Perchè sei diversa questa ser...

By lastelladelmattino

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"Alla fine non importa con chi combatti, ma per chi combatti" [Estratto del 14° capitolo] "Lui passò il polpa... More

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ANNUNCIO

Capitolo 1

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By lastelladelmattino

Era divertente stare a guardare come tutti quei deficienti senza cervello si accalcavano quando le lezioni iniziavano; a Draco era sempre piaciuto schernirli insieme a Tiger e Goyle, facendo loro gli scherzi più cattivi che potessero venirgli in mente. Quell'anno, però, Draco Malfoy aveva altri piani che gli frullavano per la testa, piani che era meglio non rivelare nemmeno ai suoi due tirapiedi. Piani che prevedevano, prima di tutto, obbedire al Signore Oscuro per riscattere il nome della sua famiglia. Un tempo, i Malfoy erano una delle famiglie di Purosangue più importanti e nessuno, per alcun motivo, avrebbe osato metterlo in dubbio. Ora che Lucius aveva in qualche modo fallito nel compito che il Signore Oscuro gli aveva assegnato, il nome dei Malfoy era stato infangato e toccava a Draco portarlo all'antico splendore, quando tutti li ammiravano, quando il Signore Oscuro li apprezzava. Non sarebbero più stati la feccia, si ripromise, con lo sguardo perso nel vuoto. Lui non avrebbe fallito, non perchè non voleva fallire, ma semplicemente perchè doveva aiutare i suoi genitori e, di conseguenza, anche se stesso. Lui non poteva fallire, ecco tutto.
I suoi pensieri furono distratti soltanto quando il suo sguardo si posò su una massa di capelli castano-dorato, che ondeggiava al vento. Seguì la corsa della Granger finchè la vide buttare le braccia al collo di quell'odioso Potter, per poi salutare allo stesso modo quel poco di buono di un Weasley. Distolse lo sguardo, disgustato, mentre il Trio d'Oro si incamminava a braccetto verso il portone d'ingresso. Non li riusciva proprio a digerire, quei tre, ma più di tutti quella sporca Mezzosangue: era a dir poco vomitevole e credeva sempre di essere la migliore, ma tutti sapevano che era solo una stupida secchiona, lui più di tutti.
Quell'anno sarebbe stato il più difficile in assoluto, l'anno che lo avrebbe messo alla prova per chi sarebbe diventato poi. Il suo compito non era così difficile, in fondo, si trattava solo di fare una piccola cosa, un incantesimo che probabilmente avrebbe cambiato le sorti del Mondo dei Maghi; ma a lui non poteva importare di meno. Lui obbediva e basta, non so curava di ciò che sarebbe successo poi...

***

Hermione odiava doversi separare dai suoi migliori amici, e se anche erano passati solo tre mesi, le era sembrato un secolo da quando li aveva abbracciati l'ultima volta. Quell'anno sarebbe stato molto diverso da quelli scorsi, non sapeva bene il perchè, ma era come se lo sentisse sulla pelle, quel cambiamento. Dopo aver salutato Harry e Ron con un lungo abbraccio, alzò gli occhi verso l'enorme castello che si ergeva davanti a loro; percepì un guizzo argentato che si spostava da una delle finestre più in alto, ma era così lontano che non riuscì bene a distinguere di che cosa si trattasse.
-Allora? Come sono andate le vacanze?- chiese ai due ragazzi, guardandoli con un enorme sorriso che, subito, le disegnò due fossette sulle guance. -Emozionanti come avevate sperato?-
Harry e Ron risero, cominciando ad aggiornarla sulle novità che avevano tralasciato nelle ultime lettere che si erano scritti. Hermione li ascoltava, annuendo ogni tanto, ma la sua attenzione fu presto attratta da una figura apparsa sulle scale di fronte a loro; una figura alta, vestita interamente di nero, che metteva in risalto la pelle diafana e i capelli platino. Tutti e tre si fermarono di scatto, mentre Draco Malfoy scendeva con passo lento e aggraziato gli ultimi gradini che li divideva.
-Potter... Weasley...- pronunciò lentamente, guardandoli uno ad uno con lo sguardo affilato, per poi soffermarsi sulla ragazza. -Oh, e anche la Mezzosangue... wow, il Trio d'Oro, non è così?- sogghignò, soffermandosi più di quanto volesse sulla Granger. I suoi occhi argentei erano freddi come l'acciaio, ma Hermione continuò a sostenere lo sguardo, finchè lui non si stancò e, con un ultimo ghigno come saluto, scivolò via come un'ombra.
Hermione si sentì svuotata, una cosa che le succedeva spesso quando si imbatteva in Malfoy, e dovette sbattere ripetutamente le palpebre, prima di poter rivolgere uno sguardo stanco ai suoi amici. -Che giornata- mormorò, sfilando le braccia da quelle degli amici, per poi fare in passo verso l'enorme scalinata davanti a loro. -Devo andare un attimo in Biblioteca, ci vediamo a cena- e senza neanche aspettare una risposta da parte loro, partì a razzo su per le scale, diretta nel posto in cui sapeva nessuna l'avrebbe nè sentita nè vista piangere. Si rinchiuse nei bagni di Mirtilla Malcontenta e, senza alcun contegno, scoppiò a piangere. Dopo sei anni, quell'insulto le faceva ancora male: Mezzosangue, come se essere per metà Babbana fosse colpa sua! Il cuore le battè all'impazzata, quando sentì una porta sbattere, ma quando alzò lo sguardo non vide nessuno. Probabilmente era l'ennesima folata di vento. Si sentì una stupida a piangere in quel modo, come se le importasse qualcosa di quello che pensava Malfoy, come se avesse importanza quello che scaturiva da quelle perfide labbra. Doveva esserci abituata, ormai, al fatto che quello era un ragazzo che mai - e con mai intendo proprio in nessun caso - avrebbe capito che cosa fosse in realtà lei. Era un ragazzo che non sapeva guardare oltre ai ridicoli nomignoli che affibbiava alla gente, era un mago che non era capace di capire quanto fosse bello e affascinante il mondo degli umani; in fondo, però, nessuno lo avrebbe mai capito come lei. Nessuno se non altri Nati Babbani.
Scosse forte la testa, si avvicinò ad un lavandino e si spruzzò dell'acqua in faccia, cercando di darsi un contegno. Non poteva reagire così tutte le volte, doveva farci l'abitudine a sentire quella parola, quella maledettissima parola. Dunque alzò lo sguardo sulla propria immagine riflessa nello specchio davanti a lei; aveva due occhi freddi, non di una che era appena scoppiata in lacrime per una stupida offesa, ma gli occhi di chi si sa rialzare anche dopo una caduta. Piegò le labbra in un sorriso, che però non venne trasmesso agli occhi.
-Mezzosangue- sussurrò, con voce strozzata. Corrugò le sopracciglia. -Mezzosangue- disse con più convinzione. Il sapore amaro di quella parola le fece salire la bile, ma continuò a ripeterlo senza sosta, finchè nuove e calde lacrime le rotolarono sulle guance.
Ci sarebbe riuscita, avrebbe sopportato il dolore sordo che in quel momento provava. Doveva sopportarlo, altrimenti non sarebbe sopravvissuta a quel lungo anno d'Inferno.

