[41] insieme

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Mi svegliai illuminata da un raggio di sole che colpiva i miei occhi chiusi

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Mi svegliai illuminata da un raggio di sole che colpiva i miei occhi chiusi.

La notte avevo dormito davvero poco.

Le gambe mi reggevano a stento, perché anche se ero cosciente, buona parte del mio corpo stava ancora dormendo. Così mi muovevo più o meno come una morta vivente.

Levi era già sveglio, seduto di fronte il tavolino che era posto in fondo alla stanza, che preparava del thè caldo.

Con le braccia avanti e la testa ciondolante, barcollai dal letto al tavolo.

Mi sedetti.

"Buongiorno." disse Levi guardando i miei occhi gonfi per via del pianto della sera prima.

"Buongiorno, puoi fare del thè anche a me?"

"È già pronto."

Presi il bicchiere che stava sul tavolo con una mano, la brocca, riempita da Levi e già calda, con l'altra. Versai l'acqua bollente nel bicchiere, facendone cadere un po' sui bordi.

Poi presi una bustina del thè, senza neanche guardare di quale si trattasse, e la immersi dentro l'acqua calda.

"Grazie." dissi a Levi e portai il bicchiere sulle mie labbra sorseggiando lentamente.

Seduta con gli occhi chiusi, nell'aria umida della stanza, ascoltai i rumori che giungevano da dietro le pareti che  avevo intorno.

Levi era in silenzio, sentivo tutto. I suoni arrivavano poco alla volta, alla spicciolata.

Sentii per prima una bambina. Piangeva. Non avevo idea di chi fosse, non l'avevo mai sentita prima. Poi udì i passi strascicati di sua madre che andava a prelevarla dalla culla. La sentì fare quella vocina piccola che facevano le mamme ai bambini che piangevano.

Sentii poi una risata, dalla camera da letto esattamente sopra la mia testa. Anzi due, le risate erano due. Non sentivo nessuna parola provenire da lì, solo risate.

Subito dopo mi arrivó lo scroscio dello sciacquone del bagno alle mie spalle. Poi il getto della doccia che venne aperta, lo scorrere della porta. E una voce di donna, che stonó una canzone alla moda.

Io stavo in silenzio, non facevo nessun rumore e così anche Levi.

Ascoltavo soltanto, briciole delle vite nascoste oltre le pareti che ho intorno. Pareti che non mi appartenevano.

Loro, le persone nelle camere dell'albergo londinese che mi circondavano, non sapevano nulla di me, non mi sentivano, non potevano: stavano vivendo la loro vita, non prestavano attenzione al resto del mondo.

Chatting With A StrangerWhere stories live. Discover now