𝑨𝒕𝒕𝒂𝒄𝒂𝒃𝒓𝒊𝒈𝒉𝒆

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Quella sera si sarebbe messa male più delle altre volte.

"Ti faremo passare la voglia di startene a questo mondo" nella voce di Lunna si sentì una nota di aggressività, intanto che avanzava in un'andatura da superba, per poi fermarsi dopo esser stata chiamata dall'altra, rimasta ferma dietro.

Mi presi del tempo per valutare la situazione: Alla mia destra non c'erano passaggi secondari che mi avrebbero dato il tempo necessario di svignarmela, alla mia sinistra le scale che portavano al piano superiore mi avrebbero fatto perdere più tempo. Mi sarei ritrovata a girare intorno come un ratto in trappola e col rischio di finire addosso alle persone, rischiando di ritrovarmi braccata da Lunna - al momento la più rabbiosa nei miei confronti - a differenza dell'altra messasi a valutare più le modalità d'attacco. Nulla da fare. 

"E io di farti aprire quella bocca" le risposi, cercando di temporeggiare. 

Si portò la mano sulla tracolla, sistemandosela. "Fottuta maledetta!" E ci strinse le dita intorno. 

Indietreggiai di alcuni passi, quando un uomo e una donna ci passarono davanti saltellando sui loro piedi, mentre ballavano briosi. Intanto che la donna si sbellicava dal ridere con i due seni a rimbalzare come palle di cannone, andando su e giù a ritmo di musica, fu il momento esatto per agguantare qualche boccale nelle vicinanze, o qualsiasi affare che mi avrebbe aiutato a proteggermi da quelle due esaltate.

Diedi una rapida occhiata ai tavoli, imbattendomi in visuali indecenti laddove mani grossolane tentavano di infilarsi tra le cosce femminili, ma... "Bastarda, sii donna!" Eruppe la tizia dai capelli neri, facendomi voltare verso di loro. "Non hai nemmeno il coraggio di guardarci negli occhi, sul serio? Non dirmi che ti stai pisciando sotto!" Continuai a lasciarla fare, prima o poi quella fogna di bocca gliel'avrei tappata!

Tenendo gli occhi fissi sulle due, mi curvai agguantando qualcosa di pesante e constatando dopo si trattasse di una bottiglia semivuota di rum. Oh andiamo! Speravo di afferrare un candelabro o qualcos'altro che mi avrebbe dato la possibilità di frastornarle. Quel posto era pieno di candele per cercare di fare luce, e invece mi ritrovavo una fantastica bottiglia di rum tra le mani. 

"Dannazione, altro rum no!" Purtroppo fu l'unica arma difensiva a portata di mano. Dovetti accontentarmi. 

Le vidi entrambi scoccarsi occhiate complici e allungare, poco dopo, le mani dietro le schiene per sguainare dai foderi sciabole dalla lama spessa e curva. Quelle non le avevo intraviste. Sgranai gli occhi. Che diavolo! Due donne dal fisico filiforme che se la sapevano cavare con armi così pesanti? 

Lunna era la più arrogante, non faceva altro che fissarmi nebulosa, come se gli scontri fossero il suo idillio tanto atteso. "Tu potresti farti scopare da qualcuno, sai? Pare che a questo genere di cose ti esalti come se avessi visto un tesoro pieno d'oro!" Non sapevo che altri mezzi usare, due contro una sembrava troppo. 

Il suo volto si rabbuiò, le sue labbra si serrarono e il suo sguardo divenne infuocato.
"Cazzo!" Iniziò ad avanzare lesta e poi, in ben che non si dica, sferrò il primo colpo lasciando sorvolare la lama all'altezza della mia testa, ma abbassandomi, la deviai con rapidità facendo andare a vuoto il suo colpo. Attirammo l'attenzione, lasciando che tutti quegli sguardi si focalizzassero su di noi e si elevassero degli Oh all'unisono, anche negli angoli più nascosti, facendo cessare persino la musica. Indietreggiai andando a sbattere con le natiche contro un tavolo e facendo ricadere tutto ciò che vi era sopra, in altre parole: boccali, whisky e rum. Si innalzarono dei lamenti alle mie spalle. Il liquido all'interno della bottiglia stretta nel mio palmo, ondeggiò, fuoriuscendo all'estremità di quel buco e riversandosi poi sul pavimento. 