***

Quel lurido Mezzosangue di Piton credeva di poter avere tutto sotto controllo ma, protettore o meno, lui non sottostava ai suoi stupidi ordini. Lo odiava, e dopo l'ultima sfuriata che gli aveva fatto, aveva marciato lungo il corridoio, senza una meta ben precisa e con gli occhi scuri di Piton che lo seguivano, severi.
Non sapendo come, si ritrovò a sbattere la porta dei luridi bagni in cui Mirtilla Malcontenta si ostinava a nascondersi. Non andava mai lì, e non seppe nemmeno perchè in quel momento lo fece, ma era l'unico posto in cui poteva pensare con chiarezza, senza qualcuno che interrompesse i suoi pensieri burrascosi.
Nell'aprire la porta, però, sentì dei singhiozzi sommessi provenire dalla stanza. Ecco perchè non vengo mai qui, c'è sempre quella fottutissima Mirtilla che piange in continuazione! Pensò con crescente irritazione. Ma, non vedendo nessuno nei paraggi, non ci fece caso e si nascose in uno dei bagni.
Si appoggiò contro la porta - dopo averla sbattuta, ovviamente - e si passò una mano tra i capelli, dopodichè si sedette sulla tavoletta abbassata del water. Quell'anno aveva delle responsabilità... molte responsabilità, e ancora non era sicuro di quel che avrebbe fatto. I pensieri erano molti: per esempio, gli occhi di suoi padre che lo guardavano, aspettandosi che facesse le scelte giuste; oppure il Marchio Nero sul suo braccio che gli ricordava il compito che doveva portare a termine. Fissò la porta davanti a sè e sospirò, il mal di testa lo stava assillando da settimane ormai, e si era arreso all'evidenza che non sarebbe riuscito a farlo diminuire in alcun modo. Poi ci si mettevano quei tre, il Trio d'Oro, che continuavano a stargli tra i piedi, quasi lo facessero apposta; quel Potter lo avrebbe volentieri eliminato dalla faccia della Terra, soprattutto da quando avevano cominciato a chiamarlo il "Prescelto" e altre babbanate simili... era davvero un duro colpo al suo ego sentir lodare quell'inetto. Ma ben presto tutti si sarebbero resi conto che non era altro che un imbroglione come tanti altri e che l'unico pregio che aveva era la cicatrice sulla fronte...
Poi c'erano quei suoi tirapiedi, il rosso rimbambito - il sangue, dopotutto, non mente - e la Nata Babbana, la lurida Mezzosangue che si credeva meglio di chiunque altro, meglio di lui.
Un altro singhiozzo proruppe l'aria, interrompendo la tempesta di pensieri che gli stava scombussolando la mente. Poi un altro, questa volta più forte, che fu seguito da un'imprecazione. Quella non era la voce di Mirtilla Malcontenta, quella voce...
-Hermione!- sentì la voce acuta rompere la sequenza di singhiozzi che seguì dopo alcuni attimi. Malfoy serrò le labbra in una smorfia severa, così simile a quella che assumeva suo padre da far paura. La Mezzosangue! A parlar del diavolo...
-Hermione!- questa volta la voce fu più decisa, e non c'era dubbio che si trattasse di quella di Mirtilla. La sua voce era inconfondibile, con quella sua tipica cadenza piagnicolosa, come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all'altro. Non ci voleva, pensò Malfoy, alzando gli occhi al soffitto: c'era un ovvio motivo per cui non metteva mai piede in quel fetido bagno, ed era Mirtilla con e quei suoi piagnucolii acuti, ma le lamentele di quella sporca Nata Babbana non poteva proprio reggerle. Soppesò l'dea di sgattaiolare fuoro dal bagno, come solo lui sapeva fare, ma all'improvviso qualcosa lo fece paralizzare, bloccandolo sul posto.
Sentì la Granger che tirava su col naso e la immaginò mentre si asciugava le lacrime. Se l'era sempre immaginata che piangeva, dopo uno dei suoi pesanti insulti, e ogni volta aveva tratto un particolare piacere nel sentirsi così... potente. Tuttavia, mai l'aveva sentita nè tantomeno vista singhiozzare davanti a qualcuno. La smorfia che aleggiava sulle sue labbra, si trasformò in un ghigno malvagio: almeno una cosa, in quella dannatissima scuola, non era cambiata.
