𝑳𝒂 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓𝒂 𝑩𝒂𝒓𝒏𝒆𝒕

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Continuando a passeggiare accanto a lei, ci imbattemmo nella signora Barnet e le due figlie piccole. 

Povere pargole, anch'esse abbellite con lo stesso sfarzo della madre: il vestiario sfociava nell'eccentricità di chi vuol spiccare, col tocco di eccedenza nel superare certi limiti. 

Erano pur sempre due bambine!

Appena i suoi occhi ricaddero su me e Marie Anne, non ci pensò due volte ad avvicinarsi. "Elisabeth. Buona mattinata, mia cara" mi porse i suoi egregi saluti con un lieve cenno del capo.

Dardeggiò i suoi occhi di un verde marino, muovendoli per ciò che erano stati creati dal divino, osservandomi analitica dalla testa ai piedi e lasciando poi indirizzarli sulla donna al mio fianco, scoccandole un'occhiata con un certo disprezzo ben visibile. 

Era inaccettabile che una dama appartenente al mio ceto, dimostrasse tali confidenze per una -serva- il cui dovere era servire il proprio signore. 

Per i canoni previsti, le nobildonne dovevano comportarsi da vere signore e, le serve al loro fianco, dovevano comportarsi da tali. 

Assolutamente vietato instaurare un rapporto che andasse oltre i limiti, ma almeno mi fu concesso per volere di mio padre di spezzare quella catena stereotipata che poteva tenermi lontana da lei. 

Sapeva che avevo sacrificato abbastanza della mia vita e che, quindi, mi fosse stata concessa una donna da tenermi al fianco, in caso di bisogno, come a coprire il ruolo di una madre. 

Era doveroso nei miei confronti, e almeno per questo ebbe un briciolo di compassione. 

Con il suo ventaglio appariscente, grazie alla moltitudine di mille colori disegnati su di esso, lo fece sventolare verso il suo viso, lasciando che i capelli castani dai boccoli più curati, la quale rasentavano le spalle minute, si muovessero alla movenza del polso. 

Un lieve sorriso gli apparve sulle labbra sottili, con leggere sfumature di rosso.

Cercò di proferire parola, ma io non glielo permisi.

"Signora Barnet, buona mattinata a lei. Facciamo compere?" Sviai il discorso, fissando il suo viso ovale. 

Avevo intuito quanto si sentisse pronta a spettegolare su qualche altra signora del posto; non si lasciava sfuggire una sola notizia. 

Eppure mi domandavo come faceva a sapere sempre tutto, prima di tutti.

"Esatto, mia cara" mostrò un sorriso sghembo. "Ho fatto ordinare due abiti di pizzo rosa per le mie care bambine. Sono dei capi d'ultima moda, importati da Londra" si mise a sventolare quel ventaglio, accelerando la presa, nel tentativo di proteggere l'incarnato più pallido del mio. "Mi manca molto Londra con i suoi rumori, ma anche qui non è poi così male. L'unico problema è il caldo, e dame come noi sanno com'è complicato gestire l'afa" per quello non aveva tutti i torti. 

Le temperature in quel posto, delle volte, subivano sbalzi improvvisi.

Gli angoli della mia bocca si sollevarono lievemente all'insù. "Ha ragione, il caldo afoso delle isole resta unico nel suo genere. Il nostro delicato incarnato ne risente" concordai con un altro sorriso di circostanza. "Bene, allora vi lascio alle vostre faccende, suppongo che siate abbastanza indaffarata" dedussi.

"Oh, mia cara, per te ho sempre del tempo disponibile."

Di sottofondo si sentirono scalpicci in corsa, di quei pochi bambini messosi a correre, e le voci delle persone a passeggio, prese a parlottare. 

"E a me fa sempre piacere scambiare quattro chiacchiere con lei"

Con la coda dell'occhio mi accorsi come una delle sue figlie stesse trovando difficoltà nel grattarsi al di sotto della nuca, oppure era il repellente fastidio della stoffa. 

𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Where stories live. Discover now