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"Bene, Lór

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"Bene, Lór. Hai bisogno di qualcosa prima di cominciare?"

"Gradirei un bicchiere d'acqua, grazie".

La donna si lasciò sfuggire un sorriso apprensivo prima di allungare una mano verso destra, in direzione della scrivania perennemente in disordine, per procurarle quanto chiesto.

"Col mal di gola tutto bene?"

"Molto meglio, la ringrazio. Non sono ancora abituata alle temperature francesi, ma... credo proprio che dovrò cominciare a farci il callo".

"Mh-mh. Tuo padre mi ha detto che hai intenzione di tornare in Islanda per il prossimo Natale. Ne senti il bisogno?" domandò poi la dottoressa, porgendole il bicchiere.

La ragazza fece spallucce e lo afferrò. "Ho voglia di rivedere mia madre. Sembra passata un'eternità dall'ultima volta che sono stata a Selfoss" rispose, concedendosi un piccolo sorso. Col vetro ancora premuto sulle labbra, aggiunse: "Non posso continuare a ignorare le mie priorità".

"Consideri l'Islanda una tua priorità?"

"Non l'Islanda, ma quello che mi è successo lì".

Audrine si sistemò sulla poltroncina scamosciata e accavallò fluidamente le gambe, segno univoco che preannunciava l'effettivo inizio della seduta del mercoledì pomeriggio. Era come se con quella postura rilassata, prettamente improntata all'ascolto, si stesse privando del modus analitico che la contraddistingueva in quanto psichiatra di professione per mostrarsi al pari della sua paziente. Questo, almeno, in apparenza. Sta di fatto che Lóreley era pronta a renderla partecipe dei suoi trascorsi e Audrine non poteva lasciarsi scappare una simile opportunità.

Doveva solo continuare ad avere fiducia nei progressi fatti durante le ultime sedute -le più fruttuose dall'inizio della terapia- e raggiungere il fondo di quella faccenda. Ammesso e non concesso che ce ne fosse stato uno ad attenderla.

"Te la senti?"

"Di parlarne? Onestamente credo di non essere ancora pronta. Molto probabilmente non lo sarò mai ma c'è qualcuno che lo è per me".

Audrine si punzecchiò lo zigomo con la stilografica in madreperla dorata. "È chi penso io?"

"Ovvio. Altrimenti non starei qui a farmi giudicare dall'ennesima persona che crede io sia una pazza da rinchiudere chissà dove".

"Io non giudico, Lóreley. Io ascolto. Hai qualcosa da raccontare al mondo intero, ma non ne hai il coraggio. Il perché sai qual è? Senti questo costante giudizio sociale gravare sulle spalle che ti riporta sempre sulla difensiva. Desidero che tu capisca che sono come te: siamo entrambe esseri umani e la comunicazione è il mezzo più efficace che abbiamo per confrontarci".

Lóreley si portò una ciocca bionda dietro l'orecchio. Non la guardava. "I confronti mi hanno stufata".

"Allora rettifico: parlami senza avere peli sulla lingua. Il resto verrà da sé".

Litlaus - Incolore {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora