45. Linea di non ritorno.

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Spalancai le palpebre incredula, dimenandomi dalla presa di James, oramai a un passo dall'entrata della torre dei ricordi.

Osservai mio fratello con una fulgida occhiata supplicandolo con lo sguardo di fare la cosa giusta. C'era qualcun altro che aveva bisogno di me. Non ero più la patetica ragazzina che doveva essere salvata, ma al contrario ero capace di poter fare la differenza nelle situazione di vita e di morte... e lui lo sapeva bene.

Per quello mi lasciò andare, con la promessa di raggiungerlo il prima possibile, mentre dall'altra parte della sala si stava consumando una tragedia.

«Sander!» urlò Christopher disperato e dilaniato nell'animo perdendo di vista il suo avversario. Shark non si fece sfuggire l'inezia del ragazzo caricando il suo pugno più micidiale. Poco o nulla gli importava che un suo pari fosse esanime, lui voleva massacrare i suoi nemici a qualunque costo. L'isteria e la disperazione lo rendevano ebbro di gioia.

Concentrai la mia attenzione su Chris, materializzandomi al suo fianco e utilizzando le mie forze per afferrarlo e spingerlo via. Shark non ci colpì, ma lo spostamento d'aria derivato lacerò i vestiti sul dorso lasciandoci delle escoriazioni.

Eravamo salvi per un pelo.

Caduti rovinosamente al suolo, tra le macerie dello scontro e i resti dei nemici, Christopher inspirò a pieni polmoni mirando il mio volto avvilito che rifletteva i suoi stessi sentimenti. Chinò il capo chiedendo perdono per avermi costretto a intervenire. Stringendo i pugni e serrando la mascella ritrovò la forza per rialzarsi e combattere.

Si levò da terra scattando rapido e lesto, più di quanto gli avessi mai visto fare. Più di quanto i suoi poteri gli potessero permettere.

Urlando collera squarciò il silenzio della morte. E fu così che il sangue, che Shark desiderava versare, iniziò a sgorgare dalle ferite che Chris gli stava infliggendo. Aveva puntato allo zigomo saltando e poi con un calcio lo aveva gettato al suolo. Aveva evitato un suo aggancio, continuando a sferrare pedate al suo addome trascinandolo al limitar della biblioteca. L'energumeno si era rialzato, ma a nulla valeva la forza al confronto con l'accelerazione. Era resistente, ma non invincibile. Dopo ogni colpo il sorriso sprezzante di Shark si faceva meno intenso, mentre la conta delle sue cicatrice aumentava a dismisura.

Carico di disperazione, Christopher raccolse tutte le energie rimaste convogliandole verso il palmo per terminare quello scontro: quando la sua mano colpì il torace dell'avversario quell'ultimo venne sbalzato all'indietro, a un centinaio di metri di distanza, perdendo i sensi. L'ultimo ricordo che avrebbe avuto sarebbe stato quelle delle sue coste incrinate.

Il petto del mio caposquadra incamerava ossigeno aumentando e riducendo le sue dimensioni dopo ogni respiro. I ciuffi biondi caddero in avanti fin a coprire le iridi scure, ma era impossibile nascondere al mondo le lacrime traslucide che segnavano il suo volto tumefatto.

Mi fissò incredulo trascinandosi verso il fratello. «Sander... Sander?» ripeté disperato. Il corpo dell'uomo era nascosto da quello di Melissa, tenuti insieme dal bastone che aveva utilizzato come arma finale. Christopher spezzò in due l'oggetto in legno facendo sì che il cadavere dell'assassina giacesse lontano. Le dita dell'istruttore Thompson si mossero impercettibili e Chris le afferrò lesto, tenendole strette al suo cuore.

Sander dischiuse le labbra cercando di tenere le palpebre serrate. Il minore dei fratelli tremava. Quelle sarebbero state immagini che avrebbero per sempre infestato i suoi incubi peggiori.

«Non ti muovere, chiameremo i soccorsi e ti salveremo. Resisti, ti prego» lo supplicò digrignando i denti e singhiozzando. Ma era chiaro a tutti che non c'era più nulla da fare.

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