|31| Aleksei

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28 Novembre 2016, New York

"Stai bene Evelyn? Ti alleni tutti i giorni e ho paura che qualcosa non vada" chiese James entrando in palestra con Nat dietro di lui "Voglio tenermi in forma, c'è qualcosa di male in questo?" chiesi a mia volta ai due aggiustandomi i ciuffi dei capelli scappati dalla coda dietro le orecchie. "Sicura di stare bene?" chiese nuovamente James "Si sto bene. Ora vado a fare una doccia" dissi ai due uscendo dalla stanza dirigendomi nella camera che da qualche giorno condividevo con James. Sentii il cellulare squillare così lo presi e risposi "Pronto?" una voce calda dall'altra parte del telefono intimò a qualcuno di fare silenzio "Evelyn? Ti ricordi di me?" il mio cuore perde un battito, la voce calda con cui parlavo aveva un forte accento russo "Aleksei, ricordo di te" risposi all'uomo facendolo ridere "Vorrei parlarti in un posto all'aperto, magari parlare del passato" chiese e titubante risposi "Quando e dove" la sua risposta non tardò ad arrivare, infatti sentii il bip della chiamata. "Jarvis voglio tutti nel salone, fra cinque minuti" intimai all'assistente virtuale di Tony, la cui voce si espanse per tutto il complesso attirando tutti nel salone.

"Ero nel mio laboratorio Evelyn, che cosa vuoi?" esclamò Tony appena entrato nel salone seguito dagli altri "Abbiamo un problema. Jarvis mostrami tutto ciò che hai su Aleksei Mikhailov" chiesi ad alta voce attirando l'attenzione di tutti su di me "Chi è?" chiese Nat curiosa "Un mio amico di vecchia data suo padre lavorava nell'Hydra" spiegai "Non l'ho mai visto, come lo conosci?" James parlò con un pizzico di gelosia nella voce "È pericoloso quasi quanto me e James messi insieme, vuole incontrarmi-" venni bloccata da Steve "Come lo conosci?" chiese per la seconda volta "Ci siamo conosciuti nel 1935. Faceva parte degli esperimenti andati a buon fine, lo misero sotto sonno criogenico quasi subito perché era pericoloso e non volevano creare delle macchine assassine senza controllo" lo sguardo di James era su di me, osservava ogni mia mossa "Nel 1946 mi mandarono in missione con lui, davo gli ordini e lui insieme ad altri agenti li seguivano" mi fermai quando davanti ai miei occhi comparse la foto della casa della mia infanzia dopo l'incendio "Quella è-" bloccai Steve "Quella è la casa in cui sono cresciuta. Lì ho ucciso mio padre e mio fratello. Mia madre la portammo alla base e poi bruciammo la casa. Mio padre mi aveva venduta e mio fratello mi torturava, così mi vendicai" dissi tenendo lo sguardo fermo su James che mi osservava "La cosa peggiore è che non mi pento di averlo fatto. Tornati alla base mi torturarono davanti a mia madre e insieme a Aleksei mi misero sotto sonno criogenico" Nat e Tony mi guardavano stupiti mentre Sam e Steve cercavano qualcosa da dire. James mi guardava soltanto "Chi l'ha liberato?" chiese poi Nat "Io e Zemo a Sokovia, prima di attaccare Bucky e Steve" dissi a voce bassa la mia ultima frase "Vuole incontrarmi e andrò all'appuntamento. Volevo sapeste la storia da me e non da lui" dissi tornando in camera mia lasciando tutti lì a domandarsi chi fossi io sul serio.

A dream or a destiny?Where stories live. Discover now