𝑴𝒂𝒓𝒊𝒆 𝑨𝒏𝒏𝒆

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Fu inutile, non riuscii a riposare. Con gli occhi rivolti al soffitto pittoresco e raffinato, raffigurante forme angeliche librate in un cielo terso e limpido, avvolte in stoffe di seta, ritornai nelle mie sembianze consone per un portamento che spettava a una dama del mio calibro, quando il rimembro inerente a Velvet mi sfiorò come un fulmine alla mente. Gli dovevo dei dobloni e andava messa a tacere, altrimenti non mi sarebbe stato possibile ritornare al lato sud, ma come potevo ottenerli, se mio padre stava cominciando a chiudere la stanza del suo studio a chiave? Tra l'altro, cosa stava celando così segretamente?

 Gli dovevo dei dobloni e andava messa a tacere, altrimenti non mi sarebbe stato possibile ritornare al lato sud, ma come potevo ottenerli, se mio padre stava cominciando a chiudere la stanza del suo studio a chiave? Tra l'altro, cosa stava celand...

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Prima che Marie Anne potesse uscire da lì, mi drizzai a mezzo busto indirizzando i miei occhi cerulei su di lei, fermandola. "Madama!" Balzai fuori dal letto sfatto. "Ascoltami, ho una cosa da riferirti di una certa importanza, ecco" puntualizzai. Lei mi guardò per cercare di rendermi più trasparente, nel tentativo di scorgere le mie intenzioni e precedermi. Rimasi a fissarla stranita quando le vidi assottigliare appena le palpebre, già a sapere cosa le stessi per riferire. Lasciai perdere e mi decisi. "Ho avuto alcuni problemini giù al sud" usando il diminutivo, sperai di rendere quella frase meno gravosa possibile.

"Per -problemini- cosa intendi esattamente? Non dirmi che riguarda quelle due che ti hanno inseguito" dedusse, scrutandomi in modo inquisitore. Strinsi le labbra corrugando la fronte e sollevai un braccio unendo a malapena indice e pollice, lasciando intendere quanto grave potesse essere quella faccenda.

Afferrò uno straccio poggiato nelle vicinanze, in modo così veloce, che nemmeno i miei riflessi riuscirono a schivare quel panno lanciatomi addosso. "Ahia. Madama, di nuovo" mi lamentai abbassando subito la voce per non farmi udire in tutta la villa.

Le sue ciglia nere sbatterono forti. "Ti rendi conto che ti sei ficcata in un altro dei tuoi tanti casini?" Si lagnò, portando entrambe le mani a pugno suoi fianchi. "Con quelli del sud non dovresti averci niente a che fare, lo sai" mi puntò un indice contro. "Adesso, dimmi come hai intenzione di ripagare tale debito?" Si girò per avanzare verso la scrivania.

"Però, sei perspicace!" Esclamai con una punta d'ironia. Si girò tentando di lanciarmi addosso quel maledetto panno. "Aaahh, ferma! Non farlo, ti spiegherò tutto" la fermai prima che potesse colpirmi, e sfoderando l'arma vincente, in altre parole utilizzare gli occhioni imploranti. "Devi perdonami Madama, sai bene che non ho nessuno ma solo te in queste faccende" la raggiunsi. "Abbi pietà" e la supplicai unendo le mani davanti al mio viso come un mendicante bramoso di dissetarsi. Lei scosse il capo, delusa dalle mie attitudini fuori luogo e si girò verso la scrivania per prendere un pettine. "Ti prego, sai che non ne uscirò facilmente questa volta" cercai di rassodare la sua apprensione nei miei confronti.

Mi guardò sotto quel viso del colore dell'estate, bronzo e terra. "Siediti" mi indicò la sedia con un cenno della testa, e feci quanto da lei richiesto, avvolgendoci in un silenzio per me frustrante. La fissai dallo specchio a mia volta, allo stesso modo. "Ok, è una perdita di tempo" gracchiai.

"Quanto ti serve?" Domandò iniziando a spazzolarmi i capelli. Le sorrisi, per cui tornai ad alzarmi spontanea per allargare le braccia e stringerla forte, in segno di gratitudine. "Ah signorina, ah!" Tentò di scostarmi. "Dovresti avere..." disse sforzandosi di liberarsi dalla mia stretta affettuosa "più ritegno per te stessa e per il buon nome della famiglia, lo sai" si curvò da un lato ancora sotto la morsa della mia stretta, riuscendo a posare la spazzola. Io invece mi misi a lisciarle la chioma nera per sistemare le ciocche che gli ricaddero sulle guance paffute.

