Mentre passo da una stanza all'altra mi viene da precisare che di quei dipinti, gliene ho concessi solo tre: il primo è quello che gli regalai tempo fa ma che non ha mai affisso fino a qualche giorno fa, lo abbiamo posizionato nel suo ufficio e finalmente quella stanza sembra avere qualcosa che si avvicina di più al suo essere; il secondo dipinto è un'imitazione di quello che iniziai in questo appartamento ma che non ho avuto la possibilità di finire per via di quel che è successo, c'è sempre lui che suona la chitarra e gli stessi colori che scelsi tempo fa e che ora decorano questo corridoio. Il terzo e ultimo dipinto è quello che ha visto prima di tutti gli altri quella notte in Accademia; a detta di Elijah è uno dei suoi preferiti ma malgrado ciò, ancora siamo indecisi su dove posizionarlo e ci siamo limitati a conservarlo sulla scrivania dello studio.

Il tempo scorre e nel frattempo studio, controllo alcuni documenti di lavoro e faccio alcune faccende. Arrivo davanti al Cargo alle ventuno meno venti, dal parcheggio riesco a scorgere alcuni visi familiare. Metto chiavi e cellulare in borsa e mi assicuro di non sgualcire la giacca blu. Ho dei jeans chiari, una blusa bianca e le scarpe che mamma mi ha regalato per Natale. Elijah mi ha detto che sarà molto informale, tant'è che anche lui alla fine ha optato per dei pantaloni scuri e una camicia verde a tre quarti. Mentre guidavo mi ha scritto, gli ho rispondo solo ora dicendogli che sono appena arrivata e lo sto raggiungendo.

«Oralee!» Esclama Nathaniel quando sono davanti al loro gruppo. Saluto lui, Leon e Zayer che stanno fumando e riconosco Isabela, la ragazza di Nathaniel.

«Gli altri sono dentro?»

«Sono nel retro, infondo alla sala sulla destra, vai a recuperare il tuo ranocchio.» Scherza Zayer facendomi roteare gli occhi e ridere.

Entrando all'interno, una ragazza mi accoglie chiedendomi se voglio posare le mie cose, io la ringrazio e le porgo la giacca e la borsa assicurandomi di vederla chiudere tutto in uno degli armadietti. C'è molta gente, credo di aver visto anche Keith e Connor e mi chiedo se ci sia anche Emma. Elijah mi ha detto di non aver invitato i nostri genitori, giustificandosi dicendo che sono troppo vecchi per questo tipo di cose.

Mi faccio largo tra le persone, vado dritta infondo alla sala e giro in una stanza sulla destra. Sembra essere una sala relax, ci sono dei divanetti e vari strumenti che ipotizzo appartengano ad altri musicisti. William siede su una delle poltrone mentre accorda la sua chitarra in tutta la concentrazione possibile e nonostante Elijah gli stia letteralmente inveendo contro.

«Ciao..» attiro la loro attenzione chiudendomi la porta alle spalle e guardandoli curiosa.

«Santo cielo, finalmente.» Sbuffa Will guardandomi. «Prenditi questo rompicazzo o giuro che gli spacco la chitarra in testa.»

Ridacchio spostando lo sguardo su Elijah che nel frattempo si è avvicinato e mi sta tirando il braccio per portarmi non so dove.

«Che succede?» Non mi risponde ma letteralmente mi trascina in bagno chiudendo velocemente la porta. «Ma che ti prende?»

«Ascoltami..» inizia passandosi una mano tra i capelli, poi la porta sul fianco insieme all'altra e mi guarda in cerca di parole adatte. «Prima che ti dica qualsiasi cosa, sappi che non ne avevo la più pallida idea e non c'ho pensato due volte prima di mandarla via.»

«Che?» Scuoto la testa rivolgendogli un'occhiata interrogativa.

«Prima c'era Chrystal.» Resto ferma, immobile, senza proferire parola. Non so cosa dire, non so cosa provo e per ora posso solo limitarmi ad ascoltarlo. «Non so come abbia fatto a sapere che ero qui, però si è presentata ed è riuscita ad entrare senza biglietto.» Continuo a non rispondere, lo guardo con le mani lungo i fianchi e se non reagisco subito sento che scivolerò di nuovo in posti in cui non dovrei finire.

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