La sala comune, prima di cena, è pressoché vuota e adatta a fungere da aula studio.
Se non altro perché basta un'occhiata malevola di Churchill per zittire chiunque si azzardi ad alzare la voce.
Ci sediamo sul divano, l'uno accanto all'altro, ma bastano pochi minuti perché il mio compagno di studio decida di stendersi, accavallando le gambe sulle mie.
Gli lancio uno sguardo di avvertimento, e mi rassegno a studiare al di sopra delle sue tibie.
"Ti ho detto di smetterla di fissarmi" mi riprende lui, poco dopo, immerso nel libro di Storia Moderna che gli ho già visto leggere.
"È che non so come tu faccia a studiare in queste posizioni folli" borbotto, picchiettando le dita sulle sue caviglie.
"Non ti hanno mai rivelato il segreto per una vita lunga e felice?" mi domanda, retorico, mentre gira pagina.
"Non bere, non fumare e non conoscere te?" ribatto, con fare innocente.
Churchill sorride dietro alla copertina del suo libro.
"Farsi i fatti propri, Paige"
Shiva e Phineas interrompono il nostro potenziale battibecco.
"Eccovi qui" ci saluta il secondo, trascinandosi dietro una poltrona su cui potersi sedere, "Che fine avevate fatto?"
"Odette mi ha svegliato alle sei del mattino per una stupida vendetta. Non ci siamo svegliati in tempo per la colazione, né per il pranzo" riassume Churchill, con fare irritato.
"Non mi pento di niente" commento, a beneficio degli altri.
Shiva ride, "Beh, non vi siete persi granché, in ogni caso. Phineas ha solo dato fuoco a una tenda"
Churchill chiude il proprio libro di scatto, "Sono interessato" annuncia, con un sorriso.
Phineas sbuffa, "È colpa di Shiva, in realtà. Tutti quei diffusori di incenso sparsi per la camera. È oltre un anno che puzzo come un prete"
"Quindi, per risolvere, ha deciso di puzzare di tenda bruciata" conclude Shiva ironicamente.
Sono già alle lacrime, per quanto mi riguarda, e anche Churchill mostra chiare difficoltà nel restare serio.
"Sta esagerando. Stamattina ho scostato le tende per vedere che tempo ci fosse, e non ho notato il dannato bastoncino che bruciava lì accanto" si difende Phineas, accompagnando il racconto con gesti concitati.
"Come si fa a non notare qualcosa che sta bruciando?" si lamenta Shiva, più divertito che offeso.
"Come si fa a mettere qualcosa che brucia accanto a delle tende?" ribatte l'amico, sullo stesso tono, "Insomma, tornando a noi. Il tempo faceva schifo, ma siamo in Inghilterra, per Dio, quando mai non lo fa?"
Annuiamo diligentemente per invitarlo a continuare.
"Quindi, sospirando, vado a farmi una benedetta doccia, perché un uomo avrà pure il diritto di sciacquarsi un po' il pisello prima di dover pensare ai problemi della vita, no? E il fottuto bastoncino ha fatto il resto!"
Persino Churchill sta ridendo, adesso, del tutto preso da quella scenetta comica.
"E tu non ti sei accorto di nulla?" chiedo a Shiva, sorpreso.
Lui sbuffa, "Mi sono svegliato perché faceva fin troppo caldo. E immaginate la scena apocalittica che mi sono trovato davanti: le fiamme che divampavano e la voce di questo stronzo che cantava Adele sotto la doccia"
"Povero Georgie" lo prende in giro Churchill, "Non hai neanche avuto il tempo di sciacquarti un po' il pisello prima di dover pensare ai problemi della vita"
Shiva ride, e le sue dita si muovono, agili, per raccogliere le ciocche scure che gli sfiorano il collo.
"Neanche un secondo di risciacquo. Una vergogna" scherza, legando i capelli in un nodo sbilenco.
Phineas adotta l'espressione più seria che gli abbia mai visto fare mentre dice "Ridi pure. Ma se seguissi la mia filosofia, non avremmo bisogno di avere quella roba incendiaria sempre tra i piedi"
"Quella roba mi aiuta a meditare e a trovare la pace interiore" lo rimbecca Shiva.
Phineas alza le spalle, "Sarà. Ma forse devi meditare di più per trovarla. Non fai che gridare come una ragazzina"
"In effetti gridi" concorda Churchill, solo per mettere zizzania.
Gli tiro un colpo sulle gambe perché chiuda il becco.
"Non sono ancora arrivato al punto di equilibrio che ti permette di non arrabbiarti quando la tua camera sta fottutamente andando a fuoco" concede Shiva, con un tono più stridulo del normale.
Sto cercando di prestargli attenzione, ma Churchill ha preso a darmi piccoli colpi col piede, solo per infastidirmi, e devo vigilare perché non me lo pianti in faccia.
"Comunque ne è valsa la pena, abbiamo visto Cerbero mettere in azione un estintore" racconta Phineas, ridendo "È corsa dentro come una furia e ha imbiancato tutto. Sembrava la fottuta Elsa di Frozen".
"Questa è una scena che avrei voluto vedere" ammette Churchill, ridendo, mentre serro la sua caviglia in una morsa.
Finalmente privo di distrazioni, riesco a parlare anch'io.
"In che condizioni è la camera, piuttosto?" chiedo, lottando contro i tentativi di Churchill di liberarsi.
Phineas e Shiva scrollano le spalle, disinteressati.
"Nessun danno, a parte quella maledetta tenda" mi rassicura il secondo, "Che, per inciso, sostituirà Phineas"
L'interessato gli rivolge un sorriso smagliante, "Lo farò. Cercherò la tenda con più fiori di tutta Cambridge per te"
Shiva alza comicamente gli occhi al cielo, ridendo.
Torniamo a studiare, ancora con le lacrime agli occhi, e dopo un po' mi sento tranquillo abbastanza da poter allentare la presa su Churchill.
Lascio scorrere le pagine di Letteratura Greca, distratto, cercando di fissare nella mente i frammenti di Archiloco che la professoressa Cohen ci ha assegnato.
Supero velocemente il tema militare, ripromettendomi di tornarci più tardi, e mi dedico ad analizzare quelli che mi sembrano i componimenti più personali del poeta.
Tale brama d'amore
che nel mio cuore s'è insinuata
versò sui miei occhi densa nebbia
rubando dal petto l'anima fragile.
τοῖος γὰρ φιλότητος ἔρως ὑπὸ καρδίην ἐλυσθεὶς
πολλὴν κατ' ἀχλὺν ὀμμάτων ἔχευεν,
κλέψας ἐκ στηθέων ἀπαλὰς φρένας
Neanche mi accorgo di avere le dita ancora attorno alla caviglia di Churchill, e di aver iniziato a carezzare con il pollice la pelle morbida tra tendine e malleolo.
Se me ne rendo conto, in effetti, è solo perché sento pesare addosso il suo sguardo.
Mi volto verso di lui.
"Cosa c'è?" chiedo, candidamente.
Churchill ha gli occhi socchiusi come un gatto, l'espressione beata.
"Niente" risponde, schiarendosi la gola.
"Allora non fissarmi" lo rimprovero, imitandolo.
Ride, prima di tornare al suo libro.
La mia concentrazione rispetto alla poesia, tuttavia, inizia a vacillare dopo appena un'ora e mezza di silenzio.
"Sto morendo di fame" mi lamento, chiudendo tutto e infilando manuale e quaderno nello zaino.
"Ce ne faremo una ragione, Norah" commenta Churchill, laconico.
Shiva invece asseconda i miei movimenti, stirando le braccia in aria, "Concordo. È ora di andare a mangiare"
Non ci vuole molto a costringere anche Churchill e Phineas a seguirci nella cucina dell'ultimo piano.
I ragazzi hanno fatto la spesa, in nostra assenza, e Phineas mi mostra il ripiano del frigo con le nostre cose.
L'idea di avere un frigo in comune con altri studenti mi sembra quantomeno pericolosa.
"Se qualcosa sparisce?" chiedo.
"Trovo il responsabile e lo faccio pentire di essere nato" spiega Churchill, già seduto a tavola.
Il ragionamento non fa una piega.
Shiva cucina malissimo, ma d'altronde nessuno di noi sa fare di meglio, quindi ci limitiamo a scartare le parti carbonizzate e a ridere dei commenti velenosi di Churchill.
"Confessa la verità, cuoco" dice, agitando la forchetta con aria innocente, "Ci stai servendo la tenda di stamattina?"
Shiva non è permaloso, per fortuna.
Chiunque altro, a questo punto della cena, gli sarebbe già saltato al collo per staccargli la testa a morsi.
"Ci sei vicino" ribatte, perfettamente sereno, "Sono le suole delle mie scarpe"
Costringo Churchill a lavare i piatti con me, dopo cena, e il che si risolve ovviamente nello spintonarci e gettarci sapone addosso.
Quando mi asciugo le mani sono ormai quasi fradicio, e Churchill ha ancora uno sbuffo di schiuma tra i capelli che mi guardo bene dal fargli notare.
Decidiamo di comune accordo di saltare l'appuntamento nella sala comune.
Shiva e Phineas devono finire di ripulire la loro camera dalla polvere dell'estintore, ed è bene che noi invece indossiamo dei vestiti che siano perlomeno asciutti.
"Sono fottutamente stanco, per essere uno che è in piedi da meno di sette ore" commento, chiudendomi la porta della 607 alle spalle.
Churchill borbotta qualcosa che deve essere un "Concordo".
Mi sfilo i vestiti, sbadigliando.
Churchill resta seduto sul letto, a gambe incrociate, con gli occhi fissi nel vuoto.
"Che ti prende?" chiedo, cauto.
Lui sussulta appena, "Nulla"
Lo lascio in pace per qualche minuto, nella speranza che si riscuoterà da solo da quella immobilità.
Non lo fa.
"Lasciami indovinare" riprendo quindi, con tono leggero, "Sei arrabbiato con me perché ti ho fatto perdere la scena della signora Hyde con l'estintore"
Churchill ride piano, "Forse un po'. Non è questo, Zelda. Sono solo stanco"
Nella vita ho imparato che le persone non sono mai solo stanche.
E lui è mio amico.
Quindi, insisto.
"Beh, tanto ora dormi, no?" lo provoco, casualmente.
Come previsto, mi fulmina con lo sguardo.
"Non è così semplice, Sunny" sbotta, velenoso, e inizia ad appallottolarsi in mano il pigiama, "Vado a fare una doccia"
"Ehi" lo richiamo, dolcemente.
I suoi movimenti si fanno più lenti, e si lascia sfuggire un sospiro.
"Le notti non sono il mio momento preferito della giornata" mi confessa, asciutto, "Da quando mia madre è morta, almeno"
Sono attento a non far trasparire nessuna emozione quando gli rivolgo l'unica risposta possibile.
"Mi dispiace, Churchill"
Lui scrolla le spalle, rabbioso "Non importa. È solo insonnia. Non dormo più bene da allora. È anche per questo che non ti ho lasciato alzare, questo pomeriggio. Era da tanto che non riuscivo a riposare così a lungo"
Esita, poi ride stancamente.
"Che sciocchezza. Vado a fare questa dannata doccia, sto iniziando a delirare"
Non mi dà neanche il tempo di rispondergli che sparisce dietro la porta del bagno.
La mia soluzione, in ogni caso, è semplice, e mi servono solo pochi minuti per predisporre il tutto.
Quando sento la serratura scattare, in effetti, sono già sotto le coperte.
"Che succede?" chiede Churchill, già in pigiama, fermo sulla soglia.
Allargo le braccia per mostrare il mio operato.
"Ho unito i nostri letti" gli faccio notare, sorridente.
"Questo lo vedo, Miley"
Non mi lascio scoraggiare dal suo sarcasmo.
"Quando mia madre è morta, non riuscivo a chiudere gli occhi senza venire assalito dagli incubi" gli spiego, con dolcezza, "Così ho iniziato a dormire con mio fratello. Lo abbiamo fatto per anni. Lo facciamo ancora, se ne abbiamo bisogno"
Churchill non apre bocca, e decido di interpretarlo come un buon segno.
"A volte mi svegliavo e mi sembrava di essere al di fuori del mio corpo, come se fossi diventato solo un ammasso di paura senza carne. Allora mi stringevo contro Mike, ascoltavo il suo respiro e pian piano tornavo a essere me stesso"
Mi sento un po' imbarazzato a rivelargli queste informazioni.
Ho paura che finisca col prendermi in giro, e questo mi ferirebbe oltremodo.
"Non mi piace l'idea di chiedere aiuto" commenta semplicemente Churchill, ma non c'è cattiveria nel suo tono.
"Sarà il nostro segreto" lo rassicuro, ridendo, "Al mattino raccoglieremo la nostra virilità e faremo finta di nulla".
Mi studia per qualche secondo, avvicinandosi guardingo come un gatto.
Poi, allunga una mano per scompigliarmi i capelli.
"Hai davvero una strana testa" sentenzia, dolcemente.
È tutto quello che riesco a ottenere da lui.
Ma si infila tra le coperte, senza obiettare, e lo sento rannicchiarsi contro la mia schiena.
"Buonanotte" auguro, assonnato.
"Oh, ti prego" mormora lui, "Non renderla più gay di quanto già non sia"
Note
Due capitoli in due giorni perché sono un ✨angelo✨
Un capitolo un po' corridoio, ma abbiate pazienza, è ancora l'inizio e devono ingranare per bene.