"Il buon nome non sarà macchiato, tranquilla. Inoltre, di quale famiglia parli? Ne vedi una per caso?" giudicai, indietreggiando con una certa espressione dispiaciuta.

Non eravamo più una famiglia da sette anni. Non vi erano più pranzi riuniti intorno al tavolo come succedeva spesso a mezzodì preciso, o dialoghi intorno a un caldo camino crepitante, delle volte accompagnati anche dai canti melodici o dalle risate. Venivano svolte solo ricevimenti tra comandanti, ambasciatori, giubbe e cene ristrette con qualche suo membro fidato. In quella tenuta, il corso della quotidianità fluiva in un silenzio assordante, uno di quelli dove solo il ticchettio del pendolo si udiva da un angolo e qualche nitrito in lontananza, accompagnato dai passi sparsi della servitù. Al sud c'era vita, ogni angolo della strada era rianimato, notte e giorno. Le risate sorvolavano e trovavo divertente persino lo stato d'ubriachezza degli uomini che tracannavano. Come potevo non fuggire via da quel silenzio, da quegli ordini dettati e dalla parvenza obbligatoria ed eseguita a dovere?

"Il lignaggio verrà preservato anche per la discendenza. Certo" lo dissi con una tale noia da poggiarmi scompostamente accanto all'asta del letto.

"Primo, mettiti composta" vedendola rigida, irrigidì anche me di conseguenza, portandomi a ricompormi. "E secondo, te li darò solo a una condizione" iniziò a muoversi sistemando alcuni vestiti sul letto, vicino le lenzuola. Me la misi a seguire in ogni minimo movimento. "Dovrai venire al mercato con me, senza fiatare. Chiaro? Così capirai cosa significa il duro lavoro"

Mi avvicinai e nel sentire i miei passi drizzò di nuovo la schiena, dandomi modo di guardarla negli occhi. "Qualunque cosa chiederai, sai che ti sono debitrice. Te li restituirò presto, promesso" la rassicurai, strofinando il tessuto delle sue maniche corte. Le dovevo veramente molto.

Sospirò. "Ahh, lascia stare, tanto mi paga tuo padre alla fine. Adesso vado a prendere delle bisacce, ci serviranno" scostò le mie mani delicatamente, voltandosi poi verso la porta. La seguii con lo sguardo finché sparì dietro la soglia.

Volevo veramente bene a quella donna: negli incubi che si insediavano a notte fonda, ritrovavo lei accanto a me, quando correvo e mi ferivo era lei che si precipitava al mio fianco per asciugarmi le lacrime, quando ero malata e tremavo come una foglia, era lei che si prendeva cura di me. Quando a un tratto, le buone azioni di Madama presero a dissiparsi nella mia mente, fino a dare posto alla pallida luna librata nel manto nero della notte, insieme alle sue candide stelle lucenti. Ricordai come la luna riuscì a illuminare quel naso spigoloso che a malapena intravidi. Chi era? E come potevo rinvenire a lui? Non avevo informazioni sufficienti e nemmeno qualcuno che potesse indagare sul suo conto, ma anche se fosse stato possibile, da dove avrei dovuto cominciare se non sapevo nemmeno io di chi si trattasse, se non di un'ombra?

Sospirai sommessamente osservandomi intorno, annoiata e in attesa di Madama mia che andasse a prendere l'occorrente che serviva. Vagando con lo sguardo pensai fosse stato meglio appisolarsi anche solo per un minuto, in modo da riacquistare le energie, ma dietro le ante udii delle grida. Mi avvicinai e aprii con entrambe le mani la finestra della mia camera, osservando i paraggi per capire da quale punto provenissero, scorgendo un uomo, uno dei tanti signori di terreni, frustrarne un altro, un nero, così denominati da tutti, inginocchiato dinanzi a lui su quel suolo scuro. Negli ultimi tempi a New Weiven furono deportati molti schiavi dalle indie occidentali, costretti ad arare i campi per la produzione di patate e a prendersene cura per conto dei signori delle isole: i signori ne ricavavano dei buoni profitti. La stessa sorte toccò anche a coloro che vivevano ad Antigua e a Hispaniola, altre isole dei Caraibi. Quella fu la sorte destinata per quella povera gente, deportati come animali incatenati e costretti ad accettare il loro fato, e il tutto, concesso per volere del governo Inglese e francese.

Quando dei passi oltre la porta, mi fecero voltare.


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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Donde viven las historias. Descúbrelo ahora