-Mirtilla!- la sentì esclamare leggermente sorpresa e, se le orecchie non lo ingannavano, anche con una punta di irritazione. Probabilmente, come lui, aveva creduto di aver trovato un posto in cui trovare silenzio e calma, prima di doversi recare nella Sala Grande. -Mi hai spaventata- non era vero, solamente era evidentemente innervosita dalla comparsa improvvisa del fantasma.
La Granger si vantava tanto della sua perfezione, ma lui sapeva quali erano i suoi punti deboli, sapeva come colpirla e quelle informazioni, nelle sue mani, erano armi affilate. Insultare e offendere le persone, ormai, era diventato il suo hobby preferito, era una specie di meccanismo di auto-difesa. L'unica cosa in cui eccelleva, era sicuramente l'essere cattivo con gli altri, specialmente con la Mezzosangue.
-Come mai piangi?- di nuovo la vocetta squillante di Mirtilla, e Malfoy ebbe l'impulso di tapparsi le orecchie per non sentirla più, da tanto gli faceva venire i brividi. La odiava, quella, non faceva altro che piangere e ficcare il naso negli affari altrui.
-Oh...- sospirò la Granger, facilmente ripensando ad alcuni minuti prima, quando si erano incontrati sulle scale e l'aveva insultata, facendo commenti sprezzanti ai suoi "amici del cuore". Vomitevole... -Non è nulla...credo- la sentì dire poi, ancora con un tono di voce sovrappensiero. Poi: -Solamente le solite cattiverie da parte di Malfoy, nulla di così tremendo in fondo- potè immaginarla, mentre faceva un piccolo sorriso e le si creavano due piccole fossette sulle guance. Che pensiero tremendo! Doveva proprio uscire da lì, eppure ancora non riuscì ad alzarsi, in più l'idea di essere scoperto a origliare in un posto del genere non lo allettava per niente. Si arrese all'evidenza che avrebbe dovuto aspettare ancora un bel po'.
-Quel farabutto!- si lamentò Mirtilla, probabilmente continuando a svolazzare sulla testa di Hermione, facendola diventare pazza: un'altra cosa irritante era che quando parlava con qualcuno, aveva la mania di non stare ferma, ma di volare avanti e indietro per il bagno. -Non fa altro che offendere la gente!- e dalla gola le uscirono una serie di versi acuti, che Draco interpretò solo come una serie di noiosi e alquanto volgari insulti. Alzò nuovamente gli occhi al cielo, ma dovette ammettere che quel dialogo stava riaultando abbastanza interessante. Per Merlino, perchè diamine nessuno gliele diceva in faccia quelle cose?
-Già, mi fa pena- Draco balzò sull'attenti a quelle parole: la Mezzosangue che provava compassione per lui? Era sceso davvero a quei livelli? Si fece schifo da solo e non riuscì a stare seduto, così si alzò di scatto, muovendosi aggraziato e silenzioso come un'ombra. Uscì dalla cabina e sbirciò nella direzione in cui si trovavano la Granger e Mirtilla, fortunatamente ben lontano dalla porta d'ingresso; poi, sempre in modo silenzioso e aggraziato, sgusciò fuori dalla porta e se la chiuse alle spalle.
L'ultima cosa che sentì pronunciare dalla Mezzosangue, fu: -Ma ognuno fa le proprie scelte-.

                               ***

Ciao a tutti!! Questa è la mia prima fanfiction e spero che piaccia. In qualunque caso, fatemi saperebcosa ne pensate con dei commenti o delle stelline (sempre se vi va ;)).
Già da subito, comunque, vorrei ringraziare BennyL97 per avermi dato preziosissimi consigli per questo capitolo e per quelli che seguiranno: GRAZIE BENNY!!! : *

Baci!

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