul retro, non volendo incontrare nessuno- non è particolarmente in vena di chiacchiere quella sera- e si incammina verso casa. Non dista molto, ma cerca di sbrigarsi, sia perché ha bisogno di una doccia calda per togliergli quel freddo gelido dalla pelle, ma ancor di più perché ha lasciato Lottie sola a casa. È grande, ne è consapevole, ma odia saperla sola e probabilmente preoccupata per lui. Loro madre è al lavoro, i turni di notte sono più retribuiti, ed è anche per questo che non ha la macchina- ovviamente l'ha lasciata a Johannah, non è un mostro-.

L'unica cosa a cui riesce a pensare è che ha bisogno di più soldi. 

Kill my mind | l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora