i'm all in

205 22 8
                                    

Dopo aver scoperto di essere incinta, io e Gus non abbiamo esitato a chiarire il da farsi. Una volta superato lo shock iniziale, abbiamo cercato subito di capire quale strada intraprendere: abbiamo fatto una lista di pro e contro, sia relativi al portare a termine la gravidanza che ad interromperla; ma non siamo riusciti a giungere ad una conclusione di alcun tipo. Abbiamo pensato di fare almeno una visita medica prima di prendere una decisione definitiva, anche solo per capire da quanto sono incinta e la situazione in generale. Considerando che nell'ultimo mese non mi sono comportata esattamente da brava ragazza, degli accertamenti preliminari sono il minimo: sono stata alla festa con Beth dove ho bevuto, fumato e tirato coca; in più sono stata sottoposta ad uno stress non proprio indifferente a causa della storia tra Peep e Axel.

Gustav è seduto al mio fianco nella sala d'attesa della clinica, mentre aspettiamo il nostro turno mi stringe la mano e muove nervosamente sù e giù la gamba.
"Perchè sei tanto in ansia?", gli chiedo, poggiandogli una mano sulla coscia per tranquillizzarlo.
"Che cazzo ne so, non mi piacciono gli ospedali", sibila, passandosi una mano tra i capelli: "Tu invece come fai ad essere così calma?".
Gli sorrido e sollevo le spalle: "Non penso che il dottore possa darci una notizia più sconvolgente di quella che abbiamo ricevuto nel bagno di casa".
Lui sbuffa inquieto e continua a mangiarsi le unghie ed a torturarsi le pellicine.
"Non ti sei preso uno Xanax prima di venire?", gli domando, sfogliando una rivista a caso abbandonata sulla sedia di fianco a me da qualche altra paziente.
Lui scuote la testa: "No. Ora capisci perché ne ho bisogno per gestire le mie fottute emozioni?".

Dopo circa mezz'ora di attesa, finalmente la segretaria chiama il mio nome e ci invita ad entrare nello studio del ginecologo. Gus mi segue senza parlare e richiude la porta in legno dietro di sé, poi saluta con un cenno il medico che ci accoglie con un ampio sorriso rassicurante. Dopo qualche convenevole e qualche domanda, mi invita senza perdere tempo a sdraiarmi sul lettino ed a sollevare la t-shirt, esponendo l'addome. Il dottore mi si avvicina con cautela e mi spalma una sorta di gel trasparente e gelido sulla pancia, poi inizia a muovere la sonda, fissando il monitor davanti a sé in silenzio. Sia io che Gus teniamo gli occhi sul display, ma nessuno dei due è in grado di vedere nulla se non linee orizzontali che vanno dal grigio chiaro al nero: sicuramente nessuno di noi due riesce a riconoscere quello che dovrebbe essere un piccolo fagiolino.

"Okay". Il medico mette a posto la sonda e mi pulisce la pancia dal gel con un fazzoletto, poi si accomoda dietro alla sua scrivania. Mentre io mi do una sistemata e raggiungo Gus, lui inizia a parlare: "Sei di circa cinque settimane e sembrerebbe tutto apposto, non ho notato niente di particolare".
Il medico scrive il referto sfiorando velocemente i tasti del pc con le dita, lanciandoci occhiate gentili di tanto in tanto. Ci da una marea di informazioni utili e numeri da contattare nel caso di bisogno, gli facciamo qualche domanda per chiarire qualche dubbio e poi lasciamo lo studio con un paio di opuscoli tra le mani e le stampe dell'ecografia.

Usciamo nel parcheggio e risaliamo in auto, ma Gus aspetta un attimo prima di mettere in moto.
"Tutto okay?", gli domando: lo vedo particolarmente agitato e voglio assicurarmi che sia in grado di guidare.
Si volta di scatto verso di me e mi fissa per qualche secondo: "Che cosa facciamo?", mi chiede a sua volta, eludendo la mia domanda.
"Oh", esclamo, colta alla sprovvista: "Ne vuoi parlare adesso? Non possiamo almeno tornare a casa?"
Gus mi lancia uno sguardo supplichevole che vale più di mille parole, quindi abbandono l'idea di chiarire una volta rincasati e mi arrendo alla sua volontà di affrontare subito il discorso.

Restiamo zitti per un po', lui tiene le mani sul volante e fissa la macchina parcheggiata di fronte a noi; mentre io tengo gli occhi sui due volantini che ci ha lasciato il dottore.
"Gus...", non appena cerco di dire qualcosa, vengo subito interrotta.

"Senti, noi ci amiamo e i soldi non sono un problema, ci conosciamo da tanto e stiamo bene insieme. Sarebbe poi tanto stupido se...?". Non termina nemmeno la frase, è chiara la sua intenzione.

Non mi aspettavo mi dicesse una cosa del genere in maniera tanto diretta, non immaginavo minimamente che per lui fosse stato tanto facile e veloce giungere a questa conclusione. Sentirglielo dire ad alta voce però mi fa capire che in realtà stavo covando da qualche giorno anche io questa stessa idea, solo che a differenza sua non avevo avuto il fegato di ammetterlo. Una volta superato lo shock iniziale, ho cercato di razionalizzare la situazione e ho avuto anche io il pensiero che forse la cosa giusta sarebbe stata quella di buttarci in questa folle avventura, ma avevo paura che in realtà lui pensasse esattamente l'opposto e io non ero pronta ad avere il cuore spezzato in questo modo. Come avrei potuto andare avanti per la mia strada se lui non avesse voluto il bambino? Una divergenza del genere non sarebbe stata altro che la tomba della nostra relazione. Ma, a quanto pare, nonostante il terrore e le incertezze, siamo invece sulla stessa lunghezza d'onda.

Mi mordo il labbro e guardo Gus trepidante, è impaziente di ricevere una risposta da parte mia. Non deve essere stato facile sbilanciarsi tanto e subito. Gli afferro una mano e gli accarezzo il dorso con il pollice, facendo dei piccoli movimenti circolari: "Non è stupido, anche io voglio farlo".

Lui tira un sospiro di sollievo e si sporge dal suo sedile verso di me, noncurante del freno a mano che gli sta trafiggendo il costato. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia con delicatezza, ma allo stesso tempo con passione.
"Voglio fare tutto con te", bisbiglio, in una pausa tra un bacio e l'altro.

"Sai, penso che...", mi dice, staccando leggermente le sue labbra dalle mie: "Credo che forse questa cosa potrebbe farmi bene. Lo so che adesso la mia vita è sregolata, che la mia salute mentale è fa schifo e che mi piace sballarmi più di quanto dovrei, però... cazzo, potrebbe portarmi sulla strada giusta. Bianca, penso davvero che questa sia la volta che non sbaglio più".

The last thing  I wanna do - parte 2 // LIL PEEPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora