Capitolo 3

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Dopo essermi seduta, mi accorgo di un bigliettino accartocciato sul lato destro del mio banco. Incuriosita, lo prendo in mano e lo apro lentamente. Dentro di me, già so chi me l'ha scritto ma spero non sia lui, perché qualsiasi cosa ci sia scritta so che mi ferirà.

''Non ti degni nemmeno di darmi il bentornato?'' leggo, scritto con la calligrafia che conosco a memoria. O meglio, conoscevo.

Prendo un respiro con molta calma, cercando di far sì che le emozioni non prendano il sopravvento su di me. Fra me e me, mi ripeto che più mi vede scossa, più sarà felice. Devo fargli comprendere che oramai non ha più nessun potere su di me.

''Non posso darti il bentornato senza sapere da dove torni.'' rispondo con questa breve ma tagliente frase con l'intenzione di coglierlo di sorpresa. Sarò fredda come lui, e come ha detto Amelie giocherò al suo stesso gioco.

Glielo rimando senza nemmeno guardarlo e aspetto una sua risposta con ansia, ma cerco di non rendere ovvia la mia voglia di sapere cosa è successo.

Invece di ricevere una risposta ai miei dubbi, sento il fastidioso rumore del foglio che si spezzetta, opera di Dylan che evidentemente ancora non vuole raccontarmi nulla.

Amelie mi lancia un'occhiataccia arrabbiata e delusa. Leggo la sua mente e capisco che secondo lei, non avrei dovuto nemmeno rispondere alla sua domanda.

Dylan fa tutto questo per dimostrare che mi ha in pugno, che qualsiasi cosa lui dica io acconsentirò. È convinto che sarò io a fare il primo passo e perdonarlo. Anche se una parte di me vuole gridargli contro, abbracciarlo, e tornare a parlarci come anni fa, cercherò di ignorarlo e non farò ciò che si aspetta.

Dalla coda dell'occhio, vedo lo sguardo geloso di Jessica che strappa un pezzo di carta dal suo quaderno e comincia a scriverci una frase. Non capisco cosa ci sia scritto, ma dal fluido movimento della mano capisco che firma con un cuore, per poi poggiarlo sul banco di Dylan.

Apre il bigliettino con uno sguardo curioso, e nel momento in cui vedo la curva del sorriso che gli si forma sul volto, sento il sangue che ribolle nelle vene.

Un sentimento strano si impossessa di me. È possibile che sia gelosia? Scuoto la testa per scacciare dalla mia mente quest'inconcepibile idea.

Vedo il bigliettino tornare sul banco di Jessica e lei sghignazza con le sue amiche in segno di vittoria, mentre mi lancia uno sguardo acido che ricambio immediatamente.

Le parole della professoressa mi sorvolano la mente. Sono troppo concentrata su questa faccenda e mi dispiace. Sono sempre stata la prima della classe ma oggi non riesco proprio a seguire la lezione. Penso solo a quello che è successo ed a quello che succederà.

Finalmente sento Mrs.Malcolm che porta ad una conclusione l'infinita lezione che sembra andar avanti da anni. Mi intrattengo facendo disegnini sul quaderno per non pensare a lui, almeno per qualche secondo.

Anche Amelie è visibilmente tesa e capisco che anche lei si chiede come andrà avanti questa faccenda. Sicuramente starà anche pensando alla reazione di Brandon, il suo ragazzo ed anche lui ex amico di Dylan. Anche loro avevano un legame inseparabile e quasi fraterno.

I miei pensieri sono interrotti dal rumore della campanella, squillante ed esageratamente forte. In questo momento, mi interessa solo uscire da quest'aula. Metto i libri rapidamente nello zaino e mi preparo per avviarmi all'aula per la lezione di storia, purtroppo senza Amelie che invece ha francese.

''Isa, ci vediamo dopo. Mi raccomando qualsiasi cosa scrivimi. E ricordati ciò che ti ho detto.'' mi avvisa, alludendo alla freddezza che dovrei dimostrare nei confronti di Dylan.

''Va bene, ci vediamo al bar alla ricreazione.'' la saluto velocemente con un bacio sulla guancia.

Mentre mi avvio verso la porta per uscire, sento un braccio possente che mi afferra per la spalla facendomi girare verso di lui.

È esattamente l'ultima persona che vorrei vedere davanti a me. Cerco di distogliere lo sguardo dai suoi occhi color nocciola, profondi e penetranti.

''Dobbiamo parlare, Belle.'' pronunciano le sue labbra. Belle, il soprannome che lui mi aveva dato quando ancora eravamo piccoli e spensierati, il soprannome che utilizzava solo lui per chiamarmi. Da quanto tempo non lo sentivo...

I suoi occhi ritrovano i miei con uno sguardo interrogatorio, aspettando disperatamente una mia risposta.

Ma nei suoi occhi non c'è lo sguardo con cui l'ho lasciato, dolce e tenero. C'è uno sguardo impassibile e freddo. Uno sguardo che non avrei mai immaginato potesse rivolgere.

Almeno non a me.

Il Mio Punto DeboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora