Capitolo 31

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[Isabelle's POV]

Apro la porta a Dylan nonostante io non voglia, ma non me la sento nemmeno di lasciarlo nel freddo.

Lui appoggia la giacca all'appendiabiti e mi segue su per le scale fino in camera mia.

''Ti potrà sembrare una domanda stupida ed effettivamente lo è ma, come stai?'' mi domanda mentre sospira.

Non so cosa rispondere. Non sto né bene né male. Sto semplicemente in bilico.

''Così e così. Forse un giorno starò meglio.'' dico mentre annuisco.

''Posso chiederti una domanda?'' continuo io.

''Certo, qualsiasi cosa.'' mi risponde.

''Tu sai quale dei tuoi uomini l'ha ucciso?'' trovo il coraggio di dire. È la domanda che mi tormenta da ore.

Lui si avvicina alla finestra e ci si appoggia, respirando l'aria fredda della notte.

''L'ho fatto io, Isabelle.''

Cosa?

''Come tu?'' chiedo subito impressionata. Non era la risposta che mi aspettavo.

''Ho sempre pensato che i capi non dovessero fare il lavoro sporco. Non avresti potuto semplicemente chiedere a uno dei tuoi lavoratori?'' parlo freneticamente perché non era la risposta che mi aspettavo.

Speravo mi dicesse Jake, Ethan o qualsiasi altro nome.

''Avrei potuto ma non ho voluto.'' mi dà risposte secche e io continuo a non capire.

''Perché no?'' insisto.

''Perché sono disposto ad ammazzare chiunque ti tocchi anche un capello, Isabelle. Speravo l'avessi capito ormai.'' mi risponde senza girarsi.

''Volevo farlo con le mie stesse mani. Volevo fargli provare il dolore che aveva fatto provare a te e di conseguenza a me. Quando eravamo piccoli, non potevo fare molto. Facevo il possibile, ti ricordi?'' prosegue mentre con passo lento si avvicina a me.

Annuisco. Certo che mi ricordo.

''Ti stringevo la mano, poggiavi la tua testa sul mio petto e ascoltavamo la musica fino a quando le urla non cessavano di farsi sentire. Oggi, non sono più il bambino fragile e indifeso di una volta. Quando voglio giustizia me la faccio da solo, senza aspettare gli altri.'' afferma.

Non so se ringraziarlo, se chiedergli come l'ha fatto, se chiedergli quali siano state le sue ultime parole.

''Come l'hai fatto?'' domando alla fine.

Mi passa una mano fra i capelli lentamente e poi col dito traccia i miei lineamenti, sfiorandomi la pelle.

''Non voglio che tu lo sappia.'' annuncia fermamente.

Prendo la sua mano e la levo dal mio viso.

''Però io lo voglio sapere. È un mio diritto, era mio padre.'' insisto.

''Non ti cambia niente saperlo. Avrai solo l'immagine di lui che muore, ammazzato da me, per il resto della tua vita.'' afferma.

Un'ombra di tristezza gli avvolge il viso e gli occhi. Decido di smetterla qui, sia per il mio bene che per il suo.

''Puoi dirmi almeno quali sono state le sue ultime parole?'' chiedo ancora.

Forse c'è una parte dentro di me che spera lui abbia detto qualcosa del tipo: ''No! Ho una figlia, una famiglia che mi aspetta a casa.''

I miei sogni sono subito infranti dalla risposta secca e deludente di Dylan.

''Mi chiedeva di fermarmi con la poca voce che gli rimaneva.'' confessa lui.

''Però adesso ti chiedo per favore di smetterla di chiedermi di lui. Non lasciare che ti tormenti anche dall'oltretomba. Dimentichiamolo, d'accordo?'' mi propone lui.

Annuisco e con le mani mi stropiccio gli occhi stanchi. I sensi di colpa sembrano avere la meglio su di me e lui lo intravede.

''Non sentirti in colpa. Lui non si è mai sentito in colpa per quello che ha fatto a te. '' mi dice Dylan.

''Lo so ma è più forte di me. È giusto lasciare che le emozioni si facciano sentire, ogni tanto. È liberatorio.'' rispondo e lui annuisce dandomi un dolce bacio sulla fronte.

''Forse è meglio che andiamo a dormire. Domani c'è scuola.'' propongo.

''Io non penso di venire.'' afferma.

Lo guardo con le sopracciglia corrucciate per invitarlo a spiegarmi il perché, ma siccome è Dylan non posso aspettarmi molto.

''Affari di lavoro che mi occupano la giornata.'' spiega.

''Va bene. Cerca di non drogarti stavolta.'' dico con un mezzo sorrisetto sulle labbra.

Lui ridacchia.

''Dovrebbe essere uno scambio tranquillo, almeno spero. Non ce ne sarà bisogno.'' dichiara.

Avrei tanto bisogno di abbracciarlo e di ringraziarlo per ciò che ha fatto. So che non è stata sicuramente la prima persona di cui ha il sangue sulla coscienza, però ammazzare una persona immagino ti segni comunque.

Il fatto è che non so se è arrabbiato. Non so nemmeno se sono arrabbiata io. Probabilmente entrambi dovremmo esserlo ma in questo momento non abbiamo né la forza né la voglia.

''Io vado.'' afferma prima di dirigersi verso la porta di camera mia.

''Aspetta...'' mormoro prima di prendere delicatamente per il braccio.

''Resta qui con me, almeno per stanotte.'' chiedo, quasi sembrando disperata.

Da una parte vorrei avere qualcuno accanto dopo quanto accaduto, dall'altra parte vorrei semplicemente stare con lui. Ma questo non lo ammetterò mai.

''Non riusciamo a stare nemmeno un giorno lontano l'uno dall'altra.'' mi risponde mentre scuote la testa.

''Lo so. Se non vuoi non fa niente. Anzi, scusami per avertelo chiesto. Hai ragione tu.'' mi rimangio subito le parole e vorrei non averle mai dette.

''Stai scherzando? Aspettavo solo che me lo chiedessi.'' mi sorride rassicurandomi.

''È per farti capire che noi siamo fatti l'uno per l'altra. Ovunque noi andremo, torneremo sempre insieme, come è già successo in passato.'' mi dice lui.

È vero.

''Sai, è da quando sono piccolo che mi piace immaginare che ci sia un filo immaginario che lega ognuno di noi alla propria anima gemella. Nonostante le circostanze, i problemi ed il passare del tempo, questo filo le ricollegherà sempre, senza spezzarsi mai.'' continua.

Mi sta rivelando il suo lato dolce e romantico, il suo lato capace di sognare, il suo lato che da quando ha scoperto della malattia della madre è stato costretto a reprimere per il bene della sua famiglia.

''Ed è per questo che sono tornato, Isabelle. Ormai non avevo più nessuno per cui vivere tranne te. Quando ho scoperto di averti ferita così tanto con la mia partenza, non sapevo se mi avresti mai perdonato.'' prosegue.

Non avevo più nessuno per cui vivere tranne te.

''Forse i nostri fili non sono legati.'' bisbiglio con il filo di voce che mi rimane.

''Sì, Belle. Lo sono.'' mi sussurra lui avvicinando il mio viso al suo mentre mi scosta i capelli dalla guancia.

''Come fai a saperlo, Dylan?''

''Perché io ti amo.''

Il Mio Punto DeboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora