𝑳𝒂 𝒇𝒖𝒈𝒂

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Corsi, più veloce, ancora e ancora a perdifiato. Aggirai qualche sasso sparpagliato per le vie cercando di non ritrovarmi schiantata al suolo; a poche miglia mi sarei ritrovata al lato nord dell'isola con le gambe alla gola. Sapevo che m'avrebbero fatto girare l'intero pezzo di terra! Una di loro tentò di arrestare la mia folle fuga, lanciandomi qualche pugnale di spalle e che sfiorò a malapena il mio orecchio. Una traiettoria da invidiare, ma che se mi fossi voltata me l'avrebbe staccato di sicuro.

Si misero a imprecare, a invocare le peggiori dannazioni per come le stessi facendo sudare. Ne volò persino un: "gli mozzerei la testa e la darei sotto il piscio dei maiali" ma non potei capire di chi si trattasse, se della bionda o la mora, ma al diavolo entrambe!

Allora mi uscii spontaneo dire loro: "Potreste mollarmi, invece di corrermi dietro" già col fiatone.

Quei tuguri fasciati dal mezzo legno marcio e mangiato dal sale del mare, sfrecciavano davanti alla mia vista dinanzi ad alcuni panni stesi che svolazzarono alle sferze di venticello, e presero a fluttuare in aria, in quel buio illuminato dalle punte lucenti. Adoravo le stelle, da piccola mi appollaiavo fuori la finestra salendo sul tetto per poterle osservare in tutta la loro magnificenza. Superate le due ultime baracche del lato sud, al mio lato destro apparve una pianura verdeggiante rimpolpata di biancospini, sanguinelle e palme sparse un po' ovunque: qualche arbusto ospitava i tipici animali della boscaglia che correvano e saltavano da un cespuglio all'altro; mi ero inoltrata dove non dovevo. Schizzai verso sinistra lasciando scivolare rapida i piedi sul terriccio mischiato alla sabbia, per questo si rivelò sdrucciolevole, di conseguenza la polvere si sollevò e qualche sassolino prese a rotolare. Mi curvai rischiando di perdere l'equilibrio ma non accadde, poi deviai verso uno stretto vicolo.

All'improvviso sentii il suono di metallo fendere l'aria stessa, per cui provai a girarmi senza fermarmi e ciò che vidi mi fece gelare le viscere. Una sciabola d'abbordaggio stava girando più volte su se stessa da far invidia ai menestrelli, e sapevo che se non mi fossi accovacciata mi avrebbe squarciata la pelle, per cui mi fermai abbassandomi del tutto e facendola percorrere la traiettoria fino a che si conficcò nel legno di una parete in legno già sfregiato.

"Porca puttana" mi scappò, intanto che presi a fissarla attonita per averla scampata.

"Ti strapperò un orecchio se non ci consegni i nostri cazzi di dobloni" e le repliche furenti che giunsero più vicine, mi fecero girare e scorgerle a una distanza accorciata, rispetto a prima, per cui mi rialzai così velocemente da rischiare di ricadere faccia a terra, ritrovando però la stabilità nel poggiare una mano a terra e ritornando a correre. Mi stavano tallonando in una maniera instancabile. Ma che mangiavano?

Mi voltai a malapena per poterle sbirciarle oltre la spalla. "Andatevene al diavolo! Servono a quella taccagna, non a voi" almeno le stavo tenendo entrambe col fiato sul collo, fortuna ero scattante. Iniziai a sentirmi stanca, costretta a rallentare e fermarmi per poggiare una mano sulla parete di un'angusta casupola, formata da paglia e legno, e chinarmi a metà busto per riprendere fiato. Mi era stato concesso almeno quello per come me la squagliai, poi ripresi appena girarono l'angolo, furbamente svoltai verso un altro vicolo e intravedendo due uomini brilli che reggevano un loro compare, ubriaco, per le braccia e per le gambe, esattamente a sei passi da me.

"Merda!" Sgranai gli occhi vedendomi la via sbarrata, tuttavia potevo sempre balzare sull'uomo, superandolo con un salto. I due, poco coscienti, si voltarono vedendo stagliata una sagoma nelle loro vicinanze e udendo i miei passi spediti, anzi, più di uno!

"Ma che diavol..." uno di loro non ebbe nemmeno il tempo di concludere la frase che mi ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. Superai il loro compare scavalcandoli e risparmiandomi di scivolare in una pozza di vomito. Dallo sbigottimento si fermarono a seguirmi con occhi increduli, finché atterrai con i piedi dall'altra parte e ripresi la corsa, concedendomi un sorriso animalesco per la soddisfazione che sentii. Diedi un'altra occhiata per precauzione, ritrovandole le due idiote finite addosso a quei tre, tuttavia quell'intoppo mi concesse più tempo per poterle seminare.

Finii sul sentiero principale, illuminato da torce incastrate nelle fessure di legno, mentre da qualche taverna si udì del chiasso cantilenante di bardi, qualche calca in lontananza e qualche prostituta rincasare. Se mi fossi spostata più a sud sarei spuntata sui sentieri sabbiosi che sfociavano verso la spiaggia: lì non era illuminato, le onde del mare che si infrangevano sugli scogli avrebbero accavallato anche il mio respiro, con la loro melodia. Quando diedi un'altra controllatina le ritrovai a poca distanza; mi ero distratta e avevo perso tempo a ideare una scappatoia. Una di loro per poco non mi afferrò, ma riuscii a scattare rapida da ritrovarmi curvata e perdendo quasi l'equilibrio... di nuovo!

"Ti abbiamo presa!" Gridò Lunna, riconoscendola dalla voce. Riuscirono a rasentare la stoffa della mia camicia, ma io scostai il braccio per non lasciarmi afferrare, ritrovando le forze. Sentii entrambi i loro lamenti, ciononostante le ignorai proseguendo fin quando un raggruppamento di quattro giubbe rosse mi fecero spalancare gli occhi. Strada sbarrata, non potevo proseguire per di lì.

"Merda merda merda!" Svoltai verso un sentiero terroso ricoperto di sassolini e rischiando anche di potermi beccare una slogatura alla caviglia, ma restai ben attenta a dove mettessi i piedi. Corsi fin quando davanti si manifestò un muro che m'impedii di proseguire. Avevo dimenticato che vi erano le alture ricoperte, occupate da quei poveri proprietari che si appropriavano di suolo pubblico.

Mi fermai prendendo a osservarmi intorno per valutare. Dinanzi a me avevo l'unica via d'uscita e non mi sarebbero fregate le conseguenze, dovevo liberarmi, inoltre, il mio fisico longilineo permetteva di muovermi scattante. Mi decisi a issarmi sul parapetto, allungando prima una mano verso il tetto di paglia, poi con una spinta salii sopra cominciando a correre verso la taverna; il punto più alto dove era possibile avere un'ampia visuale delle vicinanze. Sbirciando dietro intravidi per prima la testa della bionda, intanto che provava ad arrampicarsi con difficoltà. Forse non era stata una buona idea indossare il busto corto di cuoio con i tre cinturini a stringermi il petto. Con un salto, lasciai poggiare i piedi sul legno fradicio di quel posto dall'odore pregno di puzza di alcol. Quei pochi cittadini presero a osservarmi stranita, altri, invece, si ordinavano da bere, comunque sia non indugiai e scandagliai il posto, ritornando a correre. Tentai di deviare un uomo che si interpose nel mio cammino, rischiando di farlo cadere con tutto il boccale stretto nel suo palmo.

"Attenta a dove metti i piedi! Che razza di donna" ignorai la sua critica di spalle nel frattempo che mi scostavo alcune sedie la quale mi furono d'intralcio, lasciandole cadere e saltando lo steccato.

Pertanto atterrai su un tetto attiguo, ma il contraccolpo mi risalì alle gambe. Strinsi le labbra. "Non adesso, andiamo!" Mi sforzai a trascinarle per rimettermi a correre e scendere da lì, dirigendomi verso la spiaggia e ritrovandomi nel buio pesto, accompagnata dal rumore del mare. Osservandomi nella penombra scorsi l'ombra stagliata di un barile vicino alla corteccia di una palma, corsi verso quella direzione nascondendomi dietro al fusto: Avevo la lingua secca, la salivazione azzerata e il petto che saliva e scendeva freneticamente, fin quando riconobbi le loro sagome. Si guardarono intorno con circospezione, ma della mia traccia non c'era nemmeno l'ombra, difficile scorgere anche le orme o trovare tracce sulla sabbia dacché il vento prese a soffiare e a far alzare i granelli. In quel modo sarebbero state anche coperte. Il cielo notturno prese a mutare in una serata ventilata, le onde si scagliavano sempre più forti contro gli scogli alla riva, lasciando smuovere le alghe e facendo innalzare il loro odore. Quando una mano tozza, tappò la mia bocca e mi spinse all'indietro senza lasciarmi emettere nemmeno un fiato!

 Quando una mano tozza, tappò la mia bocca e mi spinse all'indietro senza lasciarmi emettere nemmeno un fiato!

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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Where stories live. Discover now