"Sta più attenta!" Storsi a malapena il collo, scorgendo la figura di un uomo con una donna quasi nuda, messa a cavalcioni su di lui: le mani lerce del tizio erano posate all'altezza dei suoi seni tondeggianti. "Non vedi che mi hai rovesciato il rum a terra?!" Brontolò un altro zoticone di mezza età, guardandomi rozzamente e facendo scricchiolare la mandibola. Era seduto di fronte, anche lui in buona compagnia.

Sospirai sonoramente. "Voi non vedete che sono impegnata in un combattimento!?" Mi giustificai, scrollando le spalle. Uno di loro portò una smorfia confusa sul volto, non capendo perché gli sarebbe dovuto importare. 

"Hey stronza. Smettila di perdere tempo" 

Il riprendermi in quel tono di voce alto, mi fece irrigidire ancora. Stavolta era veramente incazzata, ma cercai di ignorarle per trovare la prontezza di intervenire in qualche modo, poi un'idea la ebbi. Avvicinai la bottiglia verso le labbra e reclinai il capo per scolarmi quel poco di liquido che vi era rimasto: avevo bisogno che quell'alcol forte scorresse giù nella mia gola. Sazia, la staccai dalle labbra scaraventandola in direzione della bionda che mi era più vicina, purtroppo si schermò dietro una trave, deviando la bottiglia che si andò a schiantare in mille pezzi sul pavimento. I presenti, fecero elevare grida di fomento per incitarci in quel duello che io cercai in tutti i modi di evitare, sicuro sollazzai da prima i loro animi; alcune donne lasciarono perfino sventolare le mani strette a pugno, pronte per incoraggiarci ad aizzare uno scontro all'ultimo sangue, mentre gli uomini li battevano sui tavoli creando un baccano assordante. Di tutta quella grande brama di vedere qualcuno acciuffarsi, io non ce l'avevo mica. Entrambe assunsero posture d'attacco sollevando le spade e attendendo qualche cenno da parte mia, e lo ebbero. Avanzai fissandole con un'aria sfrontata, e mi voltai di scatto dandomela a gambe levate. 

"Prendetela!" 

Purtroppo mi trovai a urtare contro un uomo che tracannava, e di conseguenza il liquido schizzò fuori da quell'affare e il boccale rotolò da qualche parte, l'uomo perse l'equilibrio ricadendo di schiena su un tavolo. Il suo peso fece cascare tutti gli altri boccali sulla superficie. La gente iniziò a lamentarsi, coloro che stavano festeggiando vennero interrotti a causa nostra, e da tutto questo il caos prese vita. Correndo spedita, raggiunsi la porta attenta a non urtare di nuovo contro qualcuno, la spalancai con una spinta decisa, uscendo dal Mogul. Gli oggetti e le persone intorno a me, in quel preciso momento, non riuscii nemmeno a notarle. Corsi nella lunga via impolverata, parallela alle baracche, intravedendo più ubriaconi riversati per terra a canticchiarsela sotto il cielo stellato. Vi erano delle strette vie attigue in mezzo alle case malandate, che permettevano di sfociare nella via opposta. Ad ogni modo, in una di queste, ci avevo lasciato Jonathan con la carrozza e tutto l'occorrente che mi serviva, ma i pensieri vennero rimpiazzati da altri passi, ovverosia delle due che mi erano già alle calcagna. 

A quanto pare non avevano intenzione di mollare!

Proseguendo sotto le ombre delle foglie di palma, oscillanti, scorsi la figura di Jo: così lo chiamavo, poiché lavorava al nostro servizio da più di venti anni. "Signorina Elisabeth!" Il cocchiere, nei suoi abiti agghindati tutto punto, riuscì a scorgermi e quindi a richiamarmi con tono atono per attirare la mia attenzione. 

Sollevai un braccio in aria. "Jo, aspettami dall'altra parte. Fatti il giro!" Lo avvisai, lasciando roteare l'indice in modo circolatorio. Lui sapeva cosa intendevo. Infatti lo intravidi sbuffare e lasciar ricadere le braccia sui fianchi, prendendo a correre goffamente verso lo stretto vicolo. Mi diedi una veloce sbirciata, intravedendole continuare a seguirmi. Dovevo pensare a qualche alternativa o scappatoia veloce, non potevo correre a gambe levate per tutto il sud di New Weiven. 

Signore e Signori: Elisabeth Smith

Signore e Signori: Elisabeth Smith

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𝐼 𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 - 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑎𝑛𝑐𝑎Where stories live. Discover now