Soap Girls

By Lice_and_catz

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Lisa Andrews è la classica ragazza perfetta: fa parte del gruppo delle cheerleader e passa il suo tempo a pen... More

Diritti d'autore
Prima di iniziare
Dediche
Prologo: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il cadavere
1: un bastoncino di zucchero a tiratura limitata
2: una lista di cose odiate e odiose
3: benvenuti nel club
4: essere diversa dalle altre
5: si sta/come femministe/in mensa/a settembre
6: ricetta per l'impeachment di una femminista
7: non fidarti dell'uomo calvo nell'ufficio beige
8: mondi paralleli, pronti a collidere
9: molestie, pulizie, la fine del mondo
10: monaci buddisti sulla tazza e terroristi ceceni in erba
11: i microsonni della giovane Mintha
12: the fault in our Nowak
13: ricorda chi sei stata
14: segreto di due segreto di Dio, segreto di tre segreto di tutti
15: cose successe prima del disastro
16: il club degli addominali decomposti
17: Galina giovane fa buon brodo
18: dalla padella alla brace, in salsa russa
19: dolce casa Zhukov
20: nella tana del Lyubov
21: marmellata di lamponi nella steppa russa
22: Fidelity Cards e Rainbow Prom Nights
23: The Fucking Hurricane Nowak
25: bimbe cattive a Jurassic Park
26: effetti collaterali delle chiamate perse
27: un secondo a mezzanotte
28: il topolino nel granaio
29: casa in fiamme, mamma dorme, lasciami qui
30: Lyuba fa una scelta

24: Policija zdes'

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By Lice_and_catz

"Forse dovrei essere sorpreso".

"Vic".

"Ma sarebbe una bugia".

"Vic, per favore".

"No, per favore un beneamato cazzo. Fammi ricapitolare, prima che la mia testa esploda come una pentola a pressione: siete finite nel covo di una famiglia mafiosa russa il cui capo è Chucky la bambola assassina femmina che vi ha offerto aiuto in cambio della vendita del culo della bionda e dell'istituzione di un ballo scolastico frocio... che in questa scuola a momenti è più facile ammazzare letteralmente la gente che organizzarlo... per poi scoprire che il cadavere putrescente nel cesso delle cheerleader non è solo un morto, ma il rampollo di un'altra fottuta famiglia mafiosa che in questo momento sta sicuramente preparando il cemento per mandarci tutti quanti a dormire con i pesci...? Ho capito bene, Mintha Nowak?"

Mint sospirò, passandosi la mano destra tra i corti capelli neri, cercando di non intercettare lo sguardo velenoso del suo migliore amico. Vic la fissava da sopra gli occhiali da sole e i suoi piccoli occhi a mandorla esprimevano tutto lo sdegno che quel corpo imbevuto di misantropia e disprezzo riusciva a dimostrare. Se gli sguardi fossero stati in grado di uccidere, Mint si sarebbe ritrovata in fin di vita.

"Certo, come la racconti tu non è la migliore delle situazioni, ma..."

"Ma cosa, Mintha? Ma cosa? Ti sei cacciata... ci siamo cacciati in un guaio ancora più grosso".

"Non avevamo molta scelta. O sbaglio?"

"Sì, sì che l'avevamo".

Mint sospirò e questa volta rumorosamente. Si erano dati appuntamento come al solito sulle gradinate che davano sul campo di football dei Brooklyn Bears, in quel momento deserto, durante il primo intervallo del mattino. Lo facevano quasi sempre quando il tempo era ancora bello, perciò sapevano di non dare nell'occhio. Potevano parlare in pace, per quanto quella parola risultasse estranea a Mintha già da diversi giorni ormai.

"Smettila. Fai sempre così quando qualcosa non va. Non avevamo scelta e lo sai. Non potevamo far semplicemente sparire il corpo di Aidan... non sono un'assassina professionista, non so come si fa a pezzi un cadavere o cancellare le impronte di sangue, o..."

"Quindi per te è accettabile essere entrati di punta nel mondo mafioso di Brighton Beach".

"No, ma..."

Vic le fece segno di tacere, toccandosi la fronte. "Tutto questo è follia".

"Galina si fida di quella... quella..."

Mint non sapeva ancora come descrivere Lyuba. Era un personaggio così bizzarro, così surreale, che quella notte, mentre tentava inutilmente di prendere sonno, aveva continuato a chiedersi se non se la fosse sognata. Il suo viso da bambina, i capelli crespi e rossi, le lentiggini e quel buco in mezzo agli incisivi superiori... la regina della mafia russa, una matriarca vor v zakone trapiantata a Brooklyn.

La Organizacija. Di nuovo. Di nuovo nella sua vita.

No, non era stato un sogno, ma un incubo a occhi aperti. Vic non la stava aiutando per niente.

"Non credere che io ne sia contenta" commentò, cercando di liberare la gola dall'improvviso nodo che si era formato a livello delle corde vocali, inutilmente. Fu quel tono spezzato a ridimensionare l'ira di Vic. Anche lui sospirò.

"Senti, Mint..."

"Non abbiamo ancora firmato niente".

"Sì, ma lei sa cosa avete fatto".

La ragazza lo sapeva, anche se lo negava a se stessa. Avevano letteralmente regalato il loro segreto a quell'ambigua creatura.

"Lo so".

"Quindi non abbiamo molta scelta, no?"

Mintha scosse tristemente la testa. "E ballo aperto alle coppie non eterosessuali sarà..."

"Te lo dico e ripeto: sarà più facile ammazzare uno per uno tutti quelli che sospettano di noi".

"So anche questo. Dovremo parlare con la professoressa Reed, insistere molto".

"Oppure fare tutto in sordina".

"Non avremo bisogno del consenso del preside?"

"Vedremo. Quello che davvero mi preoccupa qui è la questione bionda".

Al ricordo di Lisa, Mint si sentì stringere lo stomaco. Era difficile ricordarsi del tempo in cui la disprezzava e pensava che fosse una ingenua vittima-carnefice del patriarcato. Quello che aveva visto il giorno prima, la sua fragilità, la sua insicurezza, l'avevano di nuovo trasformata in un povero, bisognoso essere umano. Una bambina spaventata dalla vita e da quello che le era stato chiesto in cambio. Lisa non aveva ucciso Aidan Brooke, era stata Mintha, eppure era lei a pagarne lo scotto. E Dio solo sapeva cosa Lyubov Zhukov avrebbe fatto di quel viso di porcellana e quegli occhi azzurro cielo.

Non riusciva a togliersi dalla testa l'ultima immagine della ragazza mentre, traballando, si avviava lungo il vialetto di casa sua. Un'infelice marionetta prima nelle mani di quella bestia di Brooke, poi in quelle di Lyuba e nelle sue. Cosa aveva fatto?

"Non posso costringerla a firmare".

"Probabilmente lei lo farebbe con te".

"Già, ma io mi chiamo Mintha, non Lisa".

"Tutto questo è nato a causa sua. Non lo dimenticare. Tu le hai solo salvato la vita".

"E a che prezzo?" ribatté lei, con angoscia. "A che prezzo, Vic? Diventare una schiava per un clan mafioso?"

"Ti ripeterei che avresti dovuto dirlo alla polizia, ma visti gli ultimi sviluppi forse è meglio così. La bionda dovrà firmare, senza se e senza ma. Non ci sono altre scappatoie".

Mintha pensò che dovessero assolutamente sistemare la questione quella sera stessa. Avrebbe convinto Lisa a firmare il contratto con Lyuba, ma prima avrebbero rivisto assieme tutte le clausole. Avrebbe fatto in modo di proteggerla, in un modo o nell'altro.

Vic si sistemò gli occhiali da sole sul naso. "Dobbiamo rientrare. Abbiamo matematica".

Mint annuì. Mentre si alzava dagli spalti, fu travolta dall'ennesimo pensiero molesto: ottobre stava iniziando, lei stava investendo e sprecando tutte le sue energie a causa della morte di un mostro e non aveva nemmeno il tempo di valutare con attenzione in quale college fare domanda. Per l'ammissione anticipata avrebbe dovuto presentare i documenti a novembre e nemmeno sapeva quale fosse la sua strada nel duro mondo dell'università. Le girò la testa, però trovò quel ragionamento ridicolo. Già immaginava i titoli dei giornali: Studentessa anarchica della East Brooklyn High School fa domanda per la New York University mentre fa strage di giocatori di football della sua scuola. Forti sospetti di implicazioni di mafia russa simpatizzante femminista.

"Perché sorridi?" le domandò Vic, notando il ghigno amaro che le era comparso in faccia senza che lei lo volesse.

"Niente. Stavo pensando a una cosa stupida e terrificante".

Come se le sue parole avessero preso forma terrena, una figura variopinta spuntò dall'entrata opposta del campo. Vic non ci diede molto peso, continuando a scendere gli scaloni delle tribune, ma Mint si bloccò, riconoscendo in quella maglietta psichedelica fucsia e arancione qualcuno che conosceva. Ci volle un attimo, giusto il tempo che la ragazza fosse sufficientemente vicina, per riconoscerla: era una delle migliori amiche di Chastity. Mintha non la conosceva molto bene, anche se sapeva che era fermamente femminista e ogni tanto partecipava agli eventi del suo club. Si chiamava Pualani, ma tutti la chiamavano Pua. Aveva i capelli rapati e la pelle chiara, ma Mint sapeva che era l'unica ragazza della scuola ad avere famiglia delle Isole del Pacifico.

Il suo cervello le ricordò tutto quelle informazioni nel giro di mezzo secondo e, come tocco di grazia, aggiunse l'immagine di Pua registrata il giorno precedente.

Mentre usciva dal club di zoologia di Lyuba.

"Oh, cazzo" mormorò.

"Che?"

Pualani ormai quasi si era messa a correre per raggiungerli. Mintha avrebbe voluto voltarsi, risalire le gradinate e cercare una via di fuga. Quella ragazza non era sicuramente lì per i fatti suoi.

Aveva ragione.

"Ah, ciao, Pua" la salutò Vic, con tono interrogativo quando questa giunse a pochi metri da loro con un poco di fiatone.

"Ciao. Devo parlare con Mintha. Sola".

Vic aggrottò le sopracciglia dietro gli occhiali, ma era fin troppo intelligente per capire quello che stava succedendo. Si strinse nelle spalle, si ficcò le mani nelle tasche del cappotto e si avviò da solo verso l'uscita del campo, non senza lanciare un ultimo sguardo a Mint.

Pua non attese molto. Guardò negli occhi la ragazza, che la superava di quasi cinquanta centimetri, e mormorò: "Lyuba vuole vedervi".

"Quando?" mormorò Mint, soffocando la crisi di panico che stava per scoppiarle nel petto come una busta di pop-corn al microonde.

"Adesso".

"Non possiamo".

"Dovete. Lyuba dice che c'è un problema".

"Un problema di che tipo?"

Pua la squadrò con i suoi occhi leggermente a mandorla. Era una bella ragazza, dal viso armonioso, ma c'era una durezza quasi marziale nella piega delle sue labbra e nelle sottili rughe della fronte. Mint si sentì stranamente piccola davanti a quello sguardo granitico.

"Sapeva che lo avresti chiesto. Mi ha solo detto di dirti che i tuoi incubi sono a un passo dal diventare realtà" rispose, per poi aggiungere: "Policija zdes'".

Se il mondo interiore di Mintha fosse stato in grado di emettere un suono percepibile all'orecchio umano, metà della scuola avrebbe pensato che un edificio lì vicino si fosse schiantato al suolo. Sentì il sangue defluire dalle guance e dalle braccia e all'improvviso ombre scure vorticarono nei suoi occhi. Si costrinse a prendere un ampio e faticoso respiro per non svenire, mentre Pua la osservava con la sua aria da inquisitrice.

"Ti ha detto questo?" riuscì a sussurrare. L'altra annuì con severità. Anche Mint annuì, se non altro per ritrovare un briciolo di vita dentro di sé.

La polizia è qui.

Questo era il messaggio che Lyuba le aveva inviato. La polizia era arrivata alla scuola. Come? Perché? Non avevano detto che i Brooke non si sarebbero mai affidati alla giustizia, pena il rischio di far scoprire i propri traffici? Cosa era cambiato? Avevano forse scoperto una pista?

Lisa pensò Mint, chiedendosi se per caso non avesse fatto qualche sciocchezza durante la giornata. Impossibile: Lisa era più spaventata di lei. Non voleva andare in prigione.

"Lyuba ti aspetta al club" aggiunse Pua. Le fece un semplice cenno di saluto, dopodiché si voltò e se ne andò a grandi passi.

Mint rimase immobile per così tanto tempo che le parve passata un'eternità, prima che gli occhiali di Vic spuntassero nuovamente sotto la tribuna dove lei si era impalata.

"Senti, penso che abbiamo un problema" le disse, senza riuscire a nascondere la sua evidentissima agitazione. "Entrando in corridoio ho visto che..."

"La polizia è qui" mormorò Mint.

"Te l'ha detto Pua?"

"Per conto di Lyuba".

"Siamo nella merda, Mint. Sempre più nella merda. Un Oceano Pacifico di merda".

"Ho afferrato il concetto".

"Cosa stracazzo facciamo?"

Mint cercò di trovare dentro di sé la calma e il coraggio che l'avevano contraddistinta in quelle strane settimane.

"Parlare con lei, ovviamente. Deve far sparire il corpo il più velocemente possibile".

"E Lisa?"

La pietà che aveva provato per la biondina si era estinta come neve al sole. Nella calma alienata di Mintha contava solo far sparire quel cadavere marcescente. Doveva fare domanda per il college. Doveva continuare con la sua vita. E doveva farlo prima che fosse troppo tardi. 

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