01. Primo giorno ✔

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"Che tipo di rapporto avevi con tua madre in quegli anni?"

"Umh. Bella domanda. È una donna molto severa, come avrà potuto intuire, un po' vecchio stampo, ma col tempo certe cose ho imparato a farmele scivolare addosso per quieto vivere. Per lei contano soltanto le apparenze, non esiste la parola fallimento nel suo vocabolario e detesta enormemente mia nonna per delle vecchie questioni lasciate in sospeso. Però posso dirle che sono simili anche se faticano ad ammetterlo... lei e nonna Danielle, intendo. L'orgoglio e l'essere stronzi sono tratti distintivi della mia famiglia".

"Sei sarcastica verso te stessa, non stronza".

"Sono stronza verso me stessa, non con gli altri, è diverso" rettificò Lóreley con voce monocorde. "Questo ad esempio devo averlo ereditato da Marcel".

"Tuo padre?"

"Esatto".

"E di lui cosa sai dirmi? Per anni avete vissuto vite parallele e distanti. Questo ti ha fatta soffrire?"

"Marcel è permissivo. Non usa mezze misure e le conseguenze non lo spaventano. La distanza non ha tuttavia annichilito il nostro rapporto padre/figlia. Seppur lontano c'è sempre stato... a modo suo: è uno spirito libero e a poco servirebbe tentare di cambiarlo. Nemmeno la mia nascita l'ha sorpreso più di tanto... ho sempre avuto l'impressione che in realtà sapesse. Capisce quel che intendo? I bambini non sono un semplice e diretto è capitato. Se vuoi un moccioso, lo fai, e ti c'impegni pure. Anche con la prima vulcanologa danese che ti fa perdere la testa durante un sopralluogo di sei mesi alle pendici dell'Hekla. A meno che entrambi non siate sotto effetto di acidi o alcolici, lì è tutt'altra storia".

"E lo erano?"

"Dio, spero di no. Molto probabilmente hanno parlato di geologia per tutto il tempo".

Audrine fece per replicare, rapita dal racconto. "Quindi mi stai dicendo che..."

"Mio padre è ventidue anni più vecchio di mia madre. Oltretutto all'epoca dei fatti aveva già una compagna qui in Francia, la signora Bérenice. Tutto nella norma, stanno ancora assieme nonostante questo piccolo incidente di percorso" si affrettò a risponderle. "L'ha presente? Capelli corti neri, occhi castani, veste sempre di azzurro... è la signorotta che mi accompagna qui ogni mercoledì. Tutto sommato mi sta simpatica".

"Come ha metabolizzato questa relazione nata tra Marcel e tua madre? Ha mai reagito negativamente nei tuoi confronti?"

"Umh... no, assolutamente. Cioè, forse sono io a non averlo mai notato. Fatto sta che non mi ha mai fatto pesare nulla, è sempre stata una tipa a posto che adorava infiocchettarmi e leggere assieme le fiabe della buonanotte. Anche perché Bérenice è sterile e Marcel è contrario alle adozioni. Insomma, storia lunga anche questa".

"Quindi pensi che lei ti abbia accettato per capriccio".

"Può darsi" titubò la paziente. "Ma io non sono nella testa di Bérenice. Le voglio bene ma non è nulla di concreto per me, il nostro è un rapporto limitato a causa delle mie continue partenze. Ai miei occhi rimarrà sempre e solo la compagna storica di Marcel. È una buona amica, questo sì, ma non mi azzarderei mai a chiamarla mamma".

"E in che rapporti sono Bérenice e Anaïs?"

"A volte si telefonano. Parlano perlopiù di versamenti e vini, niente di particolare. Non si odiano, se è questo che vuole sapere".

Audrine inspirò profondamente prima di assumere una postura più comoda.

"Scusa il mio divagare, ma è importante. Mi aiuta a conoscerti meglio".

"Fa nulla. Le ho comunque promesso che non ci sarebbero stati segreti tra di noi, almeno per oggi".

Quelle parole risuonarono come una sfida alle orecchie della psichiatra. Un incoraggiamento, un invito ad andare sempre più giù, a sprofondare senza avere timore nelle memorie di Lóreley. Memorie che probabilmente l'avrebbero lasciata a corto di parole e speculazioni. Ripensò quindi a Bodvár, il terzo incomodo e presunto spettatore immaginario della seduta.

Litlaus - Incolore {COMPLETA}Where stories live. Discover now