she think i'm an asshole

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Mi attacco al citofono di Beth nella speranza che sia già tornata a casa e, per fortuna, dopo qualche secondo, la sua voce leggermente gracchiante risponde spazientita.
"Sono io, aprimi", le dico. 
Lei borbotta qualche imprecazione e, per magia, il cancellino viene aperto. A passo svelto raggiungo l'ingresso, mentre lei fa capolino da dietro la porta con una faccia allucinata e i capelli in disordine: "Che cazzo ci fai qui? Sono tipo le otto di domenica mattina, stavo dormendo".

"Lo so, scusami". Entro in casa senza che lei mi abbia invitato a farlo e inizio a camminare nervosamente nel suo corridoio.
"Dove cazzo sei stata, Bianca?", mi guarda con un'espressione seria, mentre si fa una coda alta. Non ricevendo alcuna risposta da parte mia, insiste cercando di indagare: "Non dirmi che sei stata con Peep fino ad ora... Dio mio, che cazzo hai combinato?"
Mi lascio cadere sul suo divano e, guardandola dritta negli occhi, sbotto: "Siamo stati a Santa Monica". Inizio così a raccontarle la nottata che abbiamo trascorso sulla spiaggia a rivangare il passato, entrando minuziosamente nei dettagli: "Ho fatto una cazzata, vero?", le chiedo alla fine, coprendomi il viso con le mani.

Beth mi ascolta per tutto il tempo, restando in piedi di fronte a me con le braccia incrociate al petto.
"Fingerò che tu mi abbia chiesto scusa per avermi abbandonata in quel bar merdoso con i suoi amici", esordisce, poi mi fa un sorriso e si siede accanto a me, tirandomi una leggera spallata: "A parte questo, no, non credo tu abbia sbagliato, non hai fatto niente di male. Chiunque avrebbe afferrato l'occasione di ricevere finalmente delle risposte".

Restiamo entrambe zitte e credo che Beth stia leggendo qualcosa in questo mio silenzio; infatti mi guarda con un'espressione accigliata e, con tono fermo, mi chiede: "Ha significato qualcosa per te rivedere Gus? Devi rispondere onestamente".
Non mi aspettavo tanta franchezza, non ci ha girato attorno neanche un po', è andata dritta al punto.
"Non so, Beth", ammetto sinceramente: "Mi ha detto che gli sono mancata guardandomi dritta negli occhi, cazzo, ha ammesso che essere fuggito senza dirmi nulla di persona è il suo più grande rimpianto".

La guardo con gli occhi lucidi, non dormo da quasi ventiquattr'ore e sono piuttosto sconvolta dalla serata appena passata, poi mi faccio coraggio e aggiungo: "Mi sembrava sincero, ma a parte questo era come se il tempo si fosse fermato a quattro anni fa. Nessuno dei due è più lo stesso di allora, eppure eravamo comunque in sintonia in modo allucinante. Davvero, non riuscivo a credere che non ci siamo visti né parlati per anni o che ci eravamo lasciati in malo modo: mi sentivo come se il mondo fosse rimasto in pausa da quel famoso giorno e finalmente avesse ricominciato a girare".

Tengo lo sguardo piantato sulle piastrelle del pavimento, non ho il coraggio di guardare Beth negli occhi. So che non mi giudicherebbe mai, ma temo possa dire qualcosa che non vorrei sentire.

"Senti, immagino tu sia particolarmente stanca: vuoi un thè? Un caffè? Una tisanina al finocchio?", mi domanda, allontanandosi verso la cucina.
"No, vorrei solo un cervello nuovo", sbuffo esausta, massaggiandomi le tempie.
Mentre lei si scalda nel microonde una tazza di acqua, io resto seduta sul divano e trovo il coraggio di guardare il cellulare per la prima volta da quando avevo parcheggiato la macchina vicino al molo di Santa Monica. Ci sono tredici chiamate perse e ventidue messaggi da parte di Axel: con un sospiro apro la sua chat e inizio a leggerli uno dopo l'altro. All'inizio mi chiedeva come stessi, se la serata fosse okay, poi aveva iniziato ad essere un po' preoccupato per il fatto che non risultassi online da ore, infine aveva inviato diversi messaggi palesemente ubriaco e incazzato con me.

Digito velocemente il testo, mentre il timer segnala alla mia amica che il suo thè verde è sufficientemente caldo:

- Sono da Beth, resto da lei tutto il giorno. Ne parliamo stasera quando torno, scusa

Lei mi raggiunge e si siede accanto a me sul divano, sbirciando il display del mio cellulare e sorseggiando dalla sua tazza rosa, nel mentre arriva la risposta del mio ragazzo:

- Sono tornato a casa mia, mi sono rotto il cazzo di aspettarti

Beth cerca di sdrammatizzare: "Assurdo che lui passi tanto tempo a casa tua e che ci resti anche mentre tu sei fuori, ma non si decida a venire a vivere ufficialmente da te. E' proprio un idiota a continuare a pagare l'affitto ai suoi coinquilini!".
Scoppio a ridere: "Beh, forse non siamo ancora pronti per una convivenza vera e propria. Preferiamo avere comunque i nostri spazi in cui poter tornare".

Blocco il telefono senza rispondere al messaggio del mio ragazzo, chiudendo così il discorso, per poi tornare su quello precedente: "Dio, non mi aspettavo di trovarmi ancora così a mio agio con Gus, ma contemporaneamente mi sento una merda per Axel, ho la testa che mi esplode".
"Stai con lui da due anni e non hai mai dubitato della vostra relazione. Io non credo che rivedere il tuo ex+ per qualche ora possa far crollare tutte le tue certezze, credo solo tua sia molto stanca adesso".

La ascolto con attenzione, i suoi consigli solitamente sono sempre una manna dal cielo e mi aiutano a vedere le cose chiaramente; ma forse per la prima volta non penso che abbia ragione.

Probabilmente, notando la mia titubanza di fronte alle sue affermazioni, Beth sbotta: "Cazzo, Bianca, mi sembra tu abbia la Sindrome di Stoccolma certe volte".
Aggrotto le sopracciglia: "Perché dici così? Mica mi ha rapita", scherzo, mentre la mia amica mantiene una faccia serissima.
Butta giù un sorso di thè bollente, nonostante fuori ci saranno almeno venticinque gradi, poi, purtroppo per me, si spiega meglio: "Porca troia, non essere tanto ingenua: devo ricordarti che relazione avevate? È andato in overdose perché l'hai lasciato dopo che lui si era scopato altre tipe, ti ha trascinata in quel tour infernale costringendoti ad abbandonare la tua vita, ha sempre rifiutato di andare in rehab nonostante avesse dei problemi seri che ricadevano anche su di te e, ciliegina sulla torta, ti ha abbandonata all'improvviso nella casa in cui convivevate senza una spiegazione. Bi, era una relazione tossica a tutti gli effetti, come fai a dire che ti amava? Come puoi pensare che fosse sincero quando ti ha detto che gli sei mancata?".

Resto immobile ad ascoltarla mentre gli occhi mi diventano lucidi: era esattamente questo che non volevo sentirmi dire, perchè una microscopica parte di me sa che è la verità, anche se ho sempre fatto di tutto per non ammetterlo a me stessa. Lei mi guarda e sembra cercare di tornare leggermente sui suoi passi, mostrandosi più dolce e comprensiva di quanto non sia stata poco fa: "Bi, ascolta, sei la mia migliore amica e non ti immagini quanto bene ti voglio, cazzo. Non volevo essere così dura e Peep mi sta anche simpatico, okay? Ha fatto delle belle canzoni all'epoca e tutto il resto, non metto in dubbio che tu lo amassi un sacco, ma ti ha trattata di merda e non sono disposta ad accettare che accada ancora senza almeno metterti in guardia".

Non sono arrabbiata per le parole di Beth, so che la sua intenzione non era essere cattiva. Il fatto è che nessuno sa tutti i dettagli della mia relazione con Gustav, nemmeno lei: da un lato non ho mai parlato di certe cose semplicemente perché volevo evitare di riportarle a galla per proteggere me stessa; ma d'altra parte ero molto gelosa dei ricordi belli e volevo che fossero solo miei: per questo mi veniva più semplice raccontare le cose negative che aveva combinato e, di conseguenza, per Beth era facile calcare la mano su quegli aspetti, semplicemente perché erano quelli che conosceva meglio.

"Dai, vieni qui". Lei appoggia la tazza sul tavolino davanti al divano e allarga le braccia ossute, invitandomi ad abbracciarla. Senza esitazioni, quasi mi butto su di lei e la stringo: il suo corpo è particolarmente esile e riesco a sentire le ossa della sua colonna vertebrale sotto alle dita. Con la testa poggiata sulla sua spalla, mentre le mi accarezza i capelli in silenzio, inizio a piangere in maniera composta, come se non volessi darle ulteriore fastidio.
"Scusa se ho detto cose che ti hanno ferita", mi dice per calmarmi: "Anche se è quello che penso, tu devi fare quello che ti senti, okay? Voglio che tu sia felice, Bianca. Te lo meriti".

The last thing  I wanna do - parte 2 // LIL PEEPWhere stories live. Discover now