Capitolo 16

1.6K 118 2
                                    

Nonostante i pensieri cupi che avevano assillato Hermione per tutto il viaggio in treno, in casa Weasley l'atmosfera era abbastanza rilassata e allegra.  Harry e Ron avevano tentato in tutti i modi di tirarle su il morale, riuscendo alla fine a strapparle un debole sorriso - era già un inizio! - e ancora non demordevano. Mentre stavano seduti sul divano del piccolo soggiorno, i due ragazzi scherzavano e ridevano con leggera spensieratezza, mentre Hermione cercava invano di leggere il libro che aveva posato in grembo. Ogni volta che tentava di leggere una parola, gli schiamazzi dei suoi amici la distraevano, portandola a guardarli con irritazione mista a divertimento. Era ovvio dove volessero andare a parare.
-Ragazzi...- li chiamò, attirando la loro attenzione. -Sono felice che voi stiate cercando di tirarmi su il morale, ma io sto bene!- li rassicurò, piegando le labbra in un dolce sorriso e abbandonando il libro sul tavolino di legno davanti al divano. Piegò le gambe fino a portare le ginocchia al petto, posando le piante dei piedi sui morbidi cuscini del divano, dopodichè piegò la testa e la posò sulla spalla di Ron, socchiudendo gli occhi. Tra le familiari mura di quel posto, era riuscita a dimenticarsi di Draco Malfoy e del motivo del suo reale turbamento: i baci appassionati e le dolci carezze - così estranei ad entrambi -, il piccolo diverbio che avevano avuto l'ultima volta che si erano visti e, per finire, la scoperta del vischio sopra le loro teste mentre si erano baciati sul balcone. Sì, Hermione era davvero riuscita ad allontanare dalla mente tutti quei ricordi, ma la verità era che li aveva semplicemente accantonati in un angolo remoto della sua mente; da lì, saltavano fuori di tanto in tanto, facendole visita nei momenti meno opportuni, in special modo quando si stava coricando a letto e non aveva nient'altro a cui pensare. Quando il buio la avviluppava  e le coperte la avvolgevano in un caldo abbraccio, le immagini tornavano a scorrerle davanti agli occhi, indesiderate, e tutto ciò da cui era riuscita a fuggire per l'intera giornata sembrava assalirla. Le preoccupazioni del suo rapporto ormai distrutto con Draco, il senso di vuoto che persisteva caparbio nel proprio petto quando si rendeva conto che non avrebbe più ricevuto quei baci roventi, le lacrime che avrebbe voluto versare ma che alla fine continuavano a rimanere incastrate tra le lunghe ciglia. Si sentiva confusa: che cosa provava realmente per quel ragazzo? Non poteva - non voleva - credere che i suoi sentimenti fossero mutati in maniera talmente drastica. Il giorno prima lo odiava con tutta se stessa, quello dopo... Quando tali pensieri la assalivano, finiva col cercare di reprimerli schiacciando il viso contro il morbido cuscino, lasciandosi sfuggire dalle labbra un mugolo di imbarazzo. Niente aveva puù senso, ormai.
Solo quando i primi e timidi raggi di sole iniziavano ad illuminare la stanza, la ragazza era finalmente libera dai pensieri che tanto la tormentavano. Si sa, i peggiori incubi cessano di esistere non appena le tenebre lasciano il posto alla luce. Così, per il resto del giorno riusciva a pensare ad altro, con Harry e Ron che la distraevano, con Ginny che le faceva compagnia e le confessava i propri pensieri, con Fred e George che non smettevano mai di tomentare tutti con i loro scherzi.
Anche il giorno di Natale riuscì a non pensare a nulla di sgradevole, talmente era occupata nei preparativi del pranzo - la signora Weasley aveva insistito che lasciasse stare, ma Hermione Granger aveva ugualmente voluto aiutarla. Tra una cosa e l'altra, la giornata era volta al termine ed era giunto il tramonto. Quando il cielo stava iniziando a tingersi di colori vivaci, Tonks e Lupin - invitati con grande premura dalla famiglia Weasley - furono costretti a lasciare la casa. Molly e Arthur Weasley, seguiti da Ron, Harry e Hermione, accompagnarono la coppia fuori, dove una grande palude li circondava completamente.
Mentre Tonks e Lupin si accingevano a salutarli, però, accadde qualcosa: un botto improvviso li fece tremare tutti, facendo spalancare gli occhi ad un'Hermione scioccata. Non capì subito che cosa stesse succedendo, era tutto troppo confuso per riuscire a comprendere la situazione, e quando vide una fiammata dirigersi verso di lei, ebbe solo il tempo di scansarsi di lato prima che la colpisse in pieno. La ruvida erba secca la accolse, graffiandole il viso e i palmi delle mani, con i quali aveva cercato di attutire la propria caduta senza molto successo. Alzò di scatto lo sguardo sentendo Molly che urlava il nome di Harry, e riuscì solo a vederlo scomparire tra l'erba alta, prima che un'altra potente fiammata bloccasse la strada dei Wealey e di Lupin.
Che cosa stava succedendo, per la barba di Merlino? Si rimise malamente in piedi e affiancò Ronald, che aveva adesso raggiunto i propri genitori. -Cosa diavolo è successo?- gli chiese con tono di voce evidentemente allarmato. Com'era possibile che una giornata passata in allegria ed assoluta tranquillità, volgesse ad una situazione simile? Chi era l'artefice di tutto quel caos?
-Bellatrix Lestrange- fu la voce di Tonks a risponderle, in quanto il suo migliore amico era troppo basito per poter produrre anche una singola nota. Hermione doveva aspettarselo: l'unico motivo che poteva far correre Harry in quel modo, era quella donna, l'assassina di Sirius Black. Quando le ritornò alla memoria quel giorno, una fitta di dolore la colpì in pieno petto e si mise nei panni di Harry, probabilmente anche lei si sarebbe buttata nella fitta vegetazione per uccidere quella... e, senza pensarci due volte, la ragazza seguì il proprio amico.
Sentì delle dita cercare di artigliare l'orlo del suo maglione, nel tentativo vano di trattenerla, poi Ron che la chiamava e tentava di seguirla, ma che veniva fermato con maggiore successo da suo padre. Ben presto, però, Hermione Granger non sentì più nulla ed il silenzio la avvolse completamente; a farle compagnia, vi era solamente il lieve frinire dei grillo, che intonavano insieme una canzone.
Si guardò attorno, spaventata e confusa: non capiva nemmeno lei perchè lo avesse fatto, quale tipo di sortilegio l'avesse portata a spostarsi così velocemente fra l'erba alta. Tuttavia, solo il pensiero di Harry che affrontava da solo Bellatrix l'aveva fatta rabbrividire; non voleva che l'amico corresse dei pericoli, soprattutto dopo quello che aveva dovuto passare nell'ultimo periodo. La ragazza si mosse con cautela, accompagnata dal lieve frusciare dell'erba. Ogni volta che muoveva un passo, le sembrava che dietro di lei qualcun altro si muovesse, allora si fermava di colpo e tendeva le orecchie, con la propria bacchetta fra le dita.
Dopo qualche attimo che girovagava a vuoto per quella sterpaglia, al frinire dei grilli si unirono il battito accelerato del suo cuore ed il leggero fiatone che le era venuto per aver corso inutilmente. Di Harry non vi era traccia e tantomeno di Bellatrix. Intorno a lei non pareva esserci anima viva, tanto che, per un esile minuto, Hermione Granger pensò di ripercorrere i propri passi e tornare indietro, là dove la famiglia Weasley, Tonks e Lupin la stavano cercando con affanno. A dire la verità, probabilmente sarebbe anche tornata indietro com'era stata intenzionata di fare, tuttavia un particolare attirò la sua attenzione, facendole scorrere mille brividi lungo la schiena. Tra l'erba alta, a pochi passi da lei, Bellatrix Lestrange la stava guardando con i suoi occhi neri, simili a due pozzi di petrolio. Hermione non capì come avesse fatto, in precedenza, a non vederla; forse era stato per il buio che ormai la avvolgeva interamente e ai vestiti neri che la strega indossava, confondendosi col paesaggio. O forse - semplicemente - Hermione era stata distratta. Sì, Hermione Granger era stata distratta, tanto che non riuscì a proteggersi in alcun modo dal colpo Expelliarmus che Bella le lanciò, facendo volare la sua bacchetta lontano - troppo lontano per poterla recuperare. In seguito, la ragazza si chiese come avesse potuto essere talmente sciocca da distrarsi, dal non notare la figura scura e slanciata della donna, che adesso si dirigeva a lenti passi verso di lei.
-Ma guarda...- sibilò Bellatrix quando fu ad un palmo del suo naso. -Chi abbiamo qui?- sorrise, mostrando la fila di denti superiore. Sembrava piuttosto fiera di ciò in cui era incappata, e la giovane sentì un nodo iniziare a serrarle lo stomaco. -Una piccola... sporca... Mezzosangue- continuò, puntandole la bacchetta sotto al mento e facendole alzare di scatto il volto, in modo da poterlo studiare sotto al getto della luce lunare. Hermione non riuscì a replicare niente, troppo agghiacciata per poter emettere un lieve sibilo. Perchè si era inoltrata alla ricerca di Bellatrix? Harry, stavi cercando Harry, le ricordò la vocina dentro la sua testa, facendola fremere da capo a piedi. Dove diavolo era Harry, se Bellatrix Lestrange era lì davanti  lei? Tutti gli scenari più macabri le si presentarono dinanzi agli occhi, mentre la strega le spingeva più a fondo nella carne la punta della bacchetta. Un lieve gemito di protesta le uscì involontario dalle labbra, facendo scoppiare Bellatrix in una squillante risata.
La strega spostò la bacchetta dal mento di lei, alla sua guancia pallida, disegnando un solco profondo sulla pelle. -Mi sono sempre chiesta quanta resistenza potesse porre un Mezzosangue prima di impazzire...- le sibilò con voce agghiacciante. Hermione non potè fare nulla, non capì nemmeno cosa stesse succedendo: Bellatrix fece un passo indietro, talmente fluido che in un primo momento sembrò stesse quasi fluttuando, dopodichè una luce le accecò gli occhi. Sentì solo una parola: Crucio.
Era strano, ammise la Granger a se stessa, mentre la propria mente vagava nell'oblio dell'irrazionalità. Il dolore era strano, non capiva nemmeno da dove scaturisse; era davvero singolare: le si contorceva qualcosa, all'interno del suo corpo, come se si volesse spezzare ma qualcosa glielo stesse impedendo, facendo continuare così la tortura. Quando pensava che il dolore fosse ormai cessato, riversa tra lo strato di acqua che impantanava la palude, una nuova fitta la scuoteva e la faceva urlare come mai avrebbe creduto possibile. Da dove usciva tutta quella voce?
Il volto le era ricaduto di lato, inerme, gli occhi socchiusi per la stanchezza di dover porre resistenza - e chi mai la costringeva, poi? -, le labbra ancora  dischiuse per il recente grido terrificante. Non si rese nemmeno conto di quando tutto quello finì, era talmente intontita che a stento si accorse delle forti braccia che la stringevano fino a sollevarla. Neanche la luce calda di casa riuscì a destarla dal profondo stato di trance in cui si trovava, il dolore ancora vivo in lei, come un parassita che strisciava dentro i suoi arti.
Come avevo pensato che fosse il dolore? Si chiese nella propria confusione mentale, chiudendo definitivamente gli occhi e abbandonandosi contro la superficie morbida su cui era appena stata depositata. Non così, non ti rendi conto di cosa sia il dolore finchè non lo provi, suppongo, continuò a rimuginare, mentre piombava in un limbo fatto di pensieri, incubi e ricordi. In quello stato, la giovane non si rese conto della mano gentile della signora Weasley, che  le prendeva con delicatezza il braccio sinistro e studiava la frase incisa sulla sua pelle. Molly si ritrovò a sgranare gli occhi, mentre pensava a ciò che Hermione doveva aver passato: sulla candida pelle del suo avambraccio, infatti, vi era incisa la seguente frase: "Io sono una sporca Mezzosangue".

Perchè sei diversa questa sera? ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now