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La rossa era tornata a casa, e si era chiusa in camera, scoppiando a piangere, senza riuscire a calmarsi.

Singhiozzava, mentre le lacrime continuavano a scorrere lungo le sue guance, e un dolore allucinante si diramava in tutto il suo corpo.

Non riusciva a spiegare la sofferenza che stava provando in quel momento, si sentiva completamente a pezzi.

Toni era l'unica ragazza che avesse mai amato, e l'unica persona che avrebbe voluto avere al suo fianco, ed ora l'aveva persa.

Ma nonostante tutto il male che da mesi continuava a provare non voleva lasciarla andare, perché era fottutamente innamorata di lei, perché le aveva fottuto il cervello, e il cuore.

Dopo aver pianto ininterrottamente per lungo tempo, finalmente, per la prima volta dopo giorni, riuscì a prendere sonno.

Nel frattempo Toni si trovava a scuola, chiusa in uno dei bagni, ormai da ore, che piangeva, non riuscendo quasi a respirare.

Aveva distrutto la ragazza che amava, era la causa del suo dolore, probabilmente la causa di quei segni che aveva visto sulla sua pelle, e questo la uccideva.

Appena la giornata scolastica finì, si recò a casa della rossa.

Aveva un viso distrutto, gli occhi gonfi, il mascara colato, ma non le importò, doveva riprendersi la sua ragazza.

Suonò al campanello, e le venne ad aprire Penelope, che vedendo il suo volto sofferente, capì tutto, e aprì le braccia verso di lei.

Penelope:dai vieni qui

disse mentre Toni le si avvicinò , abbracciandola, tenendola stretta.

Toni: i-io non volevo, non pensavo che stesse così male a causa mia, sono una persona di merda.

Penelope: shhh, è tutto okay, è tutto okay

disse in un sussurro accarezzando il capo della rosa.

Penelope: ti va di entrare, parliamo un po'?

Toni non rispose ma si limitò semplicemente ad annuire.

La donna la fece sedere al tavolo che era situato in cucina, mentre iniziava a preparare un thè.

Toni: lei dov'è?

chiese mentre tirava incessantemente su con il naso.

Penelope: penso che stia dormendo, sono giorni che non chiude occhio.

Toni: è tutta colpa mia, sono io che l'ho ridotta in quelle condizioni. Non l'ho ascoltata quando mi diceva che mi sentiva distante, che pensava che mi fossi stancata di lei, ed ora è distrutta a causa mia.

Penelope: mi vuoi dire perché ti sei allontanata così?

Toni: È tornato mio padre a casa, e sono andata in tilt, a breve finalmente dovrebbe riandarsene, ma da quando l'ho rivisto, il mio cervello è andato a farsi fottere, non ci ho più capito nulla, e fare missioni con i Serpents mi teneva la testa occupata.

Penelope: perché non ne hai parlato con lei? l'avrebbe capito.

Toni: non volevo buttarle addosso i miei problemi, non volevo ferirla, ma sorpresa sorpresa, sono riuscita lo stesso a farlo.

Penelope: Toni, credo che tu glielo debba dire. Sai che ormai è come se fossi mia figlia, ti ho vista crescere insieme a lei, e con voi ho visto crescere anche il vostro amore.

Toni: da quanto tempo sta così?

Penelope: poco meno di due mesi, sono ormai settimane che frequenta una psicologa, ma il suo umore non sembra migliorare.

so many things i want to sayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora