54. Velocità di fuga.

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Balbettai inconsapevole. «Io-io» non avevo la minima idea di cosa fosse accaduto.

Un attimo prima ero nel deposito con Christopher, quello successivo mi ritrovavo stretta tra le sue braccia nude nella più grande delle capanne.

Colton lanciò una casacca verso il compagno. «Copriti che sei indecente» gli intimò affondando il cucchiaio nella ciotola con il pasto frugale che aveva intenzione di ingurgitare. Christopher accettò di buon grado.

«Come se tu fossi quello guardabile del gruppo» rispose tagliente. Il primo roteò gli occhi al cielo ignorando la provocazione e leccandosi il pollice con stizza.

Sol si avvicinò con lo scopo di aiutare l'indigente a rimettersi in piedi. «Bisogna fare piano, altrimenti si riaprono le ferite! Le fasciature sono completamente da rifare» si pronunciò accusandolo di non fare abbastanza attenzione.

«Volete favorire?» domandò Mallek imperturbabile offrendoci la razione giornaliera concessa a ogni viaggiatore. Scossi il capo impensierita, non avevo fame, piuttosto avvertivo l'adrenalina accumulata nel mio corpo promulgarsi nelle diverse cellule.

Christopher, dopo essersi sistemato e sinceratosi di non aver lesioni sanguinanti, passò una mano sulla mia. Mi voltai mirandolo negli occhi. Sorrise beato, facendomi immediatamente ritrovare lucidità.

«Che succede? Che cos'era quel rumore?» James scostò la tenda entrando non curante nell'accampamento principale. Accennò un saluto nella nostra direzione, fino a che qualcosa non gli balenò in mente. Si fermò sul posto, scrutandoci attentamente.

«Come diavolo siete arrivati qui?» strillò.

Colton rise sotto i baffi, ripetendo che era la stessa domanda che aveva posto anche lui.

«Sono stato di guardia al magazzino fino a un secondo fa, è impossibile!» Si mise una mano tra i capelli arrivando alla soluzione del quesito con non troppa difficoltà. «A meno che tu non abbia usato i tuoi poteri! Ma come ci sei riuscita?» abbassò il tono della voce sul finale per evitare che i limitanti potessero udire i suoi discorsi.

Scossi il capo in evidente stato confusionale. Non poteva essere altrimenti, eppure, non ne avevo idea. Era stato estremamente facile e inaspettato.

Un innocuo sorriso si impossessò del mio volto facendomi esplodere di gioia.

«Ho usato i miei poteri» ripetei. E non per bloccare il tempo qualche frazione di secondo, ma per trasportare me e Christopher ovunque avessi voluto!

Mi crucciai in volto, impensierita. Lake, Max e Colton avevano provato a utilizzare i propri senza riuscire a cavare un ragno da un buco.

Perché era stato diverso per me? Cosa era diverso?

«Accelerazione» pronunciò secco Christopher mettendosi in piedi e strigliando i propri polsi. «È stata l'accelerazione a permettere ai tuoi poteri di manifestarsi in tutta la loro naturale potenza.»

Max non sembrava essere d'accordo con la spiegazione dell'amico, tant'è che chiese ulteriori delucidazioni in merito. «Non era forse corretto assumere che nessuno di noi fosse in grado di viaggiare poiché l'energia dell'universo è talmente rarefatta da ancorarci a questo suolo sperduto?»

Chris scrollò le spalle non sapendo dare una definizione ben precisa. «Ho iniziato ad avere qualche dubbio in merito poco tempo fa. Mi muovevo più velocemente di tutti voi e spostavo carichi più grossi di quelli di chiunque altro. Sono rimasto in silenzio perché credevo fossero coincidenze, ma dopo l'incontro con Arkus ho la certezza di poter sfruttare liberamente il mio potenziale anche senza grosse quantità di energia cosmica.»

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