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Mi risvegliai prendendo coscienza del fatto che fosse ricominciata un'altra settimana. Febbraio aveva fatto la sua trionfale entrata annunciando nuove settimane di pungente gelo.

Mi mossi senza aprire gli occhi cercando la mano di Yoongi sotto le coperte per portarla vicino a me, ma mi accorsi che il materasso aveva cominciato ad abbassarsi e alzarsi sotto il peso del ragazzo che stava pian piano sgattaiolando fuori dal letto.

La mia mente doveva essere ancora in dormiveglia a causa della stanchezza e della serata intensa che avevo trascorso, ma ero abbastanza cosciente per accorgermi che Yoongi se ne stesse andando. A fatica aprii un occhio rivolgendo lo sguardo verso la figura ai piedi del letto, intenta ad infilare i pantaloni e indossare di nuovo quella canottiera che la sera prima era finita rovinosamente sul pavimento.

<Dove stai andando?> mugugnai con voce assonnata.

<Torna a dormire, è molto presto.> pronunciò con tono gelido mentre si allacciava le scarpe.

Corrugai le sopracciglia prima che lui si avvicinasse e mi lasciasse un delicato bacio sulla fronte, sussurrando un triste "ti amo" che mi insospettì non poco.

Ignorai temporaneamente quel brutto presentimento e mi misi seduta con la schiena contro la testiera del letto, cercando di darmi una sistemata e di aprire finalmente entrambe le palpebre.

Mentre Yoongi si avviò verso la porta, buttai uno sguardo alla mia sinistra verso il letto di Kippeum dove il suo piccolo orologio indicava mezzogiorno e mezza. Sbarrai gli occhi e mi girai verso il ragazzo che stava lasciando la stanza.

Non era affatto presto! Avevo perso tutte le ore di lezione ed era quasi ora di pranzo.

Infuriata com'ero feci per alzarmi dal letto per raggiungerlo prima che andasse via, ma nell'esatto momento in cui poggiai entrambi i piedi sul pavimento sentii lo scatto della serratura che veniva chiusa a chiave dall'esterno.

Mi aveva appena chiuso a chiave nella mia stessa stanza.

<Yoongi che stai facendo?! Perché hai chiuso la porta? Apri, ora! Yoongi!> alzai la voce sconvolta, raggiungendo l'entrata a fatica a causa del dolore al ventre che lui stesso aveva predetto la sera prima.

Girai il pomello più volte nonostante fosse bloccato e sbattei le mani sul legno scuro della porta per attirare l'attenzione del ragazzo dall'altra parte, ma non ottenni nessun cenno di vita, segno che fosse andato via lasciandomi chiusa lì dentro.

Non pensai neanche a chiedermi il perché di tale azione, ero troppo presa dal panico di essere rimasta chiusa da sola in una stanza senza un telefono o altro che potesse permettermi di mettermi in contatto con qualcuno. A quell'ora tutti gli studenti uscivano dalle classi per raggiungere la mensa che si trovava nell'ala opposta al dormitorio femminile, e nessuno avrebbe potuto aiutarmi.

Mi passai una mano sul viso, ritornai indietro verso i due letti e mi avvicinai all'armadio cercando qualcosa da mettere che non fosse la divisa scolastica. Mi guardai attorno e quel fastidioso silenzio che regnava in camera, mi agitò ancora di più. Mi sentivo impotente e senza alternative.

Il mio respiro divenne pesante e sofferente, come se avessi avuto un peso sul petto, proprio come quando ci eravamo visti tutti per parlare dietro l'istituto. Un attacco di panico in quel momento sarebbe stato soltanto un inutile grattacapo che non avrei avuto il tempo di risolvere.

Corsi verso il bagno frugando nell'armadietto sotto il lavandino in cerca di una forcina o una pinzetta, per provare a sbloccare quella dannata serratura. Agguantai una piccola forcina e mi avvicinai alla fessura iniziando a smanettare per muovere gli ingranaggi, senza successo. Quelle fottute serrature erano troppo sicure ed elaborate, fatte apposta per le iniziative malsane di certi studenti a cui piaceva giocare con le porte. Ed io ero praticamente segregata nella mia stessa camera.

𝐒𝐄𝐎𝐔𝐋 𝐖𝐀𝐍𝐆𝐋𝐄|| 𝐦𝐲